«Iniziativa per Molinari»

Algeri tratta con hezbollah, Bush attende Tornano di scena i mediatori che nove anni fo ottennero la liberazione degli ostaggi americani a Teheran Algeri tratta con hezbollah, Bush attende In un comunicato le ultime richieste dei fondamentalisti islamici Navi Usa di fronte al Libano e nel Golfo: sempre possibile una risposta militare washington DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Algeria è emersa come la protagonista delle trattative di Beirut per la liberazione di Joseph Cicippio e degli altri ostaggi occidentali in Libano e di quelli sciiti in Israele. Su richiesta personale di Bush al presidente algerino Chadli Benjedid, Algeri ha aperto un intenso dialogo con Fadlallah, il capo del «partito di Dio», e con Rafsanjani a Teheran. In un'intervista al «Washington Post», l'ambasciatore algerino a Beirut Hisnawi ha dichiarato che si deve ai due leader islamici la temporanea salvezza di Cicippio e forse di altri ostaggi. Bush si è rivolto ad Algeri, dopo essersi consultato con numerosi Paesi arabi, nella speranza che ripeta la straordinaria mediazione dell'80, quando ottenne iì rilascio degli ostaggi dell'ambasciata americana a Teheran dopo 444 giorni. Allora l'ayatollah Khomeini attese che Carter passasse le consegne a Reagan, prima di lasciare partire gli ostaggi, infliggendo un'ultima umiliazione agli Stati Uniti. Bush spera che Rafsanjani, ansioso di ricostruire 1 Iran economicamente, risolva invece la crisi, se non entro qualche giorno, almeno entro qualche mese. Sin dall'insediamento alla Casa Bianca, il presidente si è detto disposto a normalizzare i rapporti con Teheran, «se ab- bandonerà il terrorismo e la destabilizzazione del Medio Oriente». In apparenza, ieri l'Algeria non ha però registrato progressi nelle trattative. A Beirut, il «partito di Dio» ha diramato anzi un comunicato inquietante, in cui ha smentito di voler negoziare la liberazione dei tre soldati israeliani ma poi ne ha fatto seguire un altro chiedendo la liberazione di Obeid e di altri 5 combattenti islamici. Inoltre Teheran ha annunciato di aver respinto la dura nota di Bush di alcuni giorni fa, perché, ha detto un portavoce, «si riferiva a fatti e personaggi a cui l'Iran è estraneo». Il messaggio, recapitato attraverso la Svizzera, attribuiva agli iraniani la re¬ sponsabilità della sorte degli ostaggi. I due eventi inattesi hanno provocato un certo disagio alla Casa Bianca, che teme che Rafsanjani abbia poteri limitati, o debba comunque scendere a compromessi con l'ala estremista del governo e del Parlamento. Bush, che sta trascorrendo un week-end di riposo a Camp David nel Maryland, si è tenuto in contatto ieri con Israele e con Algeri, ma non si conosce ii tenore delle sue comunicazioni: si sa solo che Israele aspetta dalla Croce rossa internazionale l'elenco degli sciiti e dei palestinesi che dovrebbe rilasciare. L'incertezza subentrata all'ottimismo di venerdì, all'improvvisa apertura di Rafsanja¬ ni a Bush, fa sì che gli Stati Uniti non abbandonino i preparativi di una rappresaglia militare, nel caso che uno o più ostaggi vengano assassinati. La portaelicotteri Nassau con 2400 malines a bordo si è ieri unita alla portaerei Coral Sea, alla corazzata Iowa e ai lanciamissili Belknap e Mississippi al largo delle coste libanesi, insieme con altre unità navali da guerra della Sesta Fiotta. La portaerei America sta per raggiungere il Mare Arabico, in appoggio alla squadra che mcrocia nel Golfo Persico, una ventina di navi in tutto. Se la crisi precipitasse, Bush colpirebbe due bersagli: i covi sciiti nel Libano e le postazioni uiilitari in Iran. Sull'intervento armato in caso disperato l'amministrazione è unanime, al contrario di quanto accadeva sotto Reagan: a differenza del suo predecessore Weinberger, il ministro della Difesa Cheney antepone la credibilità americana all'impegno a evitare spargimenti di sangue. L'ex consigliere della Casa Bianca McFarlane ha svelato che nell'83, dopo il massacro dei malines a Beirut, i covi sciiti sarebbero stati bombardati se Weinberger non si fosse opposto. Ma l'azione militare viene considerata improbabile: è viva la speranza che recipiente dialogo a distanza con Tehera;: si rafforzi 3 porti a una schiarita permanente. Eni». Cr *ro 3 Lo sceicco Fadlallah, capo begli sciiti libanesi. Il Papa gli ha scritto perché la salma dell'ostaggio Usa sia restituita alla famiglia