Gli Usa: pronti a trattare con Teheran

Gli Usa: pronti a trattare con Teheran MEDIO ORIENTE mmmmmmmmm Washington conferma che si sta avviando un negoziato con la mediazione pachistana Gli Usa: pronti a trattare con Teheran «Ma non accettiamo di barattare gli ostaggi» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli Stati Uniti «sono pronti a un dialogo diretto con l'Iran sui problemi che li dividono», e il Pakistan sta tentando di avviarlo. Lo ha indicato ieri il portavoce della Casa Bianca Fitzwater insistendo però che gli Usa «non accetterebbero baratti sugli ostaggi», dopo che il Teheran Times ha annunciato «l'imminente inizio di negozili indiretti con Washington» sul rilascio dei prigionieri americani in Libano. L'annuncio del quotidiano di Teheran è stato smentito sia pure in modo ambiguo dall'Ima, l'agenzia di stampa iraniana. Ma Fitzwater ha confermato che il ministro degli Esteri pachistano Yaqub Khan è in contatto coi successori di Khomeini. A due settimane dal sequestro dello sceicco Obeid a Beirut da parte di Israele, sequestro che sembra avere spinto i terroristi sciiti a impiccare per rappresaglia il colonnello dei marines Higgings, Washington ha così compiuto un passo cruciale verso la soluzione della crisi. La portavoce del Dipartimento di Stato, la signora Tutwiler, ha precisato che anche un dialogo diretto con l'Iran potrebbe essere inutile. «Perché i rapporti tra i nostri due Paesi migliorino — ha detto — bisogna che l'Iran cessi di appoggia¬ re il terrorismo e faccia liberare gli ostaggi americani in Libano». MaTinvito a Rafsanjani a trattare e la propensione al compromesso non potrebbero essere più espliciti. Secondo indiscrezioni del Dipartimento di Stato, l'apertura Usa è maturata con la mediazione pachistana. Il ministro Yaqub Khan ha visitato la Casa Bianca il giorno dopo l'assassinio di Higgings, e da allora ha la-, orato in segreto al rilascio degli ostaggi. La possibilità di incontri tra iraniani e americani ha fatto passare in secondo piano uri altro fatto importante nella vicenda degli ostaggi: la prima te¬ lefonata tra il premier israeliano Shamir e il presidente Bush dal sequestro dello sceicco Obeid. E' stato Shamir a chiamare per spiegare a Bush la logica del sequestro, e per assicurarlo che Israele non accetterà il rilascio dei suoi ostaggi senza quello degli ostaggi americani. La telefonata, di 10 minuti, è stata «amichevole e costruttiva» ha detto Fitzwater. Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, Shamir avrebbe telefonato a Bush anche per una terza ragione: per sincerarsi che gli Usa non concorderanno con l'Iran la liberazione degli ostaggi americani senza quelli israeliani. Un giornale del Kuwait ha accusato Israele di aver sequestrato Obeid per impedire ad Arafat di condurre in porto un colpo diplomatico: appunto il rilascio degli ostaggi, con cui avrebbe voluto presentarsi alla Casa Bianca. Washington e Gerusalemme hanno smentito, sebbene corra voce che due settim ine fa un ostaggio, Cicippio, fosie prossimo alla liberazione- [e. e]