AMY TAN: NOSTALGIA DI MAMMA CINA
AMY TAN: NOSTALGIA DI MAMMA CINA AMY TAN: NOSTALGIA DI MAMMA CINA del genere. Purtroppo, l'Italia può seguitare a farmi questi scherzi perché l'amo troppo!». E tra un boccone e l'altro, ci racconta come sono andate le cose, ostinandosi a sfoggiare un italiano molto fluente ma un bel po' storpiato. «E' una tipica commedia in tre atti — inizia a dire Peyrefitte —. Primo atto: nel 1952 pubblico un romanzo, "L'exilé de Capri', tradotto più tardi da Longanesi col titolo "L'esule di Capri", in cui racconto l'avventura dello svedese Fersen che si ritirò sull'isola facendosi costruire una bellissima villa cui volle dare il nome Lysis in onore dell'omonimo dialogo di Platone ("Liside", che i testi scolastici citano come un dialogo sull'amicizia ma in realtà dedicato all'amore per i fanciulli, n. d. r.l. Purtroppo, oggi la villa appartiene a un turco stabilitosi in Messico che la lascia andare in rovina». «Secondo atto. Nell'autunno del 1987, per iniziativa del gallerista napoletano Lucio Amelio nasce l'Associazione culturale "Lysis-Capri" per salvare la villa grazie al contributo del Banco di Napoli Sono eletto Roger Peyrefitte, $2 anni, union' dbe dar prova di un cinismo ipo crita e di un sangue freddo pato- logico. Alla mia età, un premio non aggiunge nulla, ma mi fa piacere se me lo danno, soprattutto dopo avermelo promesso. Ciò che trovo insopportabile, di una leggerezza estrema, è il fatto di essere stato informato di una notizia e, al momento giusto, essere tenuto all'oscuro dei successivi sviluppi. E non è la prima volta che mi succede in Italia! Una decina d'anni fa, scrissero al mio editore che avevo vinto il Premio Città di Roma e che avrei dovuto ritirarlo personalmente. Tutto contento accettai, ma un mese dopo scrissero di nuovo per dire che la mia premiazione aveva provocato qualche malumore in certi ambienti legati alla Democrazia Cristiana e al Vaticano per cui non eia opportuno che io mi presentassi alla premiazione. Un membro importante della giuria, sarebbe venuto a Parigi a consegnarmi il premio. Ancora lo aspetto!». Non pensa che il suo ultimo libro, «L'innominato», abbia provocato una reazione analoga? Le cito solo una frase: «Nel 1987 Giovanni Paolo II ha pubblicato una Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla pa¬ •■/. 'Innominato» storale relativa agli omosessuali. La Chiesa non vuole farci fare sonni tranquilli. Mi chiedo se un'ossessione simile non derivi dal fatto che i papi si rendono conto di come l'insegnamento religioso sia il seminario delia pederastia». «Io non sono né nemico della de né nemico della Chiesa cattolica. Sono un uomo libero. Scrivo la verità che ho sotto gli occhi e quello che penso. Inoltre, tra i preti e i monsignori ho molti amici. Che l'educazione impartita nei collegi religiosi e nei seminari sia propedeutica all'omosessaulità, più o meno sublimata, non è una cosa nuova. Io ho sempre rispettalo la Chiesa, anche se non sono credente e anche se ci tengo ad evere una cerimonia religiosa per la mia sepoltura. Ma come, lei che è un adoratore di Voltaire? «Sì, sono d'accordo con Ernest Renan quando sostiene che la religione è una parte essenziale della nostra civiltà, al pari dell'aristocrazia. Sono i nobili e i religiosi che sono stati maestri di civiltà per gli altri. Il mio rispetto verso la Chiesa deriva anche dal fatto che ho avuto una madre religiosissima che Presidente, nonostante io dichiari che, data la .aia età e la mia residenza a Parigi, una tale carica non può che essere onoraria». «Terzo atto: la nascita dell'associazione ha convinto il mio editore italiano, Longanesi, a ristampare "L'esule di Capri". Allora, l'associazione decide di assegnarmi il Premio per questo libro. Verso febbraio Longanesi scrive a Flammarion, uno dei miei editori in Francia, pregandolo di annunciarmi il premio e di chiedermi se sarei disposto a recarmi a Capri, in giugno, per ritirarlo. Dico di sì». «A giugno, arrivo a Capri dove Massimo Gargìa ha organizzato una grande festa in mio onore, ma del premio nessuno sa niente, come se me lo fossi inventato io. L'associazione non sa nemmeno i nomi della giuria! E neppure la Longanesi ne sa di più. A noi — mi hanno risposto all'ufficio stampa — la notizia l'ha data un membro della giuria, il giornalista televisivo Claudio Angelini. Ma poi non s'è fatto più vivo. Cercano il signor Angelini: è introvabile. Allora, dopo qualche settimana, come vede, sono tornato a casa». «E molto seccato...» «Dire il contrario significherei)-
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