«Walesa accordiamoci non c'è scelta»

«Walesa accordiamoci, non c'è scelta» Ma dal sindacato non arrivano risposte e l'astro di Kiszczak comincia a oscurarsi anche nel partito comunista «Walesa accordiamoci, non c'è scelta» IIpremier sollecita un governo di coalizione con Solidarnosc «Il Paese non può permettersi un'impasse prolungata, il dialogo fra sordi deve cessare». Partendo da questa premessa il primo ministro polacco Czeslaw Kiszczak ha tratto un'immediata conclusione politica, la proposta di incontrarsi «al più presto» con Lech Walesa per discutere le possibilità concrete sulla formazione del governo. E' la notizia del giorno in una Varsavia torrida semideserta però frastornata dallo stallo della crisi istituzionale che rilancia le speranze dell'accordo, qualunque esso sia, fra potere ed opposizione. Per Kiszczak, che ha scelto la tribuna dell'intervista all'agenzia ufficiale «Pap», ripresa da tutta la stampa nazionale, l'offerta «necessaria ed urgente» della trattativa diretta conferma l'intenzione in prima battuta di varare il governo della «grande coalizione», Solidarnosc compresa. «Sfortunatamente i suoi parlamentari respingono tale ipotesi, ma io continuo ad auspicare che le ragioni del bene comune prevalgano e che alla fine affiori la Eossibilità di costituire un gainetto di unità nazionale». E se il rifiuto dovesse persistere, ha aggiunto l'ex ministro degli Interni, «non considererò il mio eventuale fallimento come una tragedia personale» in quanto esiste la soluzione di ripiego, la «piccola coalizione» della sinistra, da presentare in Parlamento nell'ultima decade di agosto, che ripristinerebbe l'antico patto a tre tra poup, partito contadino e gruppo di azione democratica. Mano tesa quindi anche nei confronti de- Sii ex gregari, in passato ruote i scorte del regime e adesso sensibili alle lusinghe di Solidarnosc, però con 1 invito sferzante «a non dimenticare il valore primario della lealtà verso gli alleati». Perché l'intesa sottoscrìtta alla «tavola rotonda» garantiva gli interessi vitali dei due partiti satelliti, entrati in Parlamento nel listone comunista in qualità di sostenitori dei comunisti «assumendo cosi obblighi precisi davanti alla nazione». Per il momento Solidarnosc non ha reagito, anzi il portavoce di Walesa, Janusz Paczek, è stato addirittura caustico: «Non sono neppure certo che il presidente del sindacato indipendente ne sia al corrente». Una presa di distanza che anticiperebbe la conferma del veto alla candidatura, nonostante i buoni rapporti, dei due antagonisti all'epoca dei negoziati di aprile che portarono alla rilega lizzazione del movimento. Silenzio di tomba pure sul fronte dei «ribelli» i cui leader erano stati convocati venerdì sera dall'ambasciatore sovietico Vladimir Browikov. Secondo gli osservatori, la spiegazione del mutismo andrebbe ricercata all'interno del partito comunista, ormai convinto che la linea programmatica portata avanti da Kiszczak sarebbe votata all'insuccesso. In sostanza al pupillo del presidente Jaruzelski verrebbe a mancare l'appoggio unanime dei compagni di tessera che preferirebbero concretizzare i legami con Solidarnosc, incluso il prezzo di concederle la direzione dell'esecutivo in cambio del controllo dei dicasteri chiave (Interni, Esteri, Difesa). Non a caso infatti dalla recente riunione del gruppo parlamentare comunista è emersa l'istanza di chiamare al vertice «facce nuo¬ ve», un riferimento trasversale alla probabile bruciatura dell'opzione Kiszczak ed il passag- Sio di mano ad un altro «indiato di regime. Sugli sviluppi della crisi ha parlato dagli schermi della televisione sovietica, in toni assai aspri, il neosegretario del partito operaio polacco Rakowski che ha definito il veto walesiano a Kiszczak «un atto di sovversione politica» e «teorica», perciò inattuabile, l'ipotesi di dividere con l'opposizione la responsabilità di guidare i destini del Paese «anche se tale governo non comprometterebbe in alcun modo ì rapporti sovietico- polacchi)/. E' un'ulteriore conferma della non disponibilità dei «falchi» al possibilismo dimostrato dai riformisti rispecchiando lo scontro di opinioni delle due anime del poup già emerso in seno al politbjuro. Permane quindi la rigidità della vecchia guardia scottata dall'esito delle elezioni di giugno, in contrasto con la mobilità della situazione, con il risultato che molti esponenti di spicco della nomenklatura (l'economista Baka, l'ex ministro dell'Industria Wilczek) hanno declinato l'invito ad entrare nel governo oltre a sbarrare la strada agli innovatori. Non è quindi escluso che Jaruzelski affidi il prossimo incarico esplorativo al presidente dei rurali Roman Malinowski. Piero de Garzarolii

Luoghi citati: Varsavia