L'apparenza regna a Varsavia di Barbara Spinelli

L'apparenza regna a Varsavia L'apparenza regna a Varsavia Icolpi di scena si susseguono a ritmi così convulsi, in Polonia, che ogni previsione è più che ardua. Fino a pochi giorni fa sembrava che Solidarnosc volesse la grande, la decisiva prova di forza: o tutto il potere oppure nulla, o il governo per intero oppure l'opposizione come democrazia parlamentare comanda, quella dura, senza concessioni. Poi, d'un tratto, Lech Walesa ha cominciato a suonare un suo straordinario assolo: si è candidato al posto di primo ministro, ha accennato alla possibilità di un governo senza comunisti, e per un attimo il mondo è sembrato vacillare: non solo al Cremlino, non solo a Varsavia, ma anche a Washington, e in Vaticano. Apparentemente però la candidatura di Walesa era un falso allarme, se non una provocazione abilmente calcolata: poche ore dopo l'ardimentosa uscita, l'elettricista di Danzica faceva marcia indietro: rassicurava Mosca, prometteva di lasciare ai comunisti i dicasteri chiave della Difesa e degli Interni, faceva capire che neppure la politica estera e l'informazione, a ben vedere, interessavano Solidarnosc. Per concludere, annunciava che lui comunque non aveva voglia alcuna di diventare primo ministro, essendo il suo posto vicino alle masse laboriose, non lontano da esse. «Quel che restava era la volontà di formare un governo di coalizione tra Solidarnosc e due paniteili ex alleati del pc — il contadino e il democratico — e l'intenzione di proporre al presidente Jaruzelski un premier iscritto a Solidarnosc. Nella sostanza Walesa ha fatto non poche concessioni, ma l'apparenza, almeno, è salva. E l'apparenza regna ultimamente sovrana, a Varsavia. Jaruzelski ha accettato ieri l'idea di un governo cui i comunisti parteciperanno, ma senza dirigerlo. Un governo che fingerà l'alternanza, ma che sarà in realtà di «responsabilità nazionale», come i comunisti hanno desiderato da molto tempo. L'apparenza regna però sì fortemente, che lo sgomento iniziale perdura, a Est come a Ovest, e pur sgonfiandosi tiene accese le passioni, le confusioni. I commentatori occidentali continuano ad annunciare l'avvento di un governo non comunista in Polonia — il primo nella storia postbellica dell'Est — e si guardano dall'entrare troppo nei dettagli. E a Varsavia il pc punta i piedi, grida allo scandalo: «Questo è un colpo di Stato!», esclama Rakovski, usando parole molto grosse ma senza pesantezze, nel mentre che Jaruzelski si fa piccolo piccolo. Come potrebbero essere pesanti d'altronde, le parole del segretario generale comunista? Fino a quando Mosca tace non c'è spazio per rappresaglie politiche, e se Mosca tace vuol dire che in fondo non tutto è perduto, per il comunismo reale. Dunque per il momento tutti si agitano cercando di conversare amabilmente, tutti minacciano per ottenere qualche vantaggio supplementare, tutti recitano simultaneamente la parte del vinto, e del vincitore. Lo spirito della tavola rotonda e del compromesso storico, lungi dall'agonizzare, riprende fiato e prosegue un cammino che nessun dirigente politico intende interrompere. Per nessuna forza politica, infatti, il futuro si presenta facile, da vivere, o tanto meno esaltante. Alcuni in Occidente sembrano convinti che Walesa abbia vinto, e non si rendono conto che le concessioni fatte dal sindacalista sono tali da sfiancare virtualmente Solidarnosc, e precipitarla in un mortale esperimento. In un regime comunista non è cosa irrilevante rinunciare al dicastero della Difesa, e a quello degli Interni: vuol dire che il vecchio regime continuerà a disporre dell'esercito, della polizia, di buona parte dell'amministrazione della giustizia, dei servizi segreti. Se poi Solidarnosc è pronta a sacrificare anche i ministeri degli Esteri e della Propaganda — il progetto a quanto sembra è di affidare le due poltrone al partitelle, agrario e a quello democratico, che fino a stamane erano marionette del pc — allora il rischio corso da Solidarnosc è assai brutto. 11 rischio è quello di esercitare il potere esclusivamente sull'economia, e di ricevere insomma in dono una vera e propria bomba Barbara Spinelli CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA Jaruzelski approva una coalizione guidata dal sindacato ma non accetta l'esclusione dei comunisti

Persone citate: Jaruzelski, Lech Walesa, Walesa