«La sinistra dc all'opposizione? Faccia pure»

«La sinistra dc all'opposizione? Faccia pure» Più dura la polemica nel partito e il segretario annuncia: «I vecchi schieramenti non hanno più senso» «La sinistra dc all'opposizione? Faccia pure» Forlani avverte i colonnelli di De Mita ROMA. «Io non vedo le ragioni di un passaggio della sinistra de all'opposizione. Ma poi ognuno può fare quello che vuole». Arnaldo Forlani passeggia per piazza in Lucina davanti al suo studio, ospitato nello stesso palazzo dove Giulio Andreotti ha il suo ufficio privato. Un breve ritorno in una Roma deserta che lo rituffa nelle polemiche estive della de. Oggi sarà presente alla messa per l'anniversario della morte di Alcide De Gasperì. Ma intanto non nasconde di essere ^fastidito per la durezza del dibattito interno alla democrazia cristiana. «L'estate viene utilizzata per praticare questo sport». E prima di chiudere la portiera della macchina aggiunge un'ironia: «Qui siamo tutti in maggioranza e tutti in minoranza». Si cambia scene. Il segretario della de fa un salto nella barberia di Montecitorio per un rapido taglio di capelli. «Non sarebbero neanche lunghi — dice — ma quando esco dall'acqua con questa massa bianca...». Poi rompe gli indugi e rivolto al barbiere chiede «un taglio estivo, tutti pari». Mentre le forbici fanno il loro lavoro, il segretario della de torna a parlare del partito, della crisi che si è chiuse, delle mille polemiche che l'hanno seguita. «Il problema — spiega — è di non tornare ai vecchi nominalismi, ma di confrontarsi sulla questione centrale che è quella di dare efficienza al go- verno del Paese. Che senso ha parlare ancora di destra e sinistra?». Ma la sinistra — gli viene chiesto — mostra dei dubbi sul rispetto dell'accordo unitario nel partito. «Certo, dobbiamo essere uniti, sono 40 anni che lo diciamo». Gli uomini di De Mita denunciano anche l'assalto al potere dei forlaniani... «Qualcuno — replica infastidito — spesso parla solo per far uscire fiato dalla bocca». Nel capitolo delle polemiche de non possono mancare i fatti dell'ultima crisi di governo. «E' tutto chiaro. La verità è che la erisi si è svolta durante la campagna elettorale. Tutto è diventato più difficile, ma i problemi già esistevano dall'autunno precedente: i congressi dei partiti li hanno riacutizzati, i laici pannelliani non hanno aiutato il governo». Sì, ma alla fine — è la domanda naturale — ha pagato solo De Mita. «Non è la prima volta che è il presidente del Consiglio in carica a pagare. La verità è che le polemiche estive sono anche frutto di incomprensioni, del tradizionale malcontento che segue ogni crisi di governo, dei nominalismi e... del caldo». E la rabbia di Donat-Cattin privato del ministero della Sanità? Forlani si adombra e risponde: «In tutti i congressi della Cisl, e lui era d'accordo, ho sen- tito dire che era sbagliato lasciare un ministro nello stesso posto per molto tempo, o non avere un de al Lavoro. Óra non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. In più il governo si fa con cinque partiti e non da soli». Ed ancora: «DonatCattin ha ragione quando tira in ballo argomenti che toccano direttamente il nostro partito d'aborto, ndr), ma non deve dimenticare che sulla politica sanitaria in Italia il ministro propone e il Consiglio dei ministri decide, né si può pensare che un ministero sia appannaggio di un solo partito». Altro assillo è la questione di Roma, della minaccia di una seconda lista cattolica. Forlani prende l'argomento alla lonta- na. «La natura umana è sempre in crisi, ha bisogno di complicazioni. Fa parte della condizione dell'uomo. E spesso si dicono cose fuori dal mondo». Così come è cauto sull'idea avanzata dal presidente del Movimento Popolare, Giancarlo Cesana, che lancia candidature come quelle di Prodi, Scoppola o De Rita. «La cosa essenziale ò essere d'accordo sui programmi, sulle cose da fare. Sui nomi si decide dopo. L'importante è che siano persone perbene e che abbiano le capacità professionali necessarie». Di nuovo la de e le ultime cariche da decidere nel partito. «Prima bisogna vedere — dice il segretario — chi vuole stare alla stanga e chi no»- Anche la proposta di un accordo generazionale, che tagli trasversalmente le correnti, lanciata da Goria non gli appare chiara. «Non ho visto la sua intervista, ma non mi pare che sia la prima volta che si dice, come non è la prima volta che non si fa». E dei segnali che Donat-Cattin e De Mita si lanciano, dell'ipotesi di una ricomposizione delle sinistre de? «Io sono d'accordo con tutto quello che può unificare. Non ho mai capito questa divisione tra sinistra sociale e sinistra politica. Sono cose astratte. In realtà non c'è motivo che nella de ci siano le correnti. Che cos'è la de se non una corrente?». Augusto Minzoliiji Arnaldo Forlant. «C'è chi usa l'estate per praticare lo sport della polemica»

Luoghi citati: Italia, Roma