«Quel Carmelo ferisce gli ebrei»
«Quel Carmelo ferisce gli ebrei» Sempre più netto il dissenso tra l'arcivescovo di Lione e il successore di Wojtyla a Cracovia «Quel Carmelo ferisce gli ebrei» // cardinale francese ribadisce: via le suore da Auschwitz PARIGI. Sempre più netto il contrasto all'interno della Chiesa cattolica sul problema del convento di suore nel campo di sterminio di Auschwitz. «La ferita (della coscienza ebraica) non potrà guarire fino a quando il Carmelo resterà ad Auschwitz» ha dichiarato iari, in un'intervista al Journal du dimanche, il presidente della Conferenza episcopale francese, cardinale Albert Decourtray. E' la seconda dura risposta dell'arcivescovo di Lione all'arcivescovo di Cracovia Franciszek Macharski, che aveva minacciato di sospendere il trasferimento del Carmelo all'esterno del lager, violando così l'accordo stipulato nel 1987 a Ginevra fra la comunità israelitica e la Santa Sede'. «I patti devono essere rispettati», ha commentato il porporato francese, che aveva diretto la delegazione cattolica nel negoziato. E ha aggiunto di essere «estremamente triste» per la decisione del vescovo di Cracovia. Il cardinale Franciszek Macharski ha giustificato con le intemperanze di un gruppo di ebrei, che un mese fa «invasero» il recinto del Carmelo, la sua decisione di non proseguire la costruzione del centro giudeocristiano dove dev'essere trasferito il convento. «Ci tenevo che questo accordo venisse rispettato alla lettera», replica il cardinale francese: «Se così non poteva essere — aggiunge —, avrei voluto vedere un segnale del tutto positivo. Questo segnale non c'è stato e io sono profondamente deluso». Il presidente dei vescovi francesi assicura quindi di «rispettare dal profondo del cuore 1 ebraismo» e di «desiderare con forza che il Carmelo venga spostato, per rispetto ad Auschwitz, che e un simbolo esemplificativo della shoah, dello sterminio». «Che con la presenza del Carmelo vi sia qualcosa che ferisce la coscienza ebraica — ha concluso — mi è intollerabile. Tutto questo danneggia le relazioni tra ebrei e cristiani. Ora, esse sono di fondamentale importanza. Per me si tratta di qualcosa di tragico e triste». Alle affermazioni del cardinale Decourtray hanno fatto eco quelle della comunità ebraica francese, che fu controparte all'accordo di Ginevra. In una nota ufficiale essa «si associa in pieno con l'appello del card, Deccurtray al mutuo rispetto nella memoria di Auschwitz e di tutte le vittime ebree e non ebree». La differenza di posizioni all'interno della Chiesa cattolica è stata sottolineata anche dal rabbino David Rosen, responsabile dei rapporti interconfessionali della «Lega antidiffamazione», intervistato a Geni sa- lemme dalla radio israeliana. Rosen ha criticato innanzi tutto «il comportamento di alcuni esponenti ebrei, certamente in buona fede, che sono entrati come elefanti in un negozio di porcellane costruito con grande sforzo e prudenza». Poi ha definito «assolutamente stupida» la !>osizione di chi, in reazione al a decisione del cardinale Macharski, ritiene che gli ebrei debbano rompere le relazioni con tutta la Chiesa cattolica «che oggi — ha osservato — è tut»'altro che monolitica». il ministero degli Esteri israeliano, d'altra parte, ha espresso l'auspicio che la Chiesa cattolica mantenga fede all'impegno assunto a Ginevra: «anche se questo ministero non è parte dell'accordo del febbraio 1987, esso sostiene la sua attuazione e noi non abbiamo nessuna ragione per credere che i firmatari non lo rispetteranno».
Persone citate: Albert Decourtray, David Rosen, Decourtray, Franciszek Macharski, Macharski, Rosen, Wojtyla
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