Patrese e Caffi, che sorpresa
Patrese e Caffi, che sorpresa FORMULA 1 La Williams e la Dallaia dei due piloti italiani le più veloci in Ungheria Patrese e Caffi, che sorpresa Soltanto terzo Prosi, davanti a Berger BUDAPEST DAL NOSTRO INVIATO In pole position c'è un pilota che potrebbe essere di Maranello. In prima fila troviamo anche una vettura rossa. Ma non c'è la Ferrari. Dalla scatola magica dell'Hungaroring escono dopo il primo turno di qualificazione della 10* prova mondiale nomi a sorpresa. Riccardo Patrese in pole position provvisoria e al suo fianco Alex Caffi con la Dallaia della Scuderia Italia. Forza azzurri, verrebbe da gridare, con due dei nostri piloti davanti a tutti, il veterano della Formula 1 ed uno dei corridori più giovani. Nella giornata della caduta degli eroi (Prost soltanto terzo, Berger quarto, Senna sesto e Mansell nono) è dunque saltato fuori ancora una volta Patrese, come era già successo in Brasile, nella prima gara della stagione. La sorpresa non consiste tanto nell'impresa del trentacinquenne padovano, quanto nella sua prestazione: i'19"726 nuovo limite del circuito nella nuova configurazione (3967 metri di lunghezza contro i 4014 dello scorso anno, con la soppressione di una chicane che in pratica ha eliminato due delle 19 curve del tracciato), alla media di 179,174 kmh, venti chilometri orari in più del passato. La Williams Renault di Riccardo, una vettura che nella prossima corsa in Belgio dovrebbe essere pensionata per fare posto ad un nuovo modello di lunga gestazione, ha dato lezione a McLaren e Ferrari. «La spiegazione — ha detto sorridendo Patrese — è semplice. La nostra è una monoposto poco versatile, va meglio in qualche circuito particolare. Ma è tutt'altro che superata. Potrò anche andare più veloce. Ma adesso non assillatemi con la storia del mio ipotetico passaggio alla Ferrari». Se qualche aficionado poteva comunque puntare su PatreseWilliams, nessuno avrebbe scommesso su Caffi-Dallara, anche se il pilota e la squadra bresciani con alterne fortune avevano già avuto occasione di mettersi in evidenza, soprattutto sulle piste più lente. «La vettura va bene — ha dichiarato il venticinquenne Alex, al ?[uale bisogna sempre tirare ucri le parole con il cavatappi —: le gomme Pirelli ci hanno dato un grosso aiuto e io ho fatto il mio dovere. Speriamo adesso che nevichi». In modo da conservare la prima fila in un circuito dove i sorpassi sono proibitivi: un bel vantaggio. E veniamo ai caduti, cioè alla McLaren e alla Ferrari, squadre dalle quali ci si attendeva di Eiù. Gli uomini del team inglese anno dato una giustificazione sottile: «Le nostre vetture — ha spiegato Alain Prost — sono così sofisticate che sulle piste strane presentano difficoltà di messa a punto. Qui avremmo bisogno di più pressione aerodinamica sulla parte anteriore, ma se si agisce in questa direzione roviniamo immediatamente le gomme posteriori. Comunque di qualcosa miglioreremo». In effetti il problema esiste e poi Senna ha girato poco per una perdita d'olio dal motore, c'è stato il traffico che ha impedito ai andare più forte. Sarà comunque difficile migliorare di 1"3, cioè del margine necessario per avvicinare Patrese. Infine la Ferrari. Assetti non eccezionali, un Berger rallentato da Piquet con il secondo set di gomme, un Mansell costretto a scegliere anche quattro pneumatici da gara per fare più giri e mettere a posto la sua vettura. Dopo le prove Cesare Fiorio ha dovuto fare miracoli di equilibrismo per dare una giustificazione accettabile delle differenze riscontrate con i migliori. «La prestazione di Patrese — ha detto il responsabile di Macinello — è fuori del comune ed anche fuori dalla nostra portata. Ma i nostri termini di paragone sono con le McLaren. Siamo a poco più di un decimo da Prost e davanti a Senna con Berger. Per quanto riguarda il Eiazzamento di Caffi, a parte la ravura del pilota, sono convinto che stavolta il merito vada anche alla Pirelli. Noi comunque possiamo andare un pochino più avanti e la gara dovrebbe vederci in buona posizione. A Silverstone eravamo lontani dalle McLaren, ora siamo molto più vicini». Il ragionamento non fa una grinza. Ci chiediamo tuttavia dove sia tutta la bontà del telaio concepito da John Barnard, che anche secondo i piloti sarebbe il «migliore della Formula 1». Questo è un circuito dove lo chassis conta parecchio e ci rifiutiamo di pensare che il dodici cilindri Ferrari sia inferiore al vecchio Cosworth montato sulla monoposto di Caffi. Cristiano Chlavegato Alex Caffi. Bresciano. 25 anni, un altro italiano che scala il vertice
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