E per la Ducati malore Ferrari

E per la Ducati malore Ferrari Moto, interessante collaborazione E per la Ducati malore Ferrari E' alle porte, secondo quanto à dato sapere da indiscrezioni attendibili, un matrimonio tecnico di grande interesse tra moto e auto. I partners sono la Nuova Ducati e la Ferrari, il frutto dovrebbe essere un nuovo superprodotto sospinto da un propulsore studiato in quel di Maranello. Sembra addirittura che la nuova motocicletta stia già compiendo i collaudi che precedono la messa in produzione vera e propria. Mossa da un sofisticato motore a quattro cilindri, presumibilmente di 700800 ce, questa Ducati con un cuore Ferrari, se otterrà il via dalla direzione del Gruppo Cagiva, potrebbe essere presentata al Salone di Milano delle due ruote, in programma nel prossimo novembre con una edizione monstre, e commercializzata nel 1990. L'industria italiana con questa novità si appresta a compiere un ulteriore salto di qualità, affrontando il tema della pluricilindrica di grossa cilindrata. L'avvenirne uto è da considerarsi eccezionale. Nel passato recente solamente la Benelli aveva prodotto motori a 4 e 6 cilindri ma il loro schema, di chiara ispirazione giapponese, poco aveva a che fare con la classica scuola motoristica italiana. La Ducati attualmente è la nostra Casa più apprezzata per le sue motociclette sportive e il suo nome all'estero è sinonimo stesso di «spirito italiano» perché la sua scuola motoristica si è sempre contraddistinta per originalità e freschezza di idee. Basti citare la soluzione della distribuzione desmodronica, tipica delle moto più prestigiose della società bolognese e fiore all'occhiello dell'ing. Taglioni, il progettista per decenni a capo dell'ufficio tecnico Ducati. Però, fino all'acquisto da parte dei fratelli Castiglioni, le capacità finanziarie della Ducati non Bono state pari alle potenzialità tecniche. L'azienda in questi anni si è dovuta accontentare di produrre motori mono e bicilindrici, sebbene un quattro cilindri progettato da Taglioni sia arrivato alle soglie della produzione. Il classico bicilindrico Ducati ad «L» di 90 gradi e comando desmodromico (cioè senza molle) delle valvole è divenuto con gli anni un'unità affidabile ed estremamente potente; nella versione per competizioni «Su- perbike 851» il motore italiano è il più potente in assoluto, superiore ai quattro cilindri giapponesi della categoria. L'alimentazione a iniezione elettronica indiretta garantisce un rendimento efficace a tutti \ regimi con una potenza di oltre 100 cavalli a 9.000 giri al minuto. Basti pensare che con scarico libero, senza filtro di aspirazione e con un «chip» opportuno, si arriva a 110 cavalli con una velocità massima teorica di 250 km/h. E nel campionato Su- {serbike la «851» è considerata a più'veloce ed equilibrata nel nutrito lotto di concorrenti in pista. Ma la credibilità del Gruppo Cagiva come polo motociclistico europeo doveva per forza portare ad una supermoto qua (bicilindrica. Il settore delle moto bicilindriche ha permesso ai costruttori del Vecchio Continente e a quelli statunitensi di evitare la sfida diretta con i giapponesi: Moto Guzzi, Ducati, Bmw ed Harley-Davidson sono riuscite a crearsi una nicchia di mercato dove la tradizione ha la meglio sulla tecnologia, ma prima la marca tedesca, con la serie «K» a tre e quattro cilindri, ed ora appunto la Ducati, hanno sentito la necessità di uscire da questi limiti ristretti in cui si erano volontariamente rifugiati. E si spiega allora il «matrimonio» con Maranello. Il Gruppo Cagiva per questa impresa affascinante quanto impegnativa ha affiancato alle capacità progettati ve della Ducati quelle dell ufficio tecnico della «Ferrari Egineering», lo speciale settore della Casa del Cavallino che da pochi anni opera nel campo della progettazione per conto terzi. Il ricorso a tecnici del mondo automobilistico non è nuovo per le industrie motociclistiche: la stessa Ducati si è avvalsa del contributo di Aurelio Lampredi, il grande progettista di estrazione Ferrari e Fiat recentemente scomparso. Il ricorrere adesso al nome più prestigioso in assoluto del motorismo mondiale appare una scelta strategica estremamente valida. L'industria italiana ha un considerevole patrimonio di tradizioni e di inventiva. L'aver legato i nomi Ferrari e Ducati costituisce una brillante operazione di valorizzazione di tale ricchezza. Fabio Fazi

Persone citate: Aurelio Lampredi, Castiglioni, Fabio Fazi, Harley, Taglioni

Luoghi citati: Maranello, Milano, Mossa, Vecchio Continente