COSI' PARLO' JENNINGER

COSI' PARLO' JENNINGER COSI' PARLO' JENNINGER ILIO novembre dell'anno scorso alcune agenzie di stampa diramarono frettolosamente da Bonn una notizia che sorprese e scandalizzò, l'Europa: il presidente del Bundestag, Philipp Jenninger, in un discorso ufficiale aveva espresso apprezzamento esplicito per le realizzazioni del nazionalsocialismo in Germania. Il giorno dopo la maggior parte dei giornali europei e americani riprese e ampliò la notizia. Il cancelliere tedesco Kohl, grande amico di Jenninger, era alla vigilia di un viaggio a Washington. Preoccupato dell'immagine del suo paese in un momento di relazioni diplomatiche piuttosto delicate convinse Jenninger a dimettersi. La rapida conclusione del caso aprì subito molti interrogativi. Chi era Jenninger? In quale contesto si trovavano le frasi incriminate, in un discorso pronunciato al Parlamento tedesco per commemorare la notte dei cristalli del 1938, cioè l'inizio della «soluzione finale» antiebraica? Alcuni eminenti politici europei e israeliani ricordarono che l'ex presidente del Bundestag era noto per i suoi genuini sentimenti democratici. I commentatori che in primo tempo avevano assimilato le affermazioni di Jenninger ad un certo revisionismo sulla storia del nazismo di moda in Germania, cominciarono con i distinguo e lasciarono intendere che si trattava di un grave equivoco. Quando alcuni giornali (in Italia per prima La Stampa) pubblicarono il testo integrale del discorso tutti si accorsero che alcune frasi isolate dal contesto -quelle riportate dalle agenzie- avevano dato un'impressione assolutamente errata di un discorso che era un'analisi acuta di un perìodo dela storia tedesca. E nulla concedeva come giustificazione del nazionalsocialismo. Era stato un grossolano errore citare affermazioni come: «...la maggior parte dei tedeschi -di tutti gli strati sociali- dovevano essere convinti, nel '38, di vedere in Hitler il più grande statista della nostra storia..». Oppure: «Forse, nei singoli aspetti dela vita, c'era meno libertà individuale; ma generalmente le cose andavano meglio di prima e il Reich era indubbiamente di nuovo grande, più grande e più potente di come mai era stato». Grossolano errore o manovra politica da parte dei partiti di opposizione per screditare la Cdu e il Cancelliere? L'ipotesi fu subito smentita sdegnosamente da Vogel, leader dei socialdemocratici. Ma non interessa tanto sapere se dietro il caso Jenninger ci fosse un giallo politico, quanto constatare come esso abbia riaperto un dibattito che sembrava accantonato negli archivi della storia. L'unica colpa di Jenninger è stata quella di non aver taciuto il consenso dato dalla stragrande maggioranza dei tedeschi a Hitler, un consenso che cominciò ad incrinarsi soltanto dopo la disfatta di Stalingrado. Il nazionalsocialismo, come tutte le dittature, aveva illusoriamente risolto una serie di problemi che il regime precedente, quello della repubblica democratica di Weimar, aveva lasciato marcire. D'altronde Hitler non andò al potere nel 1933 grazie a una marcia su Berlino, ma con il voto di libere elezioni. Che cosa abbia rilevato il caso Jenninger, quale sia ancora oggi il profondo travaglio della Germania a confronto con il {lassato nazista sono i temi del ibro di Mario Pironi II fascino del nazismo. Accanto ad una sintesi efficace delle tematiche in gioco e a un'analisi delle responsabilità dei mass media, è riportata, con il testo integrale del discorso di Jenninger, un'ampia panoramica di commenti, interviste e polemiche che seguirono subito dopo in Germania, in Italia e nel mondo. Possiamo così rileggere le inchieste di Barbara Spinelli, che per prima rivelò «l'abbaglio» di cronisti troppo pronti all'indignazione, gli interventi di Norberto Nobbio, Ernesto Galli della Loggia, Lucio Colletti, V intervista a Nilde Jotti, schierata in difesa di Jenninger. A quasi mezzo secolo dalla fine del nazismo il libro di Pironi propone la rivisitazione di un periodo della storia tedesca che proietta ancora la sua ombra inquietante sull'Europa di oggi Gianfranco Roma nello Mario Piranl Il fascino del nazismo Il Mulino PP.I57.L. 15.000