«Per Solidarnosc ora o mai più»

«Per Solidarnosc ora o mai più» Intervista a Stefan Bratkowski, consigliere di Walesa, sulla grande svolta polacca «Per Solidarnosc ora o mai più» II sindacato di fronte alle incognite delpotere VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO «Solidarnosc possiede sì e no dieci uomini validi in grado di gestire gli affari di Stato, una stima purtroppo per eccesso se si considera che due di loro vivono all'estero. Sarebbe stato opportuno restare all'opposizione e rimandare il salto sul carro del governo ad una fase successiva, ma il popolo ci ha affidato il mandato della maggioranza e noi dobbiamo raccogliere la sfida». Stefan Bratkowski, presidente dell'Associazione dei giornalisti polacchi, editorialista di punta del quotidiano di Solidarnosc «Gazeta Wyborcza», stretto consigliere di Lech Walesa, esprime senza remore dubbi e speranze sul futuro della storica esperienza che attende il sindacato indipendente, giunto finalmente alla soglia del potere. Ammette che sarà «un percorso ad ostacoli, pieno di mine e di bombe a tempo», però lo giudica «l'unica strada percorribile dalla nuova Polonia. Ora o mai più». Ecco l'intervista rilasciata subito dopo l'incarico di formare il governo affidato a Tadeusz Mazowiecki. Signor Bratkowski, come siete pervenuti alla decisione di assumere il pesante fardello della responsabilità nazionale quando soltanto due settimane fa Walesa escludeva qualsiasi ipotesi di «grande coalizione» con il partito comunista? «Sebbene impreparati al compito, non avevamo alternative. Certo, gli accordi di aprile della Tavola Rotonda ci assegnavano il molo prefissato del cane da guardia, e nulla di più. Ognuno al proprio posto, loro a sbrogliare la matassa di quarantacinque anni di cattiva gestione e noi pronti ad aiutarli dall'esterno. Lo schema è andato in frantumi con il risultato delle elezioni politiche di giugno. La gente ha punito severamente l'arroganza del poup consegnandoci sul piatto d'argento una vittoria netta. Forse ci siamo svegliati un po' tardi, adesso dovremo correre in salita. L'importante è trovare il giusto equilibrio fra i nostri sindacalisti ed i nostri intellettuali». Come ha reagito la base di Solidarnosc all'improvviso mutamento di rotta? «Direi con un crescendo d'interesse che ci conforta. Non dimentichiamo che la massa tende ad essere apatica, abulica, si fida insomma a metà, troppe le promesse andate a vuoto. Era successo prima del voto, ed il fenomeno di attesa si sta ripetendo. Volevate forse vedere i nostri ballare sfrenati per le strade della capitale? Guai, perché simili fiammate sarebbero fuori posto, visto che gli entusiasmi dell'agosto 1980 alla nascita di Solidarnosc hanno fatto scuola. Piuttosto è giunto il momento di allacciarsi Te cinture, purché si eviti di raccogliere le provocazioni degli ele¬ menti radicali». Finora Solidarnosc cavalcava la tigre del malcontento popolare, . domani saprà contenere le immancabili tensioni sociali? «Di problemi grossi ne avremo a iosa. Bisognerà adottare misure certamente dure da digerì • re. Però il gioco vale la candela, è possibile congelare le agitazioni; grazie al cielo i mezzi non ci mancano. Gli scioperi diventeranno un'arma spuntata in partenza s<- riusciremo a riformare il sistema, a demonopolizzare la burocrazia, ad introdurre l'efficienza del mercato libero». Proviamo a tracciare la mappa del governo Mazowiecki. E' praticabile la coabitazione con la «Nomenklatura» oppure si tratterà della classica gara fra gatto e topo? «Non con il partito guidato da Rakowski. Sono i suoi i primi ad ostacolarlo e lui rende le cose assai difficili. Vuole emergere nelle vesti dell'aggressore, non del collaboratore. Per fortuna buona parte dei comunisti ha stoffa, ci sono ad esempio i protagonisti della Tavola Rotonda. Non ci temono e sono disposti ad un lavoro comune». Che ruolo svolgeranno a suo avviso i due partiti «traditori»? Saranno leali alla causa dell'alleanza con Solidarnosc dopo essere stati per decenni gli umili portatori d'acqua del regime? «Mi fido molto del gruppo democratico che accosterei ai liberali della Germania Occidentale, possono trasformarsi nei difensori d'ufficio del piccolo commercio. Prevedo invece acque agitate in seno ai rurali. In passato avevano due ministeri, quello dell'Agricoltura e quello delle Foreste. Pretenderanno una partecipazione più rilevante, più incisiva, ma sono carenti di quadri». Lei si aspetta maggiori aiuti dall'Ovest grazie alla stupefacente svolta polacca? «Tutto sarà più facile, però io vedrei di buon occhio ciò che definisco il Piano Marshall cerebrale. Meno soldi e più knowhow. Non abbiamo esperti, né tecnici di valore e sono da assegnare almeno un milione di posti nell'Amministrazione pubblica, 300 mila nel solo settore bancario. Dove trovarli? L'Occidente deve assisterci tramite finanziamenti di formazione, i crediti sono secondari». Gorbaciov resterà alla finestra ad osservare gli sviluppi dell'esperimento polacco? «Sì, in quanto ha solo da guadagnare. Se il nostro laboratorio si consoliderà con un graduale processo di stabilizzazione interna, la cosa gli tornerà utile in casa. La rinascita economica polacca metterà a tacere i suoi critici e sarà un bene per l'intera Europa dell'Est». Piero de Garzai olii 1 y^py; I Lech Walesa accompagnato da Bronislaw Geremek a Danzica per il vertice di Solidarnosc

Luoghi citati: Danzica, Europa Dell'est, Germania Occidentale, Polonia, Solidarnosc, Varsavia