Addio Eolie, isole di sogno
Rifiuti tra le conchiglie fossili Una discarica sulle colline astigiane sta per invadere una riserva naturale Rifiuti tra le conchiglie fossili E tutti ipozzi della zona sono già inquinati ASTI. La città di Asti, di questi tempi, è famosa per avere tre primati: il primo, perchè ha l'unica riserva paleontologica d'Italia, che richiama esperti e appassionati (e purtroppo pirati domenicali a caccia di conchiglie d'epoca) da ogni parte d'Europa. Il secondo, perchè possiede una mega-discarica che, se arrivasse, come previsto, a contenere i rifiuti urbani dell'intera provincia, diventerebbe la più grande del Piemonte. Il terzo record, infine, le spetta perchè ha messo insieme discarica e fossili del Pliocene. Ad attribuirglielo è una giuria preoccupata dalla crescita inarrestabile dell'attività di smaltimento. Sono i 15C abitanti della vicina Valle Andona, sparsi in dorato romitaggio tra quei piccoli bricchi annegati nel verde che, cinque milioni d'anni fa, erano in fondo al blu del mare Hastiano. Dei tre primati è proprio l'ultimo che rischia di rimanere iscritto nel Guiness di tutti i tempi: «Chi altri mai avrebbe il coraggio di piazzare due mon¬ tagne di rifiuti in mezzo ai fossili e al verde incredibile di queste colline, come hanno fatte i nostri amministratori?». Se lo chiedono i giovani membri I del Comitato per la Protezione della valle, nel 1985 dichiarata i appunto riserva speciale della , Regione con l'attigua vai Botto, j Loro la risposta dicono di conoI scerla e l'hanno anche scritta in ! rosso su un enorme striscione, \ che campeggia da settimane tra i gli alberi della statale Asti-To| rino, all'ingresso della valle: «Solo un demente, o un ubriaco, può farlo». E non sembrano di; sposti al compromesso, tant'ò vero che di cartelli ne hanno appesi molti altri, tutti egualmente polemici. E i politici, I quando se li trovano davanti, preferiscono abbozzare piutto| sto che discutere. Era successo quattro anni fa, quando il sindaco Galvagno aveva deliberato, senza batter ciglio, di rompere per sempre lo scomodo matrimonio tra rifiuti e riserva, salvo poi dimenticarsene altrettanto in fretta. E' accaduto di nuovo il mese scorso. quando 300 tra Andonesi e simpatizzanti si sono presentati in Consiglio Comunale con una mozione in mano, minacciando l'occupazione dell'aula se non fosse stata approvata. Le richieste impegnavano la Giunta a una soluzione definitiva. Chiudere la discarica all'esaurimento dell'invaso attualmente in attività (tempo previsto: 18 mesi). Non procedere agli ampliamenti proposti dai dirigenti del Consorzio di smaltimento e non costruire il previsto capannone per lo stoccaggio di pile e medicinali scaduti. Deviare il traffico di autocarri delle Amrr — più di cento al giorno — che percorrono senza sosta l'unica stradina del fondovaile col loro carico nauseabondo. La decisione della maggioranza sul documento è stata velocissima: letto e approvato in blocco. Troppo facile, si sono detti gli Andonesi, e non sbagliavano. Dopo qualche giorno, infatti, una lettera a un giornale locale del presidente del Consorzio Franco Mogliotti, rivelava l'esistenza di un progetto di ampliamento della discarica in una valle adiacente. Inoltre, il piano era stato già approvato e sottoscritto dal presidente della Giunta provinciale, Guglielmo Tovo e dall'assessore all'ecologia, Giovanni Tarabbio. E la tregua ò di nuovo rotta, la protesta va avanti con l'appoggio delle opposizioni, stavolta anche a livello regionale. «Ci hanno preso in giro: il Comune di Asti è in nv noranza nel Consorzio, quind non poteva deliberare nulla in merito. Oltretutto anche molti membri della Giunta erano al corrente dell'ampliamento», spiega don Luigi Berzano, parroco del paesino e docente di sociologia a Torino, abbandonando per un attimo la sua solita prudenza. All'obiezione che la discarica esiste da molto tempo prima della riserva, don Berzano ricorda: «La polemica di Valle Andona si trascina da 16 anni, prima contro il Municipio, poi contro il Consorzio di smaltimento, che negli anni si è infoltito di soci in maniera evidentemente proporzionale alla massa enorme di rifiuti che vengono accumulati qui da noi. Ora comprende 75 comuni, e decine di altri premono per entrare. Ma l'errore era chiaro fin dall'inizio: questa zona, con i suoi strati di sedimenti sabbiosi da cui affiorano ogni sorta di reperti, è sempre stata famosa per essere un vero e proprio archivio fotografico delle ore passate. Già all'inizio del secolo ospitò un incontro di paleontologi italiani e francesi». Ma non è solo per amore dei fossili e del verde che le frazioni si agitano. C'è anche il problema dei liquidi dei rifiuti che percolando nelle falde, hanno reso da sette anni inutilizzabili tutti i pozzi del paese. Il Comitato sostiene, e pare ne abbia le prove, che la discarica è condotta in maniera irregolare e smaltisce sostanze estranee alla sua licenza, ad esempio rifiuti ospedalieri e industriali. E riferisce di veicoli con targhe di altre province, che arrivano di notte e si liberano di carichi misteriosi, approfittando dei cancelli aperti. Tutte illazioni? «Eppure — si osserva —, è lo stesso presidente Mogliotti che, nella sua lettera parla di un prossimo impegno a osservare scrupolosamente le leggi e le norme e a munire la discarica di un monitoraggio contro l'inquinamento ambientale». Maurizio Menicucci
Persone citate: Berzano, Botto, Franco Mogliotti, Galvagno, Giovanni Tarabbio, Guglielmo Tovo, Luigi Berzano, Maurizio Menicucci, Mogliotti
Luoghi citati: Asti, Comune Di Asti, Europa, Italia, Piemonte, Torino
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