Cossiga: salviamo la Jugoslavia

Cossiga: salviamo la Jugoslavia Il dissesto economico al centro dell'incontro a Venezia con il collega Drnovsek Cossiga: salviamo la Jugoslavia E per le alghe una task-force adriatica VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Lui, il neopresidente jugoslavo, 39 anni compiuti a maggio, è arrivato mescolato ai passeggeri, quasi una civetterìa protocollare che ha sottolineato le difficoltà economiche in cui si dibatte il suo Paese. E Cossiga accogliendolo sull'imbarcadero dell'Isola di San Giorgio si è subito impegnato di aiutare Belgrado ad uscire dalla crisi, ad incrementare gli esemplari rapporti di buon vicinato e favorire l'inserimento della turbolenta federazione balcanica nel contesto europeo. Dal vertice italo-jugoslavo, tenuto in una Venezia stranamente a corto di turisti è scaturita anche un'altra promessa importante: concorrere assieme al salvataggio del grande malato in comune, l'Adriatico asfissiato dalle alghe, tramite un programma coordinato di ricupero ecologico. A tale proposito, come ha annunciato Gianni De Michclis nel debutto da ministro degli Esteri nella «sua» Venezia, verrà riattivata la commissione mista del 1972 con il compito, a scadenza bimestrale, di occuparsi del problema su tre direttrici di marcia. All'inizio la messa a punto di un master pian che individui le priorità degli interventi, poi la ricerca del «modello matematico» in grado di fugare i dubbi scientifici sull'origine del fenomeno sollevati dagli spe- cialisti, infine il varo di un sistema di monitoraggio integrato per controllare le varie fasi dell'inquinamento marino. Ma al di là delle questioni «casalinghe», compresa la tutela culturale delle rispettive minoranze etniche — i 150 mila italiani che risiedono in Istria e i 60 mila sloveni del Friuli-Venezia Giulia, ambedue uniti nel sollecitare il rispetto degli accordi sanciti dal trattato di Osimo del 1975 — il tema dominante della cinque ore di colloqui fra il Presidente della Repubblica ed il collega jugoslavo Janez Drnovsek presso la Fondazione Cini ha riguardato l'assistenza economica che l'Italia intende fornire a Belgrado. Il programma triennale di colla- borazione 1988-1990 prevede l'erogazione di crediti commerciali per un totale di 500 miliardi di lire da suddividere in finanziamenti di riassestamento della bilancia dei pagamenti e erogazioni per la formazione di quadri tecnici. E' un goccia nel mare del debito estero jugoslavo, ormai a quota 22 miliardi di dollari, azzoppato da un'inflazione dai ritmi sudamericani che, alla fine dell'anno, sfiorerà secondo gli esperti il 1300 per cento e che fa della Jugoslavia uno dei Paesi con la più allarmante situazione economica. I casi della Polonia e dell'Ungheria, ha detto Cossiga, ci insegnano che senza adeguate rif j economiche diventa imp .sabile procedere sulla stra- da della democratizzazione politica delle nazioni del socialismo reale. La Jugoslavia si distingue per il ruolo-guida nello schieramento dei Paesi non allineati però la sua stabilità di nazione autonoma, integra ed indipendente è essenziale all'equilibrio dello scacchiere balcanico-danubiano. Quindi nessuna voglia di interferenza nelle diatribe fra sloveni, serbi e croati, soltanto mano tesa per agevolare il riassetto gestionale interno in cui l'Italia parte favorita dall'interscambio (primo acquirente in Occidente di prodotti jugoslavi e secondo fornitore dietro la Germania Federale). Ecco perché Roma, e De Michelis lo ha ribadito alla pre¬ senza del ministro degli Esteri di Belgrado Budimir Loncar, era stata l'avvocato della causa jugoslava alla recente riunione di Parigi dei Sette Grandi, inserendola nel quadro degli aiuti occidentali destinati a Varsavia e Budapest, oltre ad appoggiare la richiesta per una tranche di 500 milioni di dollari dal Fondo monetario internazionale e la domanda di adesione all'Efta, la zona di libero scambio, ed al Consiglio d'Europa. Un sostegno multiplo, sincero, alla cosiddetta iniziativa adriatica che sarà ribadito il 17 settembre nell'incontro di Buie, sul litorale istriano, fra il presidente del Consiglio Andreotti ed il primo ministro jugoslavo Ante Mar kovic e ripreso nella conferenza a quattro, promossa cu Austria e Ungheria, previsto a metà ottobre a Budapest. Ultimo argomento affrontato è stato il contenzioso della pesca in passato causa di frequenti frizioni bilaterali che d'ora in avanti procederà sul binario della normalizzazione reciproca con intese di joint ventures sulle due rive dell'Adriatico. Da parte jugoslava sia il presidente Drnovsek che il ministro Loncar non hanno sottaciuto il momento critico attraversato dalla Federazione riprendendo il concetto caldeggiato da Cossiga: «La ripresa economica con il vostro aiuto sarà un bene per tutti». Piero de Garzarolli