Mundial '94: Usa chiama Italia

Mundial '94: Usa chiama Italia Montezemolo e Borgogno contattati dagli americani per i campionati di calcio Mundial '94: Usa chiama Italia «Abbiamo esperti e iniziative che ci uniscono» SAINT-VINCENT DAL NOSTRO INVIATO Manager italiani contribuiranno a dar vita ai mondiali di calcio del 1994 negli Stati Uniti. Nei giorni scorsi si è svolto il primo incontro tra il direttore generale di Italia '90, Luca Corderò di Montezemolo, e il presidente del Comitato organizzatore per la manifestazione americana, Scott Parks Le Tellier. «Abbiamo avviato una collaborazione per acquisire esperienza — dice l'avvocato Le Tellier, specializzato in organizzazione e finanza —. Vogliamo emulare gli italiani nell'atti varo grandi aziende per sostenere 1 iniziativa. Il finanziamento dei mondiali è la vostra chiave di successo. Noi, negli Stati Uniti, cercheremo di coinvolgere le grandi catene di alberghi, le industrie produttrici di computer per cercare gli sponsor». La collaborazione con il gruppo Italia '90 si concretizzerà con una serie di iniziative. Una l'ha già annuciata l'avvocato Le Tellier: «I nostri consulenti verranno nel vostro Paese in occasione del mondiale di calcio per imparare dal vostro lavoro». Il presidente del Col Usa ha tra i suoi collaboratori molti italo-americani, come il giornalista Enzo De Luca, anima della Lega calcio nel New Jersey, e Franco Dolce, organizzatore di tornei in America che hanno visto la partecipazione delle nazionali azzurre. «L'Italia ci può dare una mano, e forse anche due» dicono De Luca e Dolce pensando all'appuntamento del 1994. A Roma gli uomini-guida di questa collaborazione ItaliaUsa in campo sportivo-manageriale sono il direttore del Col Luca Corderò di Montezemolo e il suo assistente, Dario Borgogno, esperto conoscitore del mondo calcistico. Su quali basi si muoverà la collaborazione di Italia '90 con Usa '94? «Alcuni suggerimenti li abbiamo già dati — dice Borgogno, 66 anni —. Abbiamo illustrato i nostri modelli: per il coinvolgimento delle aziende per sponsorizzazioni; per colla¬ borare con le proprietà degli stadi. Si è ragionato sull'opportunità di distribuire il campionato sull'ampio territorio Usa, e sul come superare le difficoltà della presenza di 4 fusi orari per consentire la contemporaneità delle partite. Infine, abbiamo affrontato la questione tv: noi abbiamo la Rai che ha l'esclusiva, loro hanno più catene private, dovranno trovare l'accordo con un consorzio per la diffusione del segnale». Borgogno vede oltre il '90. Il gruppo Italia non morirà il prossimo luglio: «Idee e manager possono continuare a vivere, tornando molto utili anche ai rapporti comerciali tra il no¬ stro Paese e l'America». Uno dei problemi maggiori dibattuti dagli americani è la mancanza di feeling tra il pubblico e il calcio. Negli States ci sono impianti da favola, ma manca una diffusione capillare di questa specialità sportiva, proprio il contrario dell'Italia. «Ma l'attenzione sta crescendo — osserva Borgogno —. Alle Olimpiadi di Los Angeles l'incasso delle partite di calcio superò di gran lunga quello delle altre discipline. Inoltre, anche su questo terreno stiamo avviando iniziative affinché gli sportivi americani possano appassionarsi attraverso manifestazioni di valore mondiale». Quali? «Abbiamo proposto di fare svolgere nel prossimo inverno, approfittando di pause di campionato, un torneo intercontinentale che veda la presenza della nazionale sovietica, oltre a quelle del Brasile, della Germania. Ve l'immaginate un "incontro di gioco" Usa-Urss?». Il calcio per consolidare amicizia, ma anche come business. L'industria italiana della pedata ha proposte da vendere. Lo stesso torneo Baretti, che si è svolto in questi giorni a SaintVincent e che ha visto la presenza della nazionale Usa (se si qualificherà e se sarà collocata nel girone di Torino, gli americani hanno intenzione di scegliere questa località per il preritiro), emigrerà Oltreoceano per l'edizione '91. Montezemolo e Borgogno hanno avuto esperienze torinesi. Il primo ha lavorato per i vertici Fiat; il secondo, dopo aver insegnato per anni filosofia in un liceo di Chieri, diventò dirigente di calcio: fino al '59 nel Cenisia e nella Figc piemontese. Un caso? «Le radici sono importanti — risponde Borgogno, che fu voluto da Umberto Agnelli a Roma quando divenne presidente Figc —. Serietà, laboriosità, credere nei princìpi, compostezza. A gioco lungo fa pregio. Ma Montezemolo è lo stile, la cultura, la classe. E' il futuro. Io sono la storia. Ci sono uomini in gamba tra i giovani». Luciano Borghesan Luca Corderò di Montezemolo e il suo assistente Dario Borgogno