«Due assassini ma uno è libero» di Giovanni Bianconi

«Due assassini ma uno è libero» Il pm critica il proscioglimento della minorenne accusata di aver ucciso il padre «Due assassini ma uno è libero» Roma: lite fra giudici sui fidanzati diabolici ROMA. All'improvviso, il funzionano della Squadra mobile decise di tendere la trappola: «E' inutile che continui a negare, quell'uomo l'hai ucciso tu. Abbiamo trovato le tue impronte digitali sul telefono staccato». Lui, il ragazzo, c'è cascato in pieno: «No, non è possibile, le ho cancellate col fazzoletto». E' così che Fabio Canala, 22 anni, tipografo romano aspirante musicista, da semplice testimone è diventato imputato dell'omicidio di Luciano Finucci, 46 anni, impiegato di banca e comparsa del cinema, ucciso in casa sua mentre dormiva, con un mattarello che gli ha sfondato il cranio, il 29 luglio scorso. Adesso però, sul «fattaccio» che anima la cronaca nera romana di mezza estate, è in atto uno scontro fra i giudici. Secondo la polizia Fabio Canala ha avuto per complice la sua ragazza, Patrizia Finucci, figlia della vittima. Secondo la polizia, ma anche secondo la procura della Repubblica di Roma, che però non è il solo ufficio giudiziario ad indagare su questo omicidio. La ragazza infatti ha solo diciassette anni, e quindi di lei si occupa il tribunale dei minori. In un primo momento aveva confessato la sua partecipazione al delitto, ma poi ha ritrattato tutto, e il sostituto procuratore Roberto Thomas l'ha prima scarcerata e poi prosciolta dall'accusa di concorso in omicidio premeditato. In questura e alla procura di Roma sono rimasti di sasso: «Ma come è possibile, con tutte le prove e i riscontri che abbiamo messo insieme?». Adesso anche Canala, che pure aveva confessato, è tornato a negare tutto: «Sì, sono entrato in casa di Finucci, ma l'ho tro- vato che era già morto. Non l'ho ammazzato io». Una nuova versione alla quale non crede nessuno. Per chiarire in base a quali elementi il giudice della ragazza abbia potuto scarcerarla, quello di Canala (il pubblico ministero Silverio Piro) ha chiesto gli atti al tribunale dei minori. Ma in quelle carte non ha trovato nulla che, a suo avviso, potesse scagionare la ragazza. Non gli interrogatori dei due imputati, non il confronto di|_ sposto dal pubblico ministero dei minori. Per adesso dunque resta il conflitto fra i giudici sul piano omicida che i due ragazzi avrebbero architettato per vivere più tranquilli, senza più quel padre che si opponeva in tutti i modi al loro rapporto. Perché il movente sarebbe proprio questo: togliere di mezzo il bancario che non ne voleva sapere di vedere Canala in casa sua. La storia di quello che all'inizio sembrava un delitto perfetto comincia la sera di domenica 30 luglio, quando la signora Assunta Finucci torna a casa dalla Calabria e trova sul letto il cadavere di suo marito. Il medico legale dirà che è stato ucciso nel sonno oli.<; ventiquattr'ore prima. E uno dei testimoni conferma: «Ho provato a telefonargli a casa sabato verso le quattordici, ma il telefono era sempre occupato». La cornetta l'aveva staccata l'assassino, che in casa di Finucci era entrato di soppiatto, usando le chiavi dell'appartamento. Sulla porta non c'erano segni di effrazione, nell'appartamento nessuna traccia di colluttazióni. Nella sua prima confessione Canala l'aveva anche spiegato: «Sapevo che sarebbe rientralo dal lavoro per pranzo e che poi si sarebbe messo a riposare. Ho origliato dietro la porta finché ho capito che s'era addormentato». L'assassino uccide Finucci colpendolo con un mattarello da cucina, poi tenta di simulare un furto, portando via qualche gioiello. Ma qui commette un errore, perché lascia in bella mostra oggetti di valore che un vero ladro non avrebbe certo disdegnato. Per questo la polizia scarta l'ipotesi del furto e si mette in cerca di altri moventi, senza trovarli. La vittima non aveva relazioni extra-coniugali, non giocava, non aveva debiti di alcun tipo, nessun problema sul lavoro. Insomma, una vita apparentemente cristallina. A casa di Canala, dalle perquisizioni ordinate dopo la trappola in cui è caduto, saltano fuori un mattarello e soprattutto i gioielli spariti da casa Finucci. Messo alle strette, è lo stesso imputato a fornire il movente del delitto: «Non voleva che frequentassi sua figlia». I testimoni, fra cui la moglie della vittima, confermano: Finucci insisteva perché i due ragazzi interrompessero la loro relazione. E chi ha dato le chiavi di casa all'assassino? «Ne avevo fatto una copia», dice il ragazzo nella confessione poi ritrattata. Dove? Canala non sa rispondere. Ma la polizia scopre che ha mentito anche prima, perché per entrare in casa Finucci ci vuole un tipo di chiave speciale, la cui copia può aprire solamente dall'interno all'esterno e non viceversa. Dunque l'assassino ha utilizzato l'originale, non una copia. E' a questo punto che entra in gioco Patrizia. Canala non ne aveva parlato, è lei che, durante l'interrogatorio reso in questura, confessa: «Sì, ero al corrente del progetto di uccidere mio padre ed ero d'accordo». Il giorno del delitto era in Calabria, con la madre, la sorella e un fratellino, ma a Fabio le chiavi le aveva date lei. Viene arrestata e subito bollata come «figlia diabolica». Dopo appena tre giorni però, il giudice dei minori decide di scarcerarla. Evidentemente ha creduto a Canala che, prima di ritrattare la sua confessione, ha voluto scagionarla ancora. Una decisione, quella de; pubblico ministero dei minori, inspiegabile per il giudice che indaga sul ragazzo. Oltre alla faccenda deilc chiavi, nell'inchiesta sono saltate fuori alcune lettere di Fabio a Patrizia da cui traspare il comune progetto omicida. E da altre testimonianze su come i due hanno trascorso i giorni precedenti al delitto è risultate che Patrizia tcr lefonasse in continuazione a Fabio. «Era agitata, nervosa», ha raccontato fra l'altro la madre al magistrato. Un delitto risolto a metà, dunque. Secondo gli investigatori ci sono due colpevoli, ma uno è imputato e l'altro non più, uno in carcere e l'altro fuori. Con un solo responsabile dell'omicidio troppi conti non tornano. Il mistero non è ancora sciolto. Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Calabria, Roma