Aleinikov l'ottimista

Aleinikov l'ottimista Il nostro inviato ha intervistato il nuovo straniero della Juve alla vigilia della partenza per l'Italia Aleinikov l'ottimista «L'avventura non mi spaventa» NOVOGORSK DAL NOSTRO INVIATO Partirà domani per Torino, ma le ultime ore non le può passare con la moglie Natasha e il figlio Anioni, a Minsk: da due giorni si allena in questa valle quieta a pochi chilometri da Mosca per l'ultimo incontro in terra russa, quello che ha sostenuto ieri fra i sovietici e il «resto d'Europa» per festeggiare i sessantanni di Lev Jashin, il por-' tiere mito. Serghei Aleinikov, 27 anni e mezzo, quattro miliardi di valore sul mercato, è contento e lo si vede. Non ha paura di «cambiar vita», non teme la «caduta»: nel mondo dove vivrà tre anni almeno c'è già passato di sfuggita, e il suo fragore, dice, non è tutto per chi crede al calcio. E' stato un ingaggio travagliato, lo sa, e arriva con le polemiche non ancora spente: ma ora guarda avanti. C'è quasi un giallo attorno al suo passaggio alla Juventus dopo le trattative avviate e poi interrotte con il Genoa. Come sono andate davvero le cose? E' stato il Sovintersport, l'ente sportivo che cura le relazioni commerciali con l'estero, a trattare il mio passaggio al Genoa, ma io gioco per la Dynamo e la decisione spettava al Consiglio centrale di tutte le Dynamo. Il Sovintersport aveva chiesto una cifra che al Consiglio non andava bene, un milione e mezzo di dollari: hanno pensato che volessero vendermi per quattro soldi. In sostanza, il Sovintersport non aveva il diritto di concludere nessun accordo senza l'autorizzazione della Dynamo e dunque l'affare è saltato. Il Sovintersport non ha mai consultato la Dynamo? Mai. E a lei hanno chiesto un parere? Mi hanno chiesto se non avevo niente in contrario a giocare per il Genoa. Ho risposto che per me andava bene, ma quando sono cominciate le trattative non mi hanno più consultato. E per le trattative con la Juve è stato consultato? No, ma quando mi hanno detto che c'era la passibilità di giocare con la Juventus lì per lì non ci ho creduto: non mi pareva vero di entrare in uno dei migliori club d'Europa. Poi ho pensato che dovevo approfittare dell'occasione e mettere alla prova tutte le mie capacità. Non ha paura del salto? Ho esperienza, ho giocato al campionato del mondo e in quello d'Europa. Ma cambierà ambiente e abitudini. Nel lavoro in sé grandi cambiamenti non dovrebbero essercene, e il mio atteggiamento verso il lavoro sarà lo stesso: ce l'ho sempre messa tutta. Certo, ci saranno difficoltà all'inizio, prima di tutto per l'ambiente, per la nuova squadra. Bisognerà entrarci, abituarsi. Ma non credo che queste difficoltà saranno veri ostacoli. Il campionato in Italia è tante cose, ha un gran contorno. Non la spaventa? Mi conosco, e so che tutto il resto non avrà gran peso per me. Ma il pubblico è esigente. Cercherò di trovare una lingua comune: voglio che il mio soggiorno in Italia finisca con un ricordo positivo per tutti. Non ha paura di diventare una star, con tutti i vantaggi e i rischi del ruolo? Sono abituato ad essere messo alla prova, fin dall'infanzia. Se avessi paura sarebbe meglio non andare in Italia. Quanto guadagna alla Dynamo? Dipende, per esempio se ci sono trasferte: in media sui sei settecento rubli al mese (pressappoco un milione e mezzo di lire). E' vero che in Italia guadagnerà 250 milioni l'anno? Forse. Guanto lo darà davvero la Juvent^is? Non lo so. Davvero? Davvero. Guadagnerà molto di più di Zavarov comunque. Come mai? E' la perestrojka. Sta studiando l'italiano? Parto con un manuale in valigia: voglio impararlo. Zavarov si è trovato in difficoltà anche per questo. Lo so, ma per me sarà più facile perché so l'inglese. Come giudica l'esperienza di Zavarov alla Juventus? Non l'ho visto giocare in bianconero. Per lui è stato molto difficile, ma penso che l'esperienza alla fine sarà positiva. Zavarov le ha mai dato qualche consiglio? Credo che me ne darà. Quale ruolo predilige per esprimersi al meglio? Proprio quello in cui gioco d'abitudine, a centrocampo. Lo conserverà anche alla Juventus? Forse me ne stanno preparando un altro, ma tutto sommato spero che mi useranno così. Che cosa si aspetta da questa sua esperienza? Mi aspetto molto. Intanto vo¬ glio mettermi alla prova completamente, nel gioco. E poi voglio conoscere a fondo il sistema organizzativo del calcio italiano. Spero di usare questa esperienza alla fine della mia carriera, qui in Urss. In Italia cambierà anche la sua vita. Guadagnerà molti soldi. Che progetti ha? Non so ancora, li metterò da parte e si vedrà. Lei ha giocato contro la nazionale italiana. Chi è il migliore? Mi piacciono molto Franco Baresi e Ance lotti. Cosa sa della Juventus? Che appartiene al gruppo Fiat. Ma a dir la verità conosco solo la squadra sul piano sportivo. Chi è il migliore fra loro? Platini è stato il migliore in Europa. E oggi? Non li ho visti giocare, ancora. Che pensa del calcio italiano? Il calcio in Italia è più che uno sport, è un tipo d'arte senza la quale non si può immaginare l'Italia. E' anche un business. Si può dire che si tratta di un settore industriale. E il calcio sovietico? Il paragone non è a nostro favore. Siamo ben lontani dall'Italia dal punto di vista dell'organizzazione e della gestione delle squadre. Abbiamo molto da fare. Anche da noi incomincia il professionismo, ma siamo alla prima tappa ancora. Qualcun altro in famiglia gioca al calcio? Il minore dei miei tre fratelli, Anatoly, di 20 anni: gioca nei giovani della Dynamo Minsk. Chi le ha insegnato a giocare? Sono grato soprattutto a uno dei miei primi allenatori, Oleg Michailovich Basarnov, nella scuola sportiva per calciatori giovanili di Minsk. Quando ha cominciato? Quando ho cominciato a camminare: il pallone era il mio miglior giocattolo, quello che ho sempre preferito. Tutta la sua vita è per il calcio? Sì, e spero che continui. Emanuele Nova zio

Persone citate: Emanuele Nova, Franco Baresi, Italia Aleinikov, Oleg Michailovich Basarnov, Serghei Aleinikov, Zavarov