«Per pranzo carne avariata» di Francesco Grignetti

«Per pranzo carne avariata» Il blitz rivela situazioni sconcertanti: insetti nelle dispense e cibi ammuffiti «Per pranzo carne avariata» I carabinieri: negli ospizi le cucine più sporche ROMA. «Abbiamo visitato le cucine degli ospedali, poi quelle dei camping, ma nessuna era malridotta come la mensa di certe case per anziani. Alcune erano in una situazione vergo: gnosa, con le blatte e i cibi avariati sul tavolo, pronti alla somministrazione. Poveri vecchi, le schifezze che mangiavano. Non pensavamo proprio di incontrare tanti problemi. Ne proporremo tantissime per la chiusura, e nelle altre torneremo. Sì, torneremo presto per vedere se hanno capito l'antifona». I carabinieri, il giorno dopo il blitz nelle case per anziani, fanno un primo bilancio delle loro ispezioni. Promettono che non sarà solo un temporale di mezza estate, presto dimenticato. Nella sede del Nucleo antisofisticazioni gli ufficiali sono oberati dai rapporti che giungono da tutta Italia. I 480 carabinieri, al comando del colonnello Giovanni Rossetti e del maggiore Claudio Catarsi, hanno scandagliato per quattro giorni l'universo delle case di riposo per anziani, delle cliniche per lungodegenti e dei centri per handicappati. Seicento in tutto le ispezioni; nel 65 per cento dei casi qualcosa non andava. «L'unica, minima consolazione, quando siamo andati nelle corsie, è di non aver trovato nessun malato legato al letto o alla sedia. Dopo aver visto le cucine, eravamo preparati al peggio. Molte case, poi, non avevano nessuna autorizzazione. I titolari facevano fìnta di cadere dalle nuvole: "Perché, c'è bisogno di un'autorizzazione regionale?" chiedevano. Sono le prime che vorremmo chiudere». Dai rapporti dei carabinieri emerge una situazione che ha poco a che vedere con l'assistenza. Non c'è soltanto un'«ordinaria» mancanza d'igiene. Ci sono carenze di personale. Ci sono cucine al limite della decenza. Ci sono dispense invereconde. «E' tutto fotografato, tutto documentato. Non vogliamo andare davanti al magistrato e sentirci dire che non abbiamo prove. Purtroppo, in molti casi, abbiamo trovato anche disinteresse nel personale: gioca¬ vano a carte e intanto i malati erano abbandonati nella sporcizia. E' tutto un andazzo che bisogna raddrizzare». Sono proprio le «condizioni igieniche disastrose» che faranno scattare i provvedimenti contro centinaia di titolari di case di liposo. «Abbiamo sequestrato, nelle cucine, 103 quintali di derrate mal conservate. Mica uno scherzo! E abbiamo riscontrato 471 infrazioni di natura penale: cibi congelati abusivamente, medicinali scaduti, frigoriferi che non potevano conservare i cibi». Anche lo scandalo dei medicinali senza fustelle si allarga, da Palermo, a Milano, a Venezia. «Le case di cura ottengono medicinali, pagati dalle Usi. Alcuni prendevano le medicine, le utilizzavano, poi staccavano le fustelle e le attaccavano ad altre ricette di comodo, facendosi rimborsare una seconda volta. Oltretutto i medicinali per anziani sono costosi. Sono farmaci specifici per malattie gravi. E la truffa diventava onerosa per il servizio sanitario. In tutto abbiamo sequestrato oltre cinquemila confezioni di farmaci, tra quelli scaduti e altri in odor di truffa». Come previsto, dunque, e scandaloso, l'aspetto igienicosanitario delle strutture ispezionate. In alcuni casi addirittura «vergognoso». «Abbiamo incontrato casi che non esitiamo a definire disastrosi. Il pretore di Palermo ha immediatamente convalidato la chiusura di tre case di riposo private». I nomi questa volta si conoscono: «Vincenzina Cu smano» di Carini, «San Calogero» di Torretta e «Villa Emanuele» di San Giuseppe Iato. Ma pende una proposta di chiusura anche per un'altra decina di case di riposo pugliesi. In questo settore non esiste una Italia del Sud e un'altra del Nord. «I nostri colleghi di Milano — dicono i carabinieri del Nas — hanno segnalato anch'essi al pretore una casa di riposo che merita la chiusura. E in condizioni igieniche disastrose». Francesco Grignetti

Persone citate: Claudio Catarsi, Giovanni Rossetti, San Giuseppe Iato, Villa Emanuele