«Devi sposare me», e la rapisce
«Devi sposare me», e la rapisce Un muratore che da anni corteggiava una ragazza sedicenne innamorata di un altro «Devi sposare me», e la rapisce Arrestato a Napoli: ha cercato di iriolentarla su un furgone NAPOLI. Per anni l'ha supplicata, inseguita, corteggiata collezionando una serie eli «no». E alla fine il pretendente respinto ha trovato la soluzione: un rapimento per mettere tutti davanti al fatto compiuto. Il sogno d'amore l'hanno infranto i carabinieri. Lui è finito in carcere, lei è stata salvata appena in tempo: nel furgone dov'era tenuta prigioniera c'era pronto un materasso, il mezzo che avrebbe dovuto assicurare nozze riparatrici. Una storia d'altri tempi cui fa da sfondo Agerola, un paese sulle colline tra Castellammare di Stabia e la costiera amalfitana, famoso per l'aria salubre e la buona cucina. A San Lazzaro, una contrada ai margini del centro, abita Giuseppina Acuii to, vent'anni, apprendista sarta. Carina, minuta, un caschetto di capelli neri che le incorniciano il viso: quanto basta per accendere la passione di un suo compaesano, Antonio Cuomo, 26 anni, muratore. Giuseppina è poco più che adolescente quando Antonio comincia un corteggiamento serrato: incontri rubati, inviti e proposte che la ragazza non mostra di apprezzare. E tra i due le cose si mettono male, alle lusinghe lei risponde con insulti, pretendendo di essere lasciata in pace. E' il padre della sartina, Antonio, un uomo vecchio stampo che mantiene la famiglia lavorando nei campi, a decidere la «linea dura»: due mesi fa si presenta in caserma per una diffida ufficiale contro l'aspirante genero. Ma il rapimento è frutto di un'altra «provocazione», l'imminente fidanzamento ufficiale di Giuseppina con un suo coetaneo, un rivale che il muratore non è disposto ad accettare. Ieri il piane, rhe è costato al giovane l'accusa di «ratto a scopo di libidine», viene portato a termi¬ ne. Giuseppina esce di casa nel primo pomeriggio per raggiungere il laboratorio di sartoria dove è stata assunta da poco. Nella stradina assolata e deserta spunta un furgone. Al volante c'è lui, Antonio. In un attimo l'afferra, la trascina dentro, incurante delle grida e delle invocazioni d'aiuto della mancata fidanzata. Il furgone si allontana verso i boschi che circondano Agerola. Ma qualcuno ha assistito alla scena: una vicina di casa dà l'allarme, i genitori di Giuseppina avvertono i carabinieri. Comincia una battuta in tutta la zona e dopo meno di mezz'ora il nascondiglio viene individuato: in una radura a Ponte Chito c'è il «Ford Transit». Dentro la ragazza piange e si dispera, soltanto quando capisce di essere salva abbraccia di slancio i suoi soccorritori. Nel furgone c'è la prova che inchioda il rapitore: una brandina per con¬ sumare la violenza che avrebbe dovuto portare i due giovani all'altare. «Non si voleva rassegnare — spiega la madre della ragazzina, Maria Criscuolo —. La tormentava, le stava sempre tra i piedi. Quella è brutta gente; a lui nostra figlia non l'avremmo data mai». Dall'altra parte del paese c'è la famiglia di lui: padre operaio, madre contadina, quattro fratelli, due dei quali emigrati in Germania. Nel modesto appartamento la madre di Antonio replica alle accuse con una versione che dovrebbe assolvere il suo ragazzo: «Non è vero che lei non lo voleva — racconta Fortuna Iovino — quei due si vogliono un bene dell'anima, sono fidanzati. La colpa è dei genitori di Giuseppina che sono contrari al matrimonio e hanno costretto mio figlio a fare questa pazzia...». Mariella Cirillo
Persone citate: Antonio Cuomo, Iovino, Maria Criscuolo, Mariella Cirillo
Luoghi citati: Agerola, Castellammare Di Stabia, Germania, Napoli
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