Parla Mezzogiorno, protagonista della quinta serie

Il nuovo assalto della Piovra Parla Mezzogiorno, protagonista della quinta serie Il nuovo assalto della Piovra ROMA. Il Commissario Cattani è morto, ma la Piovra continua a vivere. L'anno scorso, il quarto episodio della serie doveva metter fine a una vicenda poliziesca che, per quattro anni, ha appassionato i telespettatori italiani. Ma è stato proprio quel successo, dilagato in quasi tutto il mondo, persino in Unione Sovietica, ad indurre i produttori a mettere in cantiere una Piovra 5, con la regia di Luigi Perelli. Al posto di Placido, Vittorio Mezzogiorno, che reciterà accanto a Patricia Millardct, magistrato nella «Piovra 4». Nato a Cerola in provincia di Napoli quarantatre anni fa, laureato in legge, moglie attrice e una figlia di tredici anni di nome Giovanna, Mezzogiorno è dunque il protagonista maschile del nuovo «tv movie» prodotto da Sergio Silva per la Escot Cinematografica, la società di produzione del gruppo Rizzoli. Attore per caso e «per pura curiosità» ha esordito nel teatro di Eduardo De Filippo. Ma il fisico asciutto e i tratti decisi del volto, quando è passato al cinema, lo hanno imposto soprattututto in film d'azione girati in Italia e in Francia Ima nel 1980 ha guadagnato il nastro d'Argento con «Tre fratelli» di Franco Rosi). Al teatro è tornato spesso. Recentemente con Peter Brook, protagonista di «Mahabharata» che, nella versione cinematografica, inaugurerà la Mostra di Venezia. Le riprese della Piovra n. 5 cominceranno solo a metà settembre. E Mezzogiorno è ai Ronchi, vicino a Forte dei Marmi, a riposarsi e a studiare il copione scritto da Rulli e Petraglia, gli stessi sceneggiatori dell'ultima serie che ha vislo morire crivellato di colpi il commissario Cattani. Che impressione le fa sostituire il commissario di polizia più popolare fra gli italiani? «Dovrei dire che non mi fa nessuna impressione perché non sarò Cattani. Mi chiamerò Licata e non sarò un commissario. Ma tutti mi fanno questa domanda, tutti mi parlano di Cattani e pian piano mi rendo conto che sto davvero assumendo un'eredità. Interpreterò un personaggio più pubblico di qualunque altro abbia mai interpretato. E mi sto accorgendo che sto per rimpiazzare qualcuno molto amato». Non ha paura di non essere all'altezza? La voce sorride all'altro capo del filo. «Questo no. Ogni uomo è amato in modo diverso e non credo di poter mai prendere esattamente il posto di Cattani — diciamo pure di Michele Placido — nel cuore degli italiani. Spero soltanto che quello che proporrò possa essere altrettanto intrigante e appassionante. Se farò seriamente il mio lavoro, se sarò bravo, se il personaggio piacerà, forse sarò anche amato come lo è stato Placido. Ogni attore del resto è una cosa a sé e ognuno esprime dei sentimenti umani a suo modo. Non penso di essere arrogante se dico che il confronto non mi fa paura». Il suo personaggio è stato definito un ex poliziotto ambizioso ma solitario, uno che ha alle spalle un passato drammatico e misterioso, che viene dall'America dove si faceva chia- mare Dave. Chi è esattamente e come entra in scena? Mezzogiorno è reticente. Ha avuto l'ordine tassativo di mantenere il segreto sulla scengiatura. Ma alla fine qualcosa dice. «Davide Licata è di origine siciliana, come dice il nome. Ma in America, dove lo troviamo, è ormai uno che fa un lavoro di pura sopravvivenza, vive nascosto in un piccolo motel fuori dal mondo. A snidarlo è la televisione: il mezzo che oggi ci mette in comunicazione con qualunque avvenimento. Lui, come tutti quanti noi, stando in casa vede scorrere sullo schermo un reportage di attualità. Ma questa volta si tratta di cronache che lo riguardano personalmente, eventi di cui tanti anni prima era parte. Eventi di mafia, naturalmente». Non può essere più chiaro? «La sua vita lo aveva spinto fuori dal giro. Fatti estremi lo avevano costretto a fuggire e nello stesso tempo gli avevano reso impossibile dimenticare. Dopo tanti anni, un'immagine della tv risveglia la sua curiosità. Improvvisamente, vede una persona che aveva avuto un ruolo chiave nella sua vicenda, un uomo che lo aveva costretto a fuggire. E' così che de-cide andarlo a cercare, per sapere qualcosa che non era mai stato chiarito nella valanga che un tempo aveva travolto la sua vita. L'inizio è questo e si svolge in America, dove Licata era scappato. Ma il cuore della storia è ancora in Italia». E poi? «Poi rientra nei fatti, ritrovandoli vivissimi. Ricostruisce il passato. Comincia delle indagini sue che a un certo punto confluiscono con quelle dei magistrati italiani. Suo malgrado, diventa di nuovo investigatore, ma restando un free-lance della giustizia». Con la supermagistrata Patricia Millardet. E con al¬ tre donne forse. Gli amori di Cattani sono sempre stati sfortunati, o dolorosi. «E' vero e spero che Licata sia più fortunato. Ma sugli amori di Davide Licata so ancora poco. Nella lettura del copione sono arrivato solo a metà della seconda puntata. Finora ci sono solo segni vaghi». Mczzogiorrno confessa di aver interpretato nel passato parti di poliziotto, giudici e delinquenti, ma di non prediligere nessun ruolo. «Quello che preferisco è solo il personaggio mi¬ gliore, quello costruito meglio, il più plausibile. Il ruolo in sé non mi interessa. L'importante è che sia un essere umano». Non ha paura di bruciarsi identificandosi con un personaggio che entrerà in milioni di case. «Almeno, non oggi. Diciamo anzi che sono problemi che spero mi si porranno in futuro, perché avrà voluto dire che ho centrato il bersaglio». Domani con «Mahabarhata» a Venezia. Dopodomani con la «Piovra». Una stagione fortunata per Vittorio Mezzogiorno. La grande occasione. La voce si ritrae, esita. Poi aggiunge. «In mezzo c'è anche un'altra cosa. Un grande sceneggiato-affresco sulla Rivoluzione francese che gli italiani vedranno quest'inverno sugli schermi di Rai Uno. Con Klaus Maria Brandauer come Danton; Andrei Severin, un attore polacco bravissimo, nei panni di Robespierre; ed io in quelli di Marat. Maria Grazia Bruzzorce Vittorio Mezzogiorno sostituirà Michele Placido nella «Piovra 5», in alto l'altra protagonista Patricia Millaròet