Giubilo, guerra tra cattolici di Fabio Martini

Giubilo, guerra tra cattolici Polemica dopo la querela contro «Famiglia Cristiana» presentata alla Sacra Rota Giubilo, guerra tra cattolici Vaticano sorpreso per la mossa dell'ex sindaco ROMA. Sul caso-Giubilo ormai è «guerra santa». Il Vaticano avvolge nel silenzio la denuncia presentata al Tribunale diocesano dall'ex sindaco di Roma contro Famiglia Cristiana, ma, attraverso i portavoce ufficiosi, filtra un giudizio di «sorpresa» per l'originale iniziativa. La Curia, dunque, tace ma non acconsente. Persino il prudentissimo monsignor Giovanni Mai ra, vescovo ausiliare di Roma, vicino a Comunione e liberazione, non può fare a meno di esprimere il suo «rammarico». E aggiunge: «Preferisco per oggi non fare dichiarazioni perché queste sono vicende che non fanno piacere, soprattutto a un vescovo». L'ultimo affondo di Pietro Giubilo ha riacceso improvvisamente il fuoco della polemica nel mondo cattolico. Una sortita inattesa: dopo un mese di scambi polemici, culminati nella clamorosa ipotesi di una lista alternativa alla de, negli ultimi giorni i venti di guerra si erano Elacati. I due ravvicinati e viranti appelli all'«unità dei cattolici», lanciati da monsignor Marra, braccio destro di Poletti, sembravano aver definitivamente calmato le acque. Due giorni fa, invece, il colpo di scena. Giubilo fa sapere di aver presentato querela contro Famiglia Cristiana, accusata di aver espresso «giudizi diffamatori verso l'amministrazione comunale e la de». Perché una sortita cosi clamorosa e, a pri- ma vista, così impopolare, proprio contro la rivista cattolica più diffusa d'Europa? E perché, attraverso il Tribunale ecclesiastico, chiamare in causa la Santa Sede? Nel deserto romano, per ora nessuno si sbilancia. Ma dalle dichiarazioni fatte sottovoce da esponenti de, prende corpo un'ipotesi: ad ispirare la querela di Giubilo sarebbe stata, ancora una volta, Comunione e liberazione. L'iniziativa avrebbe una sapiente regia: obiettivo, intimidire il corposo dissenso di quasi tutto il mondo cattolico romano verso la de andreottiana di Pietro Giubilo e di Vitorio Sbardella. Sotto tiro, i movimenti ecclesiali e di base, che hanno espresso, anche se con toni diversi, il loro disagio: la Caritas diocesana, la comunità di Sant'Egidio, l'Azione cattolica, l'Istituto Caymari, le Acli e, a livello nazionale, i Paolini. Insomma, Giubilo e Ci vorrebbero creare un precedente: chi contesta può finire davanti al tribunale diocesano. Ma la sortita dell'ex sindaco, al di là di possibili vizi di forma, potrebbe rivelarsi un boomerang. Giubilo sostiene che la sua denuncia è indirizzata contro «gli atteggiamenti del periodico, tendenti a fomentare divisioni nel mondo cattolico». Ma l'articolo pubblicato da Fami glia Cristiana nel numero del 9 agosto e messo sotto accusa da Giubilo non sembra presentare toni diffamatori. Il passaggio più «forte» dell'articolo dice: «Ora i democristiani hanno paura. Dopo Palermo e Reggio Calabria, potrebbe essere Roma la terza città a veder nascere una lista cattolica in contrapposizione alla de». E, più avanti, si parla di «forte insoddisfazione» nel mondo cattolico di fronte «al malgoverno, alla corruzione, all'inquinamento affaristico». Molto più duro, in realtà, era stato il 5 luglio scorso l'Osservatore romano che, senza paludamenti curiali, aveva accusato il sindaco Giubilo di pensare «soltanto agli appalti e ai voti». E infatti la replica, molto pacata, della società San Paolo, proprietaria del settimanale Famiglia Cristiana, richiama le precedenti prese di posizione contro il malgoverno romano: «Non si può non esprimere stupore per il ricorso al Tribunale ecclesiastico — dice il superiore generale dei Paolini don Renato Pierino —, presentato per contestare un servizio di cronaca che non agggiunge alcun elemento di giudizio a quanto già espresso dal Santo Padre su Rema e i suoi mali da Terzo Mondo, dall'Osservatore romano, dalla Caritas e da diversi esponenti della diocesi sulle responsabilità dei cattolici». Una replica secca, senza veleni polemici. Aggiunge Claudio Ragaini, caporedattore di Famiglia Cristiana: «Siamostupefatti, ma molto sereni. E abbiamo anche il sospetto che Giubilo si sia limitato a leggere soltanto il titolo delTarticolo, perché se lo avesse letto tutto avrebbe potuto rendersi conto che ci siamo limitati a fare un quadro molto realistico della situazione romana». Una dura critica all'iniziativa di Giubilo arriva dalla Voce Repubblicana: «Ricorrendo al tribunale ecclesiastico. Giubilo, già non rimpianto sindaco di Roma, riconosce come unico superiore il Papa». Per il deputato de Elio Mensurati, «Giubilo ha perso un'altra occasione per tacere e questo conferma ancora una volta l'esigenza di un intervento su Roma della direzione nazionale della de». Fabio Martini