Auschwitz, scontro fra cardinali di Andrea Di Robilant

Auschwitz, scontro fra cardinali Il capo della Conferenza episcopale francese rimprovera il collega polacco Auschwitz, scontro fra cardinali «Le suore lascino il lager secondo l'accordo» ROMA. Il cardinale Decour- | tray, presidente della Confo- I ronza episcopale francese, ha rimproverato il vescovo di Cracovia, cardinal Macharski, per aver messo in dubbio lo spostamento del convento carmelitano situato ad Auschwitz ed ha assicurato che gli accordi sottoscritti nel 1987 da cattolici ed ebrei su questo tema non sono in discussione. Decourtray, che era capo della delegazione del Vaticano ai negoziati di Ginevra di due anni fa, ha diramato ieri un comunicato da Lione nel quale ricorda al cardinale Macharski, successore di papa Wojtyla alla guida dell'arcidiocesi polacca, che «i firmatari di un accordo hanno l'obbligo di rispettarlo». Ma ufficialmente il Vaticano non ha ancora preso posizione sul contenzioso, lasciando intendere che si tratta di un problema che riguarda soprattutto la diocesi polacca. Radio Vaticana, che aveva dato ampio risalto alle parole del cardinale Macharski, ieri ha scelto invece la cautela, limitandosi a fare un riassunto della vicenda. In base all'intesa del 1987, il Carmelo avrebbe dovuto essere sgomberato entro il 22 febbraio scorso e spostato in un nuovo centro inter-confessionale, che dovrebbe essere costruito a circa seicento metri dall'ex-campo di sterminio. Ma il Carmelo non è ancora stato spostato, e il ritardo ha provocato numerose proteste da parte di gruppi ebraici: un mese fa un rabbino di New York, Abraham Weiss, e altri sei manifestanti hanno addirittura invaso il convento, dove vivono e pregano una quindicina di suore carmelitane, prima di essere cacciati con la forza da alcuni operai polacchi. Giovedì il cardinale Macharski ha detto che, proprio a causa del clima sgradevole che si è instaurato, la costruzione del nuovo centro inter-confessionale veniva «sospesa». La sua dichiarazione ha alimentato ancora di più la polemica e creato allarme nella comunità ebraica mondiale, i cui rapporti con la Chiesa cattolica sono an¬ cora molto delicati. Ma ieri l'intervento del cardinale Decourtray è stato chiaro: le proteste per i ritardi, deplorevoli che siano, non possono essere prese a pretesto per compromettere l'accordo siglato a Ginevra il 22 febbraio 1987. «Continueremo a fare di tutto — ha aggiunto il cardinale francese — affinché il dialogo inaugurato a Ginevra continui. Abbiamo bisogno del reciproco rispetto per non attentare alla memoria di Auschwitz». Anche il quotidiano cattolico francese La Croix si è schierata con decisione contro le iniziative di Macharski, accusando la Chiesa polacca di «sordità verso una rivendicazione ebraica che, agli occhi dell'Occidente, sembra assolutamente legittima». Ma negli ambienti ebraici la preoccupazione nei confronti della Chiesa polacca rimane forte. 11 capo della comunità israelitica di Roma, il rabbino Elio Toaff, ha detto ieri che la presa di posizione del cardinale Macharski è «palesemente pre¬ testuosa». «Esistono — ha aggiunto — convinzioni religiose e nazionali della Chiesa polacca che l'hanno da tempo indotta a boicottare» gli accordi presi a Ginevra. Il rabbino ha ricordato che la Chiesa polacca non solo non ha ancora spostato il Carmelo, ma ha «iniziato lavori di ampliamento ed installato nel campo una croce alta oltre sette metri». Il Carmelo è stato ricavato da un vecchio edificio addossato al muro di cinta del campo di Auschwitz, che servì da deposito per il gas «zyklon-B» quando il campo era in funzione. L'Ordine carmelitano restaurò la struttura e le suore s'insediarono nel 1984 per pregare alla memoria dei morti. Ma la comunità ebraica si è sempre opposta a qualsiasi modificazione del campo di Auschwitz e una dichiarazione dell'Unesco del 1972 dice esplicitamente che il campo-museo deve rimanere intatto. Andrea di Robilant

Luoghi citati: Auschwitz, Cracovia, Ginevra, Lione, New York, Roma