Ci ha insegnato a essere saggi di Franca D'agostini

Ci ha insegnato a essere saggi Ci ha insegnato a essere saggi ÌFJN Capire Wittgenstein, I Marilena Andronico, I Diego Marconi, Carlo 9 Penco, hanno raccolto ■^■1 una ventina di saggi brevi, scrìtti da autori di nazionalità diverse ma tutti appartenenti all'ambiente della filosofia analitica, e ordinati secondo un criterio insieme bibliografico e tematico. L'impressione generale è che l'immagine più comunemente nota del filosofo vada in qualche modo rivista. A cominciare dai fatti biografici. Troppo celebri, forse, le perversioni e le debolezze di Wittgenstein, la personalità paranoide e solitaria, alla Rousseau (ma pochi ricordano gli scatti di inaspettata nobiltà d'animo, come le donazioni a TrakI e Rilke, ai quali cedette una buona parte dell'eredità patema). Von Wright dimostra, per esempio, che non furono la personalità schiva e l'ossessivo perfezionismo teorico a determinare l'insoddisfazione di Wittgenstein per ogni filiazione o continuazione della sua opera, ma un dato strutturale del suo pensiero, molto più eversi¬ vo di quanto appaia a prima vista, e dunque refrattario ad ammettere 1 inelegante dogmatismo del caposcuola, o del maestro. E ancora: quella di Wittgenstein è una scrittura «spontanea» e sparsa, affidata all'immediatezza dell'intuizione, come lascerebbe supporre l'andamento aforistico e frammentario di molti scritti? M. Rosso chiarisce brillantemente e con profonda documentazione che il lavoro di Wittgenstein emerge invece da intense faticose rielaborazioni (fino a quattro o cinque riscritture). Altri saggi, mutano o precisano l'immagine di Wittgenstein come teorico. Uno degli scopi dichiarati dai tre curatori è d'altra parte quello di dissipare un certo numero di equivoci sorti in ambiente europeo e specie in Italia, dove è esistita fino a qualche tempo fa (con la rilevante eccezione dei lavori di Gargani) la tendenza a leggere Wittgenstein nel quadro della «finis Austriae», a ridurre la portata «filosofica» della sua dottrina, per sottolinearne gli aspetti di «critico della cultura», pensatore eccentrico, ai conimi dell'azzardo metafisico. Nell'ambiente filosofico anglosassone, invece, dove tra l'altro Wittgenstein esercitò direttamente la sua influenza, una iìù corretta consuetudine con ie opere del filosofo permetterebbe di comprendere meglio entrambe le linee, o destinazioni del pensiero, di cui si diceva: consentirebbe di «capire Wittgenstein» come teorico «professionale», consapevole del suo tempo, senza dimenticarne la vocazione di pensatore universale, non estraneo alla pratica della filosofia come «saggezza della vita». Franca D'Agostini Autori vari Capire Wittgenstein Marietti pp. 345. L. 35.000

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