POLEMICA PER UN PREMIO HA TORTO VOLPONI?

POLEMICA PER UN PREMIO HA TORTO VOLPONI? POLEMICA PER UN PREMIO HA TORTO VOLPONI? IIO faccio parte, insieme ad una quindicina di personaggi (ben più illustri), della Giuria del _J Premio Napoli. Insieme a quella che assegna il Premio Bergamo è la sola altra Giuria cui prendo parte. Infatti non sono un frequentatore tollerante di concorsi e premi né come giudice, né come giudicato, né come pubblico. Comunque al Premio Napoli ho detto di sì per amicizia verso il suo Segretario Generale. Quest'anno alla riunione per la scelta del vincitore sono andato con il cuor leggero (senza pentimenti) avendo nella tasca un nome il cui valore era tale da mettere a tacere ogni mia perplessità e disagio. Il nome era quello di Paolo Volponi che puntualmente è stato designato — credo all'unanimità — nella terna dei vincitori. Qualche giorno dopo Paolo Volponi fa sapere che non in- 8 tende partecipare né a questo né ad altro Premio e si ritira dalla competizione. A questo punto tornano a galla tutte le mie perplessità e dubbi sull'opportunità dei Premi letterari e il loro senso. E mi chiedo: ho sbagliato io ad accettare di partecipare ad una giuria che non riesce a premiare una delle poche opere meritevoli apparse nell'anno o ha sbagliato Volponi che ritirandosi ha reso vano e forse insensato il lavoro della giuria? Prima ipotesi: ho sbagliato io. In effetti come faccia a credere nella serietà dei Premi letterari quando, a ben contarli, ascendono ad un numero superiore a cinquanta l'anno; quando non c'è paese, qui in Italia, che non ne organizzi uno; quando non c'è Assessore Comunale, Provinciale o Regionale che — nell'illusione di ricavare non si sa quale vantaggio — non esita a sperperare aenari pubblici per finanziare premi vari (dai quali gli unici a ricavare qualche ridicolo vantaggio sono i tanti parassiti che si agitano intorno alla manifestazione attratti da una ospitalità in alberghi finto lusso); quando le giurie sono composte di critici e letterati stanchi e svogliati le cui scelte, quando non attribuibili a insipienza, sono motivate dal piacere di favorire un amico, dal desiderio di celebrare una vendetta o dalla necessità di eseguire il mandato di un editore? Seconda ipotesi: ha sbagliato Volponi. Accettando non solo avrebbe rassicurato la mia coscienza (cosa che, riconosco, non può importargliene meno), ma avrebbe dato senso e giustificazione al lavoro della giuria e, soprattutto, prestigio e qualità ad un Premio che rischia di trasformarsi in un puro (e stupido) gicco televisivo (infatti il conteggio dei voti che ciascuno dei tre finalisti riporterà avverrà in diretta sotto gli occhi della telecamera). Io non ho nessuna considerazione per il Premio Strega ai cui cerimoniali e feste da giardino non partecipo da alcuni decenni d'ultima volta fu l'anno in cui vinse Raffaele La Capria), ma il riconoscimento assegnato quest'anno al romanzo di Pontiggia mi ha fatto dimenticare i piccoli e mediocri giochi che si consumano all'ombra dello Strega. Se anche Volponi, Malerba, Sciascia, Tabacchi, Manganelli, Giuliani, Orengo, Celati, Cerami, Capriolo — e forse qualche altro che in questo momento non mi viene in mente — partecipassero ai Premi non collaborerebbero a dare a questi un certo valore, promuovendoli a occasione di promozione e di indicazione di quanto di meglio ogni anno la cultura letteraria produce? Sì, forse è così; ma intanto non è detto che, se pur gli scrittori indicati partecipassero, incontrerebbero giurie capaci di riconoscerli e poi si tratta di un numero esiguo e sproporzionato di scrittori rispetto al gran numero di concorsi e premi che ogni anno si celebrano in Itaìia. Cosa sono quattro, cinque, sei scrittori rispetto a cinquanta, sessanta premi e forse più che la nostra patria (attraverso i suoi protagonisti pubblici), organizza fingendo attenzione verso la cultura, in realtà inseguendo piccoli interessi personali, che restano frustrati? Allora ha ragione Volponi a non partecipare e ho torto io a cedere all'insistenza dell'amico Segretario Generale che dunque prego — chiedendogli scusa e rinnovandogli l'amicizia — di leggere questo articolano come una comunicazione di dimissioni. Angelo Guglielmi

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Napoli