I Miroglio all'attacco

I Miroglio all'attacco Dopo Parigi il gruppo tessile punta su Madrid e Londra I Miroglio all'attacco Una seconda azienda in Germania ALBA DAL NOSTRO INVIATO Cento milioni di metri di stoffa l'anno, ossia centomila chilometri, quanto basta per avviluppare quasi due volte e mezzo il mondo, poco meno di mille miliardi di fatturato! 34 stabilimenti in Italia e all'estero con circa 6000 dipendenti: sono i numeri, pieni di zeri, che testimoniano il successo della Miroglio, il gruppo tessile di Alba legato indissolubilmente a queste terre, ben deciso a diventare sempre più internazionale ma altrettanto determinato a non abbandonare il luogo d'origine. «Perché — dice Alberto Miroglio, consigliere della società, figlio di Franco, amministratore delegato del gruppo — si può guardare al mondo senza per questo abbandonare le Langhe». L'Europa è diventata, comunque, la vostra area di conquista. «Questo è vero. A fine giugno abbiamo acquisito il 51% della tedesca Steiger & Deschler, terza azienda tessile della Germania Federale con un migliaio di dipendenti e circa 150 miliardi l'anno di fatturato, e ci apprestiamo ad acquistarne un'altra, sempre in Germania». Di che azienda si tratta? «Il nome, per ora, non lo posso fare, c'è un accordo in questo senso con i tedeschi. Posso però dire che si tratta di un'azienda di confezioni che fattura una cinquantina di miliardi l'anno e che contiamo di concludere la trattativa subito dopo la chiusura estiva». La presenza in Germania, un mercato particolarmente congeniale alla Miroglio, è già ora più che consistente se si considera che la Steiger & Deschler registra nell'area tedesca un fatturato di oltre 90 miliardi, ai quali si devono aggiungere esportazioni del gruppo di Alba per altri 25 miliardi. «Il mercato oggettivamente più importante in Europa — precisa Alberto Miroglio — è quello tedesco e per questo intendiamo consolidare ed espandere la nostra presenza nel Paese. Nel settore dei tessuti da donna, ad esempio, siamo leader assoluti in Italia, mentre in Europa i nostri principali concorrenti sono proprio i tedeschi, specialmente con il gruppo "Kbc", che ha dimensioni assai maggiori, almeno doppie rispetto alle nostre. «Altri concorrenti importanti, sempre in Europa, sono i giapponesi, le cui aziende, a respiro mondiale, sono da 3 a 4 volte più grandi della Miroglio. Se vogliamo ben figurare in un mercato mondiale che diventa ogni giorno più competitivo non ci resta che dare un buon prodotto, e questo lo facciamo da sempre, e crescere di dimensione, e questo lo stiamo facendo». Quella della Steiger & Deschler è stata, infatti, la seconda acquisizione estera del grup- po che, a fine '87, aveva già rilevato la francese Louis Rohmer poiché «la Francia, dopo l'Italia, rappresenta per noi il principale mercato». Due tappe, che a giorni diventeranno tre, nel processo di internazionalizzazione, un processo che non si ferma qui, ma che prevede, tra l'altro, analoghe iniziative in Spagna e in Gran Bretagna, dove la Miroglio ha operato sinora con proprie imprese commerciali e dove intende sbarcare con unità produttive. Problemi di liquidità per il gruppo non ce ne sono mai stati. A fine '88, infatti, la posizione finanziaria netta era attiva per oltre 200 miliardi, mentre il patrimonio netto sfiorava i 500 miliardi. In questa situazione non è difficile ipotizzare un futuro di nuove acquisizioni. L'espansione all'estero non è, comunque, la sola direttrice che la Miroglio persegue. L'altra è quella dei massicci investimenti in attività fisse. Per il triennio 1988-1990 ne sono stati programmati per circa 280 miliardi, di cui quasi 200 nell'arca piemontese, con nuova occupazione per 170 persone, gli altri nel Mezzogiorno dove sono previste tre nuove iniziative. In Abruzzo, a Morrodoro in provincia di Teramo, sta diventando operativa la società paritetica con la Naggeler & Kupfer per la filatura di 4,5 milioni di chilogrammi di cotone pettina- to l'anno con un investimento di 32 miliardi, mentre il prossimo anno dovrebbero iniziare i lavori per la costruzione di due nuovi stabilimenti in Basilicata, a Calitri (Avellino) e ad Ateila (Potenza) per la filatura di filati artificiali e sintetici e per la torcitura di poliestere. L investimento complessivo è di 52 miliardi, destinato a rafforzare la posizione competitiva del gruppo e ad accrescere l'occupazione, secondo le previsioni, di circa cento persone. Leader in Europa per gli articoli serici, l'attività della Miraglio non è limitata a questo solo settore che, nel 1988, ha fatturato 290 miliardi, di cui 142 all'estero. Il resto dei volumi d'affari si deve alla divisione confezioni che, con il marchio «Vestebene», ha fatturato l'anno scorso per 262 miliardi in Italia e per 123 all'export. «Ci siamo specializzati — ha concluso Alberto Miroglio — nella fascia media del mercato, non abbiamo né griffe né stilisti al nostro servizio. La nostra forza sta nel fare bene le cose che facciamo, grazie ad un management estremamente preparato e ad una mano d'opera altamente responsabile, ma anche ad una serie di grandi impianti ad avanzata tecnologia, frutto di importanti investimenti che ci consentono di produrre ogni anno appunto quasi 100 mila chilometri di tessuto». Renzo Vii lare COSI' VA IL GRUPPO MIROGLIO [IN MILIONI DI LIRE]

Persone citate: Alberto Miroglio, Kupfer, Louis Rohmer, Miroglio, Renzo Vii, Steiger