Cara lince, ma perché sei tornata?

Cora lince, ma perché sei tornata? FRANCIA Il felino, ricomparso sulle Alpi, fa strage di montoni e mette in crisi 1 suoi difensori verdi Cora lince, ma perché sei tornata? Gli allevatori: «Ci manda in rovina, useremo ilfucile» paridi NOSTRO SERVIZIO E' un animale splendido, di piccola taglia e ben proporzionato, le orecchie lunghe, lo sguardo acuto, il pelo maculato e l'andatura elegante, con una testa da gettone beffardo e lo sprint della belva all'attacco. Nessuno discute la bellezza e l'intelligenza della lince, nel dipartimento dell'Ani, a pochi chilometri dalla Savoia, sulla strada che collega il Monte Bianco a Macon e a Parigi. Ma a Bugey, Cerdon, Bellegarde. Nantua, Belley la lince (scomparsa dal paesaggio francese per decenni ed ora tomaia in forze) non gode di buona fama: è il nemico pubblico numero uno, perché su questi altipiani, in parte boscosi, ha ritrovato il suo istinto di grande cacciatricc. Fa strage di quei preziosi montoni, di quelle pecore selezionate da anni di incroci che sono la ric¬ chezza degli allevatori della zona. I fucili sono ben presto spuntati, 12 linci hanno pagato con la vita la strage di trecento pecore, dall'inizio del 1988. E' razza protetta dalla legge ma ormai gli allevatori deU'Ain non vogliono più sentire ragioni. Qualcuno di loro, tra quelli più attaccati dalla «belva di Bugey» (il soprannome nato dal luogo del primo avvistamento), è in perdita finanziaria e a fine mese non potrà pagare le rate dei mutui del Credito Agricolo. Gli ecologisti, strenui difensori della lince, sono in grave imbarazzo, non sanno più come giustificare l'appetito vorace e insaziabile della loro protetta. A Parigi il ministro dell'Ambiente, Brice Lalonde, 43 anni, candidato dei Verdi alle presidenziali del 1981, è anche lui in ambasce. Nove mesi fa, quando un allevatore esasperato aveva ab¬ battuto una lince in pieno giorno mentre attaccava il suo gregge, e l'aveva deposta davanti alla gendarmeria di Lhuis, il ministro aveva preso il primo supertreno Tgv per la Savoia ed era piombato come una furia alla prefettura di Bourgcn-Bresse, condannando sdegnato «l'atto illegale e distruttore dell'immagine della Francia» e promettendo sanzioni per l'autore. Pochi giorni fa lo stesso ministro ha dovuto arrendersi, dopo una tumultuosa manifestazione di allevatori di fronte alla medesima prefettura. Con resti delle pecore sbranate appesi alla cancellata, cartelli cne chiedevano non l'eliminazione totale della lince ma solo il ripristino di un «equilibrio ormai rotto», e insulti verso «gli ecolò da salotto parigini che non sanno nulla di noi e vo- fliono darci lezioni». Lalonde a diramato una circolare nella quale si autorizzano i pastori a sparare sulle linci in procinto di attaccare il gregge. La prima deroga del genere per una specie protetta. L inizio delle disgrazie per gli allevatori deU'Ain rimonta al 1974, quando nella vicina Sviz zera le autorità reintrodussero la lince — scomparsa da tempo lasciando alcuni esemplari in libertà nelle foreste. In una dozzina d'anni l'animale si è abbondantemente riprodotto ed ha iniziato sempre più spesso a sconfinare in Francia. Nell'Ain, nella Savoia, nell'Isère e più recentemente nel massiccio del Giura. Ma fino ad un paio di anni fa la lince era rimasta appartata, cacciando solo caprioli e camosci (peraltro anch'essi parzialmente protetti). Poi ha scoperto prede più facili, le pecore e i montoni dei verdi pascoli dell'Ain, libere da marzo a novembre. E' cominciato lo scempio. E con esso le polemiche. Il Wwf (Fondo mondiale per la natura) ha rimborsato per qualche tempo i proprietari — su richiesta dei Verdi — poi si è ritirato, spaventato dalla fattura sempre più salata. Oggi le linci «francesi» sono almeno una sessantina, stando ai calcoli del ministero. Sempre più audaci e pericolose. Anche per la coscienza degli ecolò locali, combattuti tra il desiderio di protezione dell'animale raro e il senso di solidarietà verso i compaesani allevatori. Se qualcuno di loro dovesse cedere, cambiando mestiere, il danno sarebbe doppio. Perché chi alleva pecore e montoni, in questa regione, è un benemerito del ciclo naturale: fa pascolare in permanenza, evitando desertificazione e ten mo incolto, ovini senza ormoni che si nutrono di erba senza fertilizzanti. Un vero ecologista. [p. p.)

Persone citate: Belley, Brice Lalonde, Lalonde, Savoia

Luoghi citati: Francia, Parigi, Savoia