Cesare Balbo: la terza via, tra ribellione e restaurazione

Cesare Balbo: la terza via, tra ribellione e restaurazione Un personaggio «minore», ma non per questo trascurabile, nel complesso panorama del Risorgimento italiano Cesare Balbo: la terza via, tra ribellione e restaurazione Riformismo moderato, con gli occhi rivolti alla costituzione inglese CESARE Balbo, nato a Torino nel 1789, l'anno della Rivoluzione francese, visse tutte le vicende storiche successive, dall'esperienza napoleonica alla Restaurazione, dai moti del '21 al primo dispiegarsi dell'azione politica di Cavour come capo del governo. Figura minore, si dirà, personaggio abbastanza trascurabile nelpanorama articolato e complesso del Risorgimento italiano in cui prevalgono ben altri protagonisti: nello ste3so schieramento moderato balzano più evidenti i nomi di Gioberti e di D'Azeglio. Cattolico e liberale, Balbo rifiutava le rivoluzioni ma non le riforme, incuneandosi nel Risorgimento italiano con una voce propria, anche se destinata a rimanere politicamente isolata. Appartenente ad una famiglia aristocratica del vecchio Piemonte, sentì un forte legame per casa Savoia, pur mantenendo un atteggiamento di apertura con chi non nutriva i suoi stessi sentimenti di fedeltà dinastica. Per comprendere il suo «moderatismo» è necessario ricordare — come osserva Giorgio Candeloro — che «nel regno sabaudo la restaurazione si avvicinò più che in ogni altro Stato italiano a quel ritorno al passato che era P ideale degli scrittori reazionari». In questo contesto è facile immaginare il giovane Balbo, su cui ha scritto pagine insuperate Ettore Passerin d'Entrèves. Gli atteggiamenti a lui possibili sarebbero stati essenzialmente tre: l'aperta ribellione, l'acquiescenza supina alla Restaurazione, un'azione moderata di rinnovamento, facendo i conti con la realtà. Per un uomo in parte compromesso con il periodo napoleonico, ma legato alla dinastia sabauda e alla fede cristiana, forse l'unica strada percorribile era proprio quella che egli scelse. Luigi Salvatorelli, che di Balbo ha dato un'interpretazione originale anche se in parte di¬ scutibile, ha posto in evidenza «la connessione inscindibile tra moderatismo e riformismo» in Balbo che oppone «l'evoluzione riformistica al posto dello scoppio rivoluzionario». In ogni appuntamento storico Balbo, che condannò recisamente la Rivoluzione francese, rifiuta ogni forma di «sovvertimento». Di fronte ai moti carbonari del '21, pur amico di Santarosa, contribuì a dissuadere Carlo Alberto ad appoggiare i congiurati, ottenendo, per altro, da Carlo Felice anni di esilio e di confino. Più che alla guerra contro l'Austria pensò alla via diplomatica che portasse gli austria¬ ci a ritirarsi dai territori italiani in cambio di un'espansione orientale dell'impero asburgico a spese della Turchia. Egli, come ha scritto Walter Maturi, «sul piano politico aspirava a dare al Piemonte una costituzione all'inglese con le due Camere per equilibrare il potere delle classi sociali della nobiltà e della borghesia e con una monarchia lealmente costituzionale e liberale. «La costituzione inglese — scriveva Balbo nel 1820 — s'è propagata e si propagherà in Europa». Anche lui, come altri piemontesi, guardava all'Inghilterra, per nulla alla Francia e ai

Luoghi citati: Austria, Europa, Francia, Inghilterra, Piemonte, Torino, Turchia