LA TORBIDA ESTATE DEL PADRE DI SANANTONIO di Gabriella Bosco

LA TORBIDA ESTATE DEL PADRE DI SANANTONIO LA TORBIDA ESTATE DEL PADRE DI SANANTONIO Dard evoca una storia di collaborazionismo del '44 1PARIGI O non sono un gigante, ma un obeso della letteratura», dice Frédéric Dard. Più di duecento titoli al suo attivo, decine di milioni di copie vendute, un pubblico di lettori vasto e fedele. Il suo nome non vi dice nulla? Non c'è da stupirsi. E' più noto, infatti, con un altro nome, quello del personaggio che ha fatto la sua fortuna e con cui si firma, il commissario «idragueur» e sporcaccione, Sanantonio. Non c'è edicola di stazione o bancarella che si rispetti che non esponga una buona scelta di Sanantonio, dai titoli inequivocabili e impressionistici. Antagonista da sempre di Maigret, ma non suo rivale, perché rivolto a lettori diversi, un pubblico che — secondo lui, Dard-Sanantonio —, non legge altro e legge i suoi libri per il piacere di trovare in essi la più gagliarda presa in giro della letteratura. La trama poliziesca è pretestuosa, serve solo a occasionare il racconto delle improbabili, rocambolesche e triviali avventure da seduttore del commissario, sempre assistito dal grasso e laido ispettore Bérurier. Per una sfrenata e inesauribile inventiva in giochi di parole e calembours sboccati, Dard ricorre all'uso di un copiosissimo argot, tanto che i suoi libri — vera e propria miniera di un gergo altrimenti solo parlato — sono da tempo oggetto di studio per un numero non irrilevante di «thésards» francesi e non. Ora, paradossalmente, l'autore di tutto ciò è un uomo che tutt'altro che estroverso, ha tendenza malinconica, molto poco a suo agio con i comuni sistemi di medià'tizzazione, che se ne sta tranquillo, anzi quasi si potrebbe dire ritirato (a meno che non viaggi in qualche Paese lontano) nella sua casa di campagna nei pressi di Friburgo. Qualche anno fa dovette sottoporsi suo malgrado all'indiscrezione di radio, televisione e giornali, non però in quanto scrittore, bensì per un fatto drammatico accadutogli: il rapimento della figlia, una bimba che all'epoca aveva tre anni. La vicenda si concluse fortunatamente bene, ma da allora Dard — che afferma «di essere morto», quel giorno — è ancora più restio all'esistenza, soprattutto a quella pubblica. E ciò nonostante, continua a scrivere, al ritmo di quattro-cinque o sei romanzi l'anno, le sapide avventure del suo sboccato commissario. E' alla luce di tutto questo che non risulta poi così sorprendente «La crève» da poco uscito qui in Francia (Fleuve noire, pagg. 140, fr. 69), libro firmato con il vero nome, e in apparenza lontano mille miglia dalla serie dei Sanantonio. E' il racconto di un episodio cui Frédéric Dard assiste realmente nel '44, nella fase delle epurazioni: l'esecuzione sommaria di un giovane francese filonazista prestatosi per crimini orrendi, la cui sorella dai facili costumi aveva frequentato senza pudore soldati ed uffioiali tedeschi. Dard ha immaginato le ultime ore del giovane, la notte precedente la fucilazione, passata con sorella e genitori nel chiuso senza aria di una stanza. Il libro è costruito come una tragedia classica. Le parole che si scambiano i quattro personaggi sono crude, dure come i loro sentimenti, che pure ogni tanto si addolciscono nel ricordo e rimpianto di un passato diverso. In quei momenti è come se mele profumate nascessero ancora da un tronco già morto. Impressiona la figura della madre, il cui corpo è deformato da un fibroma che lei si porta nel ventre fingendo quasi con sé stessa che sia un segno non di morte ma di vita, un ritorno in lei del figlio, a prima degli errori. I suoi occhi sem¬ brano quasi chiodi cui è appesa una faccia molle. Nell'epilogo, prima della fucilazione di Petit Louis, Hélène (la sorella) viene rasata: «Le mèches resse cadono dalla sua testa pesantemente, come sangue». Senza capelli, diventa un uomo «perdutamente ridicolo». Dard scrisse «La crève» allora, nel '45, e lo pubblicò anche. Ma Sanantonio non era ancora nato, e le 500 copie tirate rimasero tutte ali editore. Ecco perché oggi è una novità. E' una lettura che, a posteriori, può illuminare il giudizio che di Frédéric Dard formulava André Gidc. Moderno Rabelais in quanto a spregiudicatezza linguistica, egli lo considerava invece allievo di Celine in quanto ad atteggiamento esistenziale. E forse è vero che, a modo suo e camuffata dal travestimento insistito della forma, Sanantonio dà voce ad una sorta di febbre mentale. Gabriella Bosco Frédéric Dard, il creatore del popolare commissario Sanantonio, ha scritto un romanzo sul periodo dell 'occupazione nazista

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