Anche l'antenato di Craxi divide pci e psi

Anche l'antenato di Craxi divide pci e psi Pepata replica del senatore comunista a una battuta del segretario socialista sull'avo procuratore a Palermo Anche l'antenato di Craxi divide pci e psi Macaluso mette in dubbio i meriti antimafia del «borbonico» Filippo Craxi ROMA. Fra pei e psi non ci sono solo Togliatti, Stalin e la scissione del '21 : da ieri, nella galleria della storia che divide i due partiti della sinistra, è entrato anche don Filippo Craxi, antenato di Bettino e procuratore del re a Palermo «intorno al 1850». Un avo che il segretario del partito socialista tiene in gran considerazione, di cui ha parlato ancora qualche giorno fa, in un intervallo del dibattito sulla fiducia alla Camera, per ricordare che don Filippo ai suoi tempi seppe rimettere ordine alla procura di Palermo oggi così tormentata. E che invece il senatore Emanuele Macaluso, un dirigente comunista siciliano solitamente amico del psi, ha voluto demolire, con un pepato articoletto pubblicato nella seconda pagina delVUnità. L'articolo prende le mosse proprio dall'accenno di Craxi al suo trisavolo. Vicenda interessante — spiega l'autore — «perché intorno al 1850 sono anni esaltanti e amari e in ogni caso cruciali per la Sicilia e non solo per essa». Il 1849 — continua — è «l'anno in cui l'esercito borbonico, al comando di Carlo Filangeri, schiacciò la rivoluzione siciliana, democratica e autonomistica, che aveva avuto inizio nel gennaio 1848. Una rivoluzione che diede vita a una breve ma significativa stagione adottando un sistema parlamentare di tipo inglese (la Camera dei Deputati e quella dei Pari) e un governo presieduto da Ruggero Settimo». «Un Parlamento — precisa Macaluso — che non si limitò a dichiarare decaduta la monarchia borbonica, impersonata in quegli anni da Ferdinando II, ma si spinse a promulgare una Costituzione moderna auspicando "legami speciali con Na¬ poli per formare insieme due anelli della bella federazione italiana"». La figura dell'antenato di Craxi si staglia su questo sfondo, e il senatore comunista la tratteggia con un paio di velenose pennellate. Non è dato sapere, spiega, quale posizione assunse il procuratore del Re dopo il 1848. Che fosse in carica già da prima, è certo, dato che nel 1844 fece parte della commissione che esaminò Francesco Crispi, allora «giovane avvocato Tuberose che concorreva per essere assunto nell'ordine giudiziario» e che «superò brillantemente gli esami». Ma «non sappiamo — polemizza — se dopo la sconfitta della rivoluzione, appunto intorno al 1850, come ci dice oggi il giovane Craxi, l'anziano procuratore si mise al servizio della restaurazione borbonica e del principe Satriano, nominato governatore». Se lo fece, e se don Filippo Craxi rimise ordine «insieme al capo della polizia borbonica Maniscalco — sottolinea Macaluso — come hanno insegnato tutti gli storici che hanno studiato quegli anni, l'ordine, soprattutto nei Comuni attorno a Palermo, fu effettivamente mantenuto dai capi della delinquenza, i quali furono nominati dai Borboni comandanti delle guardie civili. Come si vede — prosegue il senatore comunista — lo Stato italiano ha ereditato dai Borboni l'uso della mafia e della delinquenza per servizi di pubblica sicurezza». E alla fine, cercando di formulare un giudizio storico più approfondito su don Filippo, il dirigente comunista non può ignorare un atto di giustizia da lui compiuto in favore dei gesuiti siciliani del tempo: espropriati dei loro beni dai rivoluzionari del '48, e risarciti per sentenza nel 1850. A Craxi — ironizza Macaluso, sapendo quali cattivi rapporti corrano fra il segretario socialista e i gesuiti palermitani dei giorni nostri — dovrebbero essere riconoscenti anche i padri Sorge e Pintacuda: «Un po' di gratitudine non guasta mai». Concludendo, «gli antenati non si possono scegliere — concede Macaluso —. Ma si possono anche ignorare o prediligere». E Craxi che ne pensa? Per ora tace. La lezione di storia del senatore comunista non ha sollecitato risposte, almeno ieri. VAvanti!, solitamente pronto a reagire con i suoi corsivi, non l'ha ritenuta degna di essere presa in considerazione. E da Hammamet, dov'è la casa delle vacanze del leader socialista, e dove ogni giorno dall'Italia viene recapitato il pacco dei giornali italiani, ieri non è arrivato alcun segnale, (ni. so.]

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