Tra magistrati e Tar è guerra
Tra magistrati e Tar è guerra Csm si appella al ministro Vassalli ed al presidente della Repubblica Tra magistrati e Tar è guerra «E9 in pericolo l'autonomia delVAlta Corte» ROMA. Ormai è guerra aperta. I rapporti tra il Consiglio Supcriore della Magistratura e i Tribunali Amministrativi Regionali si sono fatti sempre più difficili. I giudici di Palazzo dei Marescialli, in aperto contrasto con l'operato dei colleghi della giurisdizione amministrativa, hanno chiesto maggiori garanzie per tutelare le proprie decisioni e per impedire che sorgano conflitti tra organi istituzionali. Le loro richieste sono conte nute in una lettera che il presidente del Csm, Cesare Mirabelli, ha inviato nei giorni scorsi al ministro della Giustizia Vassalli o al presidente Cossiga. Ad essa è stato allegato un documento di 12 cartelle, che costituisce una sorta di «risoluzione» dell'organo di autogoverno della magistratura, nel quale non si nasconde il disagio per il persistere di «ostacoli» sull'attività del Csm. «Non si tratta solo e tanto di definire ruolo, funzioni e poteri del Consiglio — precisano i giudici nel documento — quanto di garantirne una reale funzionalità. Non c'è dubbio che il sistema vigente è largamente di ostacolo allo svolgimento delle funzioni essenziali del Consiglio», La denuncia del Csm è grave e la decisione di ricorrere al ministro della Giustizia e al Capo dello Stato, perché si facciano carico del problema, è stata lunga e laboriosa. E' infatti dal 17 marzo dello scorso anno che a Palazzo dei Marescialli si analizza il problema e si cercano i possibili rimedi. Alcuni dati chiarificatori: dal marzo dell'86, da quando cioè si è insediato l'attuale Consiglio, davanti ai vari Tar sono stati proposti 219 ricorsi, di cui la maggior parte davanti al Tar del Lazio (77) e gli altri suddivisi tra la Campania (29), la Lombardia (24), la Puglia (16), il Veneto (10), la Sicilia (14). l'Emilia Romagna (12). Di questi ricorsi, la maggior parte (65) si riferiscono ad avanzamenti di carriera; altri (28) ai trasferimenti, il resto alla non concessione di autorizzazioni per ricoprire incarichi extragiudiziari (22) e ai trasferimenti. Nel documento non si fa alcun riferimento ai provvedimenti di natura disciplinare, ma è risaputo che anche questa materia è soggetta a numerose impugnazioni. In sostanza, il ricorso al Tar è spesso una scappatoia per cercare di modificare le decisioni del Csm. «Il Tar — spiega Dino Felisetti, componente laico dell'organo di autogoverno della magistratura — nasce come momento di giustizia nei conflitti fra enti pubblici e Stato, fra Regioni e Stato, fra cittadini ed enti pubblici. E' chiamato ad esprimersi sulla legittimità di una decisione della pubblica amministrazione. Capita cosi che spesso e in particolari materie i giudici amministrativi facciano per così dire le "bucce" ai colleglli e lo facciano proprio per le decisioni del Csm». Ed è cosi che negli ultimi 10 anni, secondo una stima approssimativa, presso il Tar e presso il Consiglio di Stato, che è il giudice amministrativo di seconda istanza, sono stati impugnati quasi 500 decisioni del Csm, con una percentuale altissima — l'80% — di ricorsi accolti. «Personalmente osserva Felisetti — rispetto l'autonomia dei Tar e del Consiglio di Stato, anche quando è contro le decisioni del Csm, perché spesso le scelte che il Csm fa sono improntate a criteri discrezionali, mentre Tar e Consiglio di Stato giudicano su principi di merito e di legittimità». L'autonomia del Csm, secondo i giudici di Palazzo dei Marcscialli, sarebbe in pericolo. «Si tratta di vedere - - osservano — quale tipo di impugnazione sia in grado di garantire, al tempo stesso, il diritto dei singoli interessati, da un lato, e l'indipendenza ed autonomia (ivi comprendendo anche il potere di svolgere una propria politica del personale) dell'organo, dall'altro». Qualcuno, dietro questa richiesta, intravede il rischio che le decisioni dell'organo di autogoverno della magistratura possano diventare insindacabili, facendo assumere cioè al Csm funzioni decisionali che esulano dalle proprie competenze costituzionali. «L'insindacabilità delle decisioni precisa Gian Carlo Caselli, giudice togato del Csm — è argomento neppure proponibile. Se così fosse sarebbe fuori dal si stema. Le decisioni sono e debbono continuare ad essere impugnabili alla l--.ee del dettato costituzionale. Il problema è che il sistema attuale fa acqua da tutte le parti. Questo perché essendo competenti in primo grado tutti i Tar d'Italia viene ad esserci una frammentazione del controllo, che esclude omogeneità di indirizzo e finisce per contraddire la stessa funzione primaria del controllo. Sempre più frequentemente la giustizia amministrativa entra sempre più nel merito delle decisioni, non si limita a riscon trarne la rispondenza ai requisiti di legge. C'è in pratica, una sostituzione della giustizia amministrativa al Csm, il quale finisce per essere espropriato di quelle funzioni di governo del personale giudiziario che è la sua ragione d'essere secondo la Costituzione». Ecco, allora, nel documento inviato a Vassalli e Cossiga, i giudici di Palazzo dei Mare scialli avanzare essenzialmente due tipi di richieste: una, volta ad individuare un organo di controllo unico per tutto i) territorio nazionale; l'altra, che auspica di fissare per legge i limiti di intervento dell organo di controllo, facendo in modo di non svuotare l'attività del Csm e limitandosi, piuttosto, ad una .'iTitica della legittimità e della mancanza di vizi. Nel primo caso, le ipotesi elaborate vorrebbero come organo unico di controllo nazionale o il Tar del Lazio, o una sezione specializzata del Consiglio di Stato, oppure una sezione specializzata della Córte di Cassazione allargata anche ai laici. Mino Lorusso Il ministro della Giustizia Vassalli
Persone citate: Cesare Mirabelli, Cossiga, Dino Felisetti, Felisetti, Gian Carlo Caselli, Mino Lorusso, Vassalli
Luoghi citati: Campania, Emilia Romagna, Italia, Lazio, Lombardia, Puglia, Roma, Sicilia, Veneto
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