Lippi e i soliti ignoti di Curzio Maltese

Lippi e i soliti ignoti Cesena si prepara, in silenzio, a restare ancora in A Lippi e i soliti ignoti // tecnico spera di continuare la serie degli allenatori di successo «Possiamo salvarci, e se sbaglio pago: ho firmato per un solo anno» ANOALO DAL NOSTRO INVIATO Riuscirà anche quest'anno il colpo dei soliti ignoti? I soliti ignoti sono quelli del Cesena, la squadra con meno stelle nei cieli della serie A, l'unica società d'Italia che paga gli stranieri meno degli indigeni, una delle poche provinciali fedeli a se stesse, di controllata ambizione. Anche nell'ultimo mercato ha resistito alla tentazione di rifarsi il look col trucco pesante. Pochi acquisti, nessun clamore. E' arrivato Djukic dal Partizan Belgrado, 1,5 miliardi ingaggio compreso, una delle rare bestie da area in circolazione. Gli hanno fatto da contorno Nobile, stufo di far la riserva a Brehme all'Inter, Esposito, rivelazione dell'Atalanta, Ansaldi, tornante 24enne, da Carrara nella scia di Lippi. «Tutto qui — dice Casali, unico dirigente al seguito — perché non vogliamo e non possiamo permetterci stranieri da 5 miliardi. E neanche gente che venga da noi in pensione, dora¬ ta magari. Cesena i personaggi non li importa, li crea». In mezzo secolo, da quando nel '40 la fondò il conte Rognoni, più noto poi come grande inquisitore federale, Cesena non s'è mai prestata a far da cimitero degli elefanti. 1 colpi di mercato da nove colonne si contano sulle dita di una mano, come i presidenti: tre in tutta la storia del club, Rognoni, Dino Manuzzi, Edmeo Lugaresi, uno ogni ventanni. Arrivò Cera, un affarone. Al Cagliari non ne potevano più di «Brontolo», grandissimo libero, formidabile rompiscatole in campo e pur di sbarazzarsene accettarono le condizioni del Cesena: un milione a partita. Cera ne giocò 29, ottimamente, e nell'ultima, con la salvezza raggiunta, volle prendersi l'ultima rivincita sul Cagliari: rimase in panchina per negare un altro milione alla società che l'aveva cacciato. A distanza di anni toccò ad Agostino Di Bartolomei. Un anno così così, ma comunque a spese di Berlusconi. Le ultime tentazioni si chiamano Virdis e Altobel- li, ma chiedevano miliardi e così non se n'è fatto nulla. E' rimasta la banda dei soliti ignoti, con Piraccini unico bersaglio dei cacciatoli di autografi in queste amichevoli estive. Eppure il Cesena mangia alla tavola miliardaria, richiama folle da stadio (20 mila presenze in media), e le ospiterà da settembre nel primo stadio tutto coperto d'Italia («Il sindaco ce l'ha promesso per la fine dell'anno»). Un premio per i 50 anni. L'altro sarà, sarebbe, un'altra salvezza miracolo. «Miracolo a Cesena. Era questo il titolo del menù alla festa per la salvezza di questa estate» ricorda Alberto Bigon, ieri ad Andalo, coi vecchi amici per una sera di libertà. «E' stata un'impresa incredibile, con mezza squadra in infermeria» gli fa eco capitan Cuttone. Una compagnia di anti-divi affidata alla controfigura di Paul Newman. E' stato detto e scritto, ma la rassomiglianza di Lippi con la star hoolywoodiana è impressionante e rilevata da molte tifose. Quarant'anni, un passato di calciatore tutto vissuto all'ombra della Lanterna, la fàccia un po' così di chi prima o poi tornerà a Genova — è da anni nel taccuino di Mantovani — Lippi ha compiuto grazie al Cesena il salto triplo, dalla C della Carrarese alla serie A. Una specialità romagnola. Prima di lui l'avevano fatto anche Radice, Bagnoli, Borsellini e naturalmente Bigon. «Se ci avevo fatto caso? Naturale — dice Lippi —. Cesena è una fabbrica d'allenatori di successo, spero di non interrompere la serie. Ma il mio non è un salto senza rete. Ho trovato clima familiare, ragazzi intelligenti, nessun problema». Sembra più preoccupato del trasferimento dal Tirreno all'Adriatico: «No, le alghe non c'entrano. E' che ho sempre vissuto a Viareggio, anche quando giocavo a Genova. Stavolta però era giusto trasferirmi». Uscito da Coverciano nell'anno di Bigon, Scoglio, Scala e Mascalaito, il deb meno pubblicizzato della A non condivide l'aspirazione comune a molti ex compagni, quella di reinventare il calcio: «Per me conta il campo e i giocatori. Non ho distribuito depliant per presentarmi alla stampa. L'importante è sapere che macchina hai in mano e dove la devi portare. Il Cesena chiede solo la salvezza, nessuno si fa illusioni. Secondo me può farcela. E se sbaglio, pago. Ho firmato il contratto per un anno solo». Curzio Maltese Marcello Lippi, 41 anni e una lunga milizia come giocatore nella Samp, è ritornato in serie A sulla panchina del Cesena dopo un apprendistato alla Carrarese.