Contorno, un giallo per l'Antimafia di Francesco La Licata

Contorno, un giallo per l'Antimafia Contorno, un giallo per l'Antimafia Perché era a Palermo? La commissione lo interroga PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Per settimane ha aleggiato sulle vicende palermitana e romane. Ha sfiorato i Palazzi, coinvolto giudici e investigatori ma solo sul filo del sospetto. Nessuno ha voluto mai farne un problema ufficiale, qualcuno ha preferito divulgarlo ma servendosi dell'anonimo. Su questo «maledetto caso Contorno», insomma, si gioca buona parte della guerra dei veleni che sta dissanguando il fronte antimafia. Sul caso Contorno puntava il «corvo» che voleva infamare Falcone, Ajala, Giammanco, il capo dell'anticrimine De Gennaro. Chi ha fatto tornare in Sicilia Salvatore Contorno, poi arrestato a Bagheria perché sospettato di essere rientrato nel vecchio gruppo della «mafia perdente»? Attorno a questo interrogativo, da mesi, va avanti una guerra tra diversi pezzi di istituzioni. Sono stati i magistrati di Palermo, d'accordo con la polizia? Oppure è stato l'alto commissario, come dicono in molti? Oppure Contorno è giunto in Sicilia sollecitato dai servizi segreti, magari convinto dalla chimera di una sistemazione economica negata dalle autorità italiane e americane? Sulla vicenda c'è già un'inchiesta del procuratore di Caltanissetta, Celesti, che indaga sul corvo, sull'attendibilità del contenuto delle lettere anonime e sull'attentato fallito contro Falcone; attentato che col caso Contorno sembra essere in stretta relazione. Il lavoro di Celesti è a buon punto: davanti alla sua scrivania sono sfilati quasi tutti i protagonisti dell'intricata vicenda. Ora, però, il caso diventa politico. Da oggi se ne occuperà la commissione parlamentare antimafia. Si apre un'inchiesta af¬ fidata a un gruppo di lavoro coordinato dall'on. Giuseppe Azzaro. In una località ignota per motivi di sicurezza sarà ascoltato «Coriolano», il pentito. Poi sarà la volta di Gianni De Gennaro e del capo della mobile Arnaldo La Barbera. Dopo le audizioni, in serata, si riunirà l'ufficio di presidenza della commissione che deciderà se continuare con 'e convocazioni, soprassedere o rimandare tutto a dopo le ferie. Una cosa è certa, il gruppo di lavoro di Azzaro non si occuperà delle lettere anonime del «corvo» né dell'attentato a Falcone. Cercherà di appurare la verità su come si è svolta la vicenda che ha riportato Contorno in Sicilia. La polizia ha sempre sostenuto di non aver avuto alcun ruolo nella decisione del pentito che, essendo libero dopo tutte le pendenze giudiziarie, poteva andare dove voleva. E Contorno? La sua versione | non ha mai convinto: «Ero sen! za soldi, le autorità italiane mi i avevano abbandonato, gli amei ricani mi avevano sospeso l'as' segno previsto dal programma ! di protezione, così ho deciso di ! rivolgermi ai miei cugini». Cho sono Salvatore e Gaetano Grado, anch'essi arrestati a Bagheria ma col più pesante sospetto di avere ucciso molti dei loro nemici «corleonesi». Ma c'è una terza versione, che vuole Contorno utilizzato da agenti dei servizi segreti. Quali? Quelli che collaborano con gli uffici di Sica? Altri non meglio conosciuti? Nessuna certezza su questo punto, se non l'esistenza di alcune intercettazioni telefoniche che attesterebbero svariati contatti del pentito con investigatori e con lo stesso Sica, al quale chiedeva aiuti economici e una mano per iscrivere il figlio a scuola. L'aspetto più inquietante è che il pentito quelle telefonate le fa¬ ceva dalla stessa cabina da dove parlavano boss e gregari. Ma loro parlavano di vendette e omicidi. Ne avranno zone d'ombra da chiarire, i commissari dell'Antimafia. Che senso dare, per esempio, alle dichiarazioni di • -ri/ta, che dagli Usa ha fatto sapi.. i Clic «Contomo non è venutoinltu. .''sua iniziativa, è stato pregato di tornare»? E sarà ascoltato Falcone, il giudice accusato dall'anonimo di aver utilizzate Contorno contro ogni regola? Il magistrato la sua opinione l'ha espressa in più occasioni e persino nel mandato di cattura che ha incastrato Contomo. L'operazione della polizia a Bagheria viene definita «in perfetta regola»; il pentito è stato catturato ed è questa, secondo il giudice, la garanzia della cristallinità dell'operato degli investigatori. Francesco La Licata