Il giudice: Ia colpa è dei genitori

Il giudice; Ia colpa è dei genitori Perché il tribunale dei minori ha allontanato dalla famiglia i sei ragazzi di Montebello Vicentino Il giudice; Ia colpa è dei genitori «Non accettavano aiuti» VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO «Sembra che abbia fatto tutto da solo, che abbia preso sei ragazzi a una famiglia sbattendoli in un istituto. Ma andiamo. Questo significa non aver cognizione della realtà». Gianfranco Bandini, il giudice che ha firmato il decreto di allontanamento dei 6 fratelli Pegoraro dai genitori, difende se stesso, poi il tribunale per i minori che ha adottato un provvedimento tanto contestato. Bandini ha 39 anni, è di Firenze. E' stato per otto anni alla pretura di Venezia, poi è passato al tribunale per i minori. «Prima di tutto — dice — bisogna precisare il modo in cui si ò proceduto, a scanso di interpretazioni errate». Fa presente che il collegio del tribunale è composto da due giudici togati e due onorari nominati dal Gsm. «Si va in camera di consiglio, dopo che è stata svolta un'istruttoria da un giudice delegato, in questo caso io». E quali sono gli clementi sui quali è basato il giudizio? «Le relazioni del servizio sociale, l'audizione dei genitori. Abbiamo esaminato anche i rapporti degli insegnanti e sentito un parente Pegoraro che si ò presentato spontaneamente». Una decisione unanime? «Non si può dire: è segreto». Quel che al giudice Bandini preme ripetere è che, per i figli dei Pegoraro, non si parla di «adot- tabilità». «Una procedura del genere non è stata aperta, perché non ne sussistono gli estremi. Dunque, per me, un discorso di adozione non si farà». E, secondo le dichiarazioni del magistrato, il provvedimento adottato per i sei fratelli di Montebello è «provvisorio e rivedibile». Che significa? «Intendiamoci: non vuol dire che quel che s'è fatto oggi possa essere cancellato domani. Il tribunale ha definito questo procedimento, che però, come tutti quelli di questo tipo, potrebbe essere modificato o revocato su ricorso dei genitori o del pm, qualora la situazione risultasse cambiata. Il modo di reclamo è il ricorso alla sezione minorenni della corte d'appello». Anche il tribunale per i minori potrebbe, in futuro, tornare sulla questione. Ma la via più percorribile sembra quella che conduce alla corte d'appello, alla quale i coniugi Pegoraro hanno già deciso di rivolgersi. «Comunque - aggiunge il giudice Bandini non è che quei ragazzi siano abbandonati alla lo¬ ro sorte: saranno seguiti dal servizio sociale, si vedrà come si inseriscono nell'istituto che li ospita». Insiste, Bandini, nel sostenere che quello che sconvolge i Pegoraro non è «un provvedimento eccezionale». «Purtroppo, sono decisioni che bisogna prendere, con una certa frequenza. Questa vicenda suscita clamore perché i figli sono sei». Dario, Chiara, Angelo, Silvana, Nadia e Cristina Pegoraro sono stati tolti ai genitori per carenze igienico-sanitarie e «sensibili ritardi scolastici». Così, almeno, è scritto ne! decreto del tribunale. «Ma non è nemmeno questa la questione fondamentale», afferma Bandini. «Il fatto è che il servizio sociale aveva disposto un sostegno per quella famiglia. Ma i Pegoraro l'hanno rifiutato. E poi, sporcizia e ignoranza sono sintomi di una situazione familiare inadeguata». E a Rosa Russo Jervolino, che cosa risponde Bandini? In un'intervista il ministro ha definito una «bestialità» il fatto che in un decreto del tribunale si parli di carenze culturali con presunto riferimento all'analfabetismo dei genitori. «Il problema — ha detto Jervolino — è valutare le capacità educative della famiglia». «Nostro compi| to — replica il giudice — è stato valutare le capacità educative dei familiari. Nessuno pretende una licenza liceale. E quando si dice che bisogna aiutare è giusto. Ma i Pegoraro non hanno voluto essere aiutati». Giuliano Marchesini Silvana, Dario, Angelo, Maria Chiara, Nadia e Cristina Pegoraro, nella colonia «Monte Berico», a Jesolo

Luoghi citati: Firenze, Jesolo, Montebello Vicentino, Venezia