Un superpresidente alla tv di Piero Bianucci

I virus ingegneri della genetica NORVEGIA I particolari della scoperta di uno scienziato pubblicati sulla rivista «Nature» I virus ingegneri della genetica Modificano ilpatrimonio ereditario dei batteri C'è un'ingegneria genetica spontanea, cioè messa in atto dalla natura, fino a ieri ignorata: miliardi di virus ancora sconosciuti producono in continuazione mutazioni nel patrimonio ereditario dei batteri, generando spesso nuove forme batteriche innocue o utili, ma talvolta anche in grado di causare malattie inedite. L'annuncio è comparso ieri sullf. rivista «Nature» ed è firmatj dal microbiologo Gunnar Bratbak, dell'università norvegese di Bergeri. Bratbak e i suoi collaboratori hanno studiato quell'universo ii. miniatura che si nasconde in ogni goccia d'acqua di lago e hanno scoperto che le specie di virus e le loro popolazioni sono molto più numerose di quanto finora si è ritenuto. Basti dire che in due centimetri cubici di a';qua del lago Plussee, in Germania, sono stati individuati 1,25 miliardi di virus con di¬ mensioni di circa 20 milionesimi di millimetro. «Almeno un terzo della fauna batterica — scrive Bratbak — viene quotidianamente attaccato da questi virus». L'equilibrio ecologico a cui tende la natura nel macrocosmo che è sotto i nostri occhi, con le sue catene di prede e predatori, parassiti e parassitati, catene che vanno dal plancton su su fino ai mammiferi superiori, lo si ritrova quindi nel regno dell'estremamente piccolo. Con una differenza: che qui, secondo gli autori dell'articolo di «Nature», c'è una continua ricombinazione genetica dei batteri indotta dai virus, il che comporta un altissimo ritmo di mutazioni. L'attacco virale può indurre il batterio a sintetizzare, per esempio, «un enzima utile pe# l'eliminazione di sostanze chimiche disperse nell'ambiente», ma vi è anche «il rischio che i batteri attaccati dai virus si trasformino, diventando portatori di malattie». I virus rappresentano il confine tra la materia inanimata e quella vivente. In sé sono inerti e incapaci di riprodursi, sem- filici capsule di proteine cristalizzate che contengono un frammento di materiale genetico, DNA o RNA. Ma penetrando in una cellula, per esempio in un batterio, che è migliaia di volte più grande, il virus si anima: insediatosi nel patrimonio genetico del microbo ospite, lo riprogramma mettendolo al proprio servizio, e naturalmente subito lo usa per riprodursi. Il nuovo materiale virale poi uscirà dalla cellula aggredita e andrà a infettarne altre. La scoperta dei primi virus risale agli ultimi anni dell'800. Fino alrinvenzione del microscopio elettronico però non si aveva la minima idea della loro struttura. Si sapeva soltanto che esistono agenti infettivi «filtrabili», cioè capaci di attraversare anche il più fine setaccio biologico, nelle cui maglie i batteri, inclusi i più piccoli, rimangono facilmente imbrigliati. Con il microscopio elettronico, a ingrandimenti di 200-250 mila volte, i virus hanno rivelato la loro struttura, caratterizzata da una sorprendente regolarità geometrica, per lo più a simmetria icosaednea. La classificazione dei virus è complessa e costituisce un tema di dibattito tra gli scienziati. I gruppi che attaccano i batteri sono quelli del Myovirus, del Caudaevirus, del Lipovirus, del Bullavirus, dell'Inovirus e del Masculovirus. Ora, in base alle ricerche dell'equipe di Bratbak, questa lista sembra destinata ad allungarsi. Il microcosmo si rivela più complesso e drammatico di quanto finora si potesse supporre. Piero Bianucci

Persone citate: Gunnar Bratbak

Luoghi citati: Germania, Norvegia