«Contorno in Sicilia per uccidere Polizia e giudici sapevano»

«Contorno in Sicilia per uccidere Polizia e giudici sapevano» «Contorno in Sicilia per uccidere Polizia e giudici sapevano» A sua eccellenza l'alto commissario Domenico Sica Al colonnello Mario Morì De Gennaro e con lui i vertici della Crìminalpol romana, erano perfettamente a conoscenza del fatto che Contorno si recava a Palermo per colpire i corleonesi e per stanare ed uccidere Totò Rima. Lo stesso De Gennaro si era interessato presso il Presidente della Corte di Assise per fare sostituire l'obbligo di Contomo di presentarsi ogni settimana alla Crìminalpol di Roma con quello di una semplice telefonata. Ciò per rendere più facili i movimenti. Tutto ciò era stato peraltro concordato anche con dei magistrati ed in particolare con i giudici Falcone, Ajala e Giammanco con i quali in questi ultimi tempi De Gennaro si è incontrato a Palermo, basta verificare le date dei viaggi di De Gennaro a Palermo in questi ultimi mesi. De Gennaro quindi ed i magistrati suddetti hanno inviato Contomo a Palermo ben sapendo che avrebbe commesso dei gravi reati. Si tratta di gravissime responsabilità se si considera che Contomo ha ucciso Mineo, Baiamonte, Aspetti, Messicati e Cerva. In atto vi sono delle pressioni sul Questore e sul dirigente della Mobile La Barbera per evita¬ re la denuncia di Contomo per gli omicidi e ciò malgrado siano state rinvenute nella roulotte ove Contomo domnva delle armi usate per gli omicidi. Sono fatti gravissimi. Si tratta di veri e propri omicidi di Stato. La vicenda Contomo è semplice. Nel novembre del 1988, al rientro di Contorno dagli Usa, De Gennaro propone al Capo della Polizia una operazione che dovrebbe portare alla cattura di Totò Riina o eventualmente alla sua uccisione. Ciò costituirebbe un grosso successo per lo Stato che avrebbe così inferto, con la eliminazione del capo dei capi, un grosso colpo alla organizzazione mafiosa. Si tratta di inviare Contomo in Sicilia ove dovrebbe prendere contatto con il cugino Grado e con altri appartenenti ai clan perdenti per cercare di stanare 1 corleonesi ed in particolare Totò Riina e Bernardo Provenzano. Contomo ha grande libertà di movimento dato che ha soltanto l'obbligo di telefonare due volte alla settimana a De Gennaro e ciò grazie ad una illegittima e compiacente ordinanza del Presidente Prìnzivalli, sollecitato in tal senso da De Gennaro naturalmente, si comprende perfettamente (e se ne accetta il rìschio) che Contomo, killer di professione che nutre sentimenti di vendetta nei confronti dei corleonesi, cercherà di uccidere i suoi avversari. Ma la cosa non preoccupa i suddetti funzionari. Il Capo della Polizia dà il suo assenso alla operazione. Ottenuto tale assenso, De Gennaro vola a Palermo e contatta dei magistrati ed in particolare Falcone, Ajala e Giammanco ai quali espone il suo progetto e dai quali riceve il nullaosta. L'eventuale conclusione positiva dell'operazione interessa poi particolarmente a Falcone nel momento in cui si discute della sua nomina a Procuratore Aggiunto della Repubblica di Palermo ed anche per dare uno scacco all'Alto Commissario Sica nei cui confronti non nutre eccessive simpatie facendo in tal modo, al tempo stesso, un favore ai suoi amici comunisti che in questi ultimi tempi non hanno lesinato, così come Ajala, gli attacchi all'Alto Commissario. Nei primi mesi del 1989 si verificano gli omicidi di numerosi corleonesi e di uomini vicini a Michele Greco, odiato da Con tomo per avere consentito con la sua debolezza l'ascesa dei corleonesi. Tali omicidi coincidono con la presenza certa di Contomo a Palermo. Nel contempo De Gennaro, Manganelli ed altro personale della Crìmi¬ nalpol hanno a Palenno degli incontri con Contorno che fornisce loro notizie e si rendono conto che quest'ultimo è impegnato in prima persona nella guerra di mafia in atto a Palermo. I magistrati, informati da De Gennaro di quanto sta accadendo, suggeriscono di affidare la gestione di Contorno all'Alto Commissario (che tra l'altro aveva sollevato la questione dei pentiti), gestione divenuta per la Crìminalpol di Roma, scottante. Il caso, in tal modo, suggeriscono Falcone ed Ajala, sarebbe scoppiato in mano a Sica con il risultato politico di avvalorare e rafforzare gli attacchi mossi a Sica dai comunisti e dallo slesso Ajala, anche pubblicamente. La cosa non riesce e gli omicidi continuano finché Contomo viene arrestato dal dirigente della Mobile che ignorava di trovare Contomo in compagnia dei Grado pur sapendo che si trovava a Palermo. Da questo momento il capo della Polizia e De Gennaro ed i magistrati di cui sopra, consapevoli delle gravissime responsabilità che hanno nella vicenda Contomo, cercano di minimizzare il tutto (non risulta che sia stata aperta dalla procura di Palermo alcuna inchiesta sui retroscena dell'affare Contomo malgrado le gravissime insi¬ nuazioni e sospetti avanzati dalla stampa nazionale) mentre si fanno pressioni sul Questore e sul dirigente della Mobile per evitare la denuncia di Contorno per gli omicidi. Si teme infatti che Contomo possa rivelarsi un poderoso boomerang. Viene infatti redatto un rapporto giudiziario molto vago e generico per quanto riguarda le modalità dell'arresto di Contorno e la riferibilità i 'ni della roulotte dove vengono rinvei atr '■> armi impiegate negli omicidi Contorno ha certamente commesso gli omicidi Mineo, Aspetti, Baiamonte, Cerva, D'Amico. Si tratta di omicidi che non potevano non essere previsti dagli Organi dello Stato che hanno mandato Contorno in Sicilia e da quelli che hanno certamente avallato: il Capo della Polizia, De Gennaro, Ajala, Falcone e Giammanco, artefici della operazione, avevano il preciso dovere giuridico di impedire che Contomo venisse a Palermo ove non potevano ignorare che avrebbe commesso degli omicidi. Tutti costoro quindi che hanno dato il via alla operazione e che erano perfettamente consapevoli di ciò che faceva Contorno a Palermo, non avendolo impedito, devono considerarsi responsabili, così come Contomo, degli omicidi da qut-óti commessi, veri e propri omicidi di Stato. Si tratta di fatti gravis^iui su cui ci si augura che la Commissione Antimafia vorrà fare luce. Tale lettera non viene inviata alla Magistratura (se vorrà lo farà la Commissione Antimafia) dato che non abbiamo più nessuna fiducia in questo Organo. P.S. Accertate chi era presente ai colloqui avuti a Roma da Falcone e Guamotta con Contomo e quante volte e in che periodi dal dicembre 1988 ad oggi è venuto a Palermo De Gennaro e con quali magistrati si è incontrato. Ascoltate, prima che spariscano tutte le intercettazioni telefoniche effettuate dalla squadra Mobile in questi ultimi mesi ed avrete chiare tante cose. Questa lettera viene inviata anche al Presidente della Repubblica che reputiamo, uomo onesto, corretto e al di sopra delle parti perché siamo certi che vorrà fare luce su questo episodio oscuro ed inquietante che getta lugubri ombre sulla Repubblica, sulle sue Istituzioni e sugli uomini che le rappresentano. Soltanto facendo chiarezza, qualunque siano le eventuali responsabilità, si potrà riaffermare la credibilità dello Stato che deve essere fondata sul diritto e non sulla violenza. ilia per uccidere sapevano» Sopra: il primo foglio della lettera anonima del Corvo inviata a Cossiga, a Sica e a un ufficiale dei carabinieri di Palermo. Alla base del foglio (nel riquadro) il punto in cui è stata fotografata l'impronta ingrandita qui a fianco. I rettangolo evidenzia i 25 punti che coincidono con l'indice sinistro del magistrato Di Pisa. Ma questa impronta non è utilizzabile come prova contro il giudice palermitano (nella foto a sinistra)