I quattro giorni di Solidarnosc

I quattro giorni di Solidarnosc Colà c il sindacato di Danzica è arrivato al governo, scalzando i comunisti I quattro giorni di Solidarnosc / retroscena della storica svolta in Polonia VARSAVIA NOSTRO SERVIZIO Lech Walesa sembra aver fatto tutto da solo. A Danzica, lunedì scorso, lontano dai suoi più stretti consiglieri Bronislaw Geremek, Jacek Kuron e Adam Michnik, ha telefonato all'a- Senzia di stampa polacca. La ichiarazione che ha rilasciato invitava il partito dei contadini e quello democratico a rinunciare alla loro quarantennale collaborazione con il partito comunista per entrare a far parte di una coalizione guidata da Solidarnosc. E' stato coma gettare una pietra in uno stagno, ma le onde che si sono propagate stanno cambiando le sorti della Polonia e del comunismo. In realtà, una serie di cambiamenti c'è già stata. All'iniziale ostilità per la proposta di Walesa da parte di Roman Malinowski e Jerzy Jozwiak, i leader del partito contadino e di quello democratico, è rapidamente subentrato l'interesse, anche per le pressioni dei loro gruppi parlamentari. Questo 0 stato uno dei primi segni della nuova era P"'; :.za in Polonia. Il potere ha cominciato a spostarsi dai comitati centrali dei par titi ai loro membri nelle assemblee, che sono almeno in parte democratiche. I colloqui della scorsa settimana tra i responsabili dei partiti sono stati completati dagli incontri tra i loro gruppi parlamentari. Lunedì, il generale Czeslaw Kiszczak, primo ministro per appena due settimane, ha annunciato le dimissioni, dal momento che non riusciva a persuadere un numero sufficiente di esponenti, e non solo comunisti, a collaborare con lui. Martedì, Walesa ha concesso un'intervista radiofonica: ha detto che una coalizione guidata da Solidarnosc avrebbe dovuto comprendere i comunisti al ministero della Difesa e degli Interni e che l'appartenenza della Polonia al Patto di Varai* via non sarebbe stata messp discussione. Walesa è tornato da Danzica a Varsavia mercoledì, dopo aver celebrato il nono anniversario della nascita di Solidarnosc davanti ai cantieri navali Lenin. Durante gli incontri tra i gruppi parlamentari di Solidarnosc, del partito dei contadini e di quello democratico, gli è stato proposto di diventare leader della coalizione di governo. L'altro ieri ha confermato che avrebbe guidato gli sforzi per formare un governo di questo tipo, ma ha aggiunto che non desiderava essere eletto primo ministro. Questo miracolo, che ha preso forma in dir giorni, si è avverato durante l'anniversario di un altro miracolo, «il miracolo della Vistola» nel 1920, quando il generale Pilsudski fermò l'Armata rossa davanti a Varsavia. Il miracolo di questa settimana, poro, ha completato il processo di frammentazione della vita politica polacca. Walesa ha agito scavalcando un po' tutti, dimostrando che ama agire da solo. Sia i contadini che i democratici hanno seguito Walesa per le pressioni dei loro rappresentanti. Il partito dei contadini, addirittura, ha rischiato la scissione. Mercoledì, anche il poup è stato lambito dai nuovi venti della democrazia. I suoi deputati si sono lamentati in un meeting a porte chiuse di essere stati ignorati nelle consultazioni del generale Kiszczak per la formazione del nuovo governo e in quelle del generale Wojciech Jaruzelski per il nuovo primo ministro. Kiszczak era stato la quarta scelta per Jaruzelski. Wladyslaw Baka, il capo dei riformisti del poup; Alexander Kwasniewski, ministro della Gioventù; e Roman Malinowski, il presidente dei contadini, che ha cercato di rimanere alleato dei comunisti, avevano rifiutato tutti. I deputati del poup ne avevano avuto notizia dalla radio. L'ostilità dei poup Le vecchie strutture — e anche quelle nuove ancora embrionali — hanno reagito in modi diversi alla pressione generata dal collasso dell'autorità centrale. Così, l'altro ieri Walesa è emerso come il personaggio che aveva in mano le carte politica meni? meglio spendibili. Si è assicurato l'appoggio della maggioranza nel suo partito, sebbene alcuni, come Ryszard Bugaj, un deputato di Varsavia, fossero contrari alla partecipazione al governo; della nuova coalizione, nonostante l'iniziale scetticismo dei loro leader; dei iussi, apparentemente soddisfatti che due ministri siano stati scelti tra i loro amici; e della Chiesa. Solo il poup è sembrato ancora ostile, sebbene questo atteggiamento si possa notare più nella figura combattiva di Mieczyslaw Rakowski, il nuovo primo segretario, che nella maggior parte dei riformisti e dei gregari. Nessuno di questi, è da notare, è sembrato entusiasta o preoccupato. Varsavia, il luogo delle trattative, è letargica e a volte maleodorante a 35 gradi. La passività della popolazione è ciò che colpisce di più il visitatore. O piuttosto, colpisce che la sua energia sia così concentrata nel sopravvivere e nel cercare di mantenere un dignitoso standard di vita, nonostante l'inflazione crescente e la scarsità di beni di consumo. C'è forse un'altra ragione: un senso ben sviluppato di ciò che ogni governo deve fare quando è al potere. Per questo Lech Walesa sta per formare un governo, le cui incognite sono tali che non è difficile capire perché attivisti come Bugaj siano tanto restii all'idea di farne parte. E' più difficile da capire, semmai, perché non siano piò numerosi quelli come lui. Walesa conosce le loro paure. Nelle sue intervi«e concesse l'altro ieri, comunque, ha esor¬ cizzato quelle stesse paure, presentando una scelta drastica: o Solidarnosc accetta la responsabilità del governo o il potere si frantumerà definitivamente, disseminandosi in forme ancora sconosciute e probabilmente pericolose. Ma il potere è una responsabilità tremenda. Un governo guidato da Solidarnosc dipenderebbe proprio da quelle persone che Walesa e i suoi collaboratori hanno sempre identificato come i maggiori responsabili dello sfascio polacco, anche più del poup — ì funzionari di partito, la «nomenklatura». Parte dei membri della «nomenklatura» seno già stati epurati e questo è uno dei segni del nuovo corso nei Paesi comunisti. Ma mai da non comunisti. E Walesa ha un'esperienza limitata. I ranghi di Solidarnosc, dentro e fuori il parlamento, sono ricchi di talenti giornalistici e accademici, ma scarseggiano di persone che abbiano esperienze di gestione, specialmente di gestione di un mercato libero. Stefan Bratkowski, uno dei sostenitori più accesi della causa di Solidarnosc, calcola che ci siano non più di una mezza dozzina di polacchi che potrebbero guidare una società in un'economia di mercato, e due di loro lavorano all'estero. «Il regime ha distrutto, completamente distrutto, la cultura imprenditoriale. Semplicemente non esiste. Così, noi c i comunisti, abbiamo dei teorici, ma non dei manager». Anche se il poup avrà i ministeri degli Interni e della Difesa, gli attivisti, e la federazione sindacale comunista, l'Opzz, cercheranno di sottrarsi al suo controllo. Dopo decenni in cui sono stati costretti ad appoggiare il partito, e quindi anche il governo, a dover «piegare ai polacchi che tutto sarebbe andato per il meglio e che l'autorità del partito era indiscutibile, si può immaginare che non vedano l'ora di emanciparsi e di dimostrare che possono essere anche populisti. L'Opzz si sta già ritagliando un nuovo ruolo come difensore dei pensionati e dei lavoratori peggio pagati. E' probabile che un governo guidato da Solidarnosc possa contare su un appoggio dell'Occidente maggiore di quello che ha goduto fino ad ora. Sono molti gli amici occidentali di Solidarnosc che hanno consigliato cautela con gli aiuti, mentre i comunisti sono ancora al governo. Ma gli aiuti avranno un limite e il limite non sarà molto maggiore di quanto non sia già ora. Inoltre, dice il professor Jan Mujzel, un consigliere economico di Solidarnosc: «Non dovremmo contare sull'aiuto occidentale. La ricostruzione deve essere fatta dai polacchi, qualsiasi altra possibilità potrebbe essere pericolosa per il nostro futuro». John Uoyd Copyright «Financial Times» e per l'Italia «La Stampa» | :.-s«.w'n .A Walesa e Jaruzelski sorridono durante il loro primo incontro, il giorno dopo la legalizzazione di Solidarnosc