Liberati 1500 banditi in sei mesi

Liberati 1500 banditi in sei mesi Il numero degli imputati scarcerati per la decorrenza dei termini è aumentato del 7% Liberati 1500 banditi in sei mesi Hanno lasciato le celle anche mafiosi, assassini e rapitori ROMA DALLA REDAZIONE Millecinquecento fra assassini, mafiosi, rapinatori e sequestratori di persona sono tornati in libertà nel secondo semestre dello scorso anno perché la giustizia non è stata in grado di assicurargli un processo. Fra questi c'è anche Croce Simonetta, uno dei banditi rimasti gravemente feriti sull'autostrada sabato scorso nello scontro a fuoco tra gli agenti dei Nocs e i rapitori di Belardinelli. In Sicilia, Campania e Calabria sono decine gli imputati di associazione di stampo mafioso che hanno riguadagnato impunemente la libertà e che si sono sottratti agli obblighi di polizia dandosi alla macchia. Così come altre centinaia di persone accusate di delitti gravi come omicidio, spaccio di droga, rapina, sequestri di persona. In tutto, secondo la preoccupante relazione distribuita ieri dal ministero di Grazia e Giustizia, rappresentano quasi il 41 per cento rispetto ai 3216 detenuti scarcerati per decorrenza dei termini fra il primo luglio e il 31 dicembre 1988. Una cifra che sottolinea come effetto più «preoccupante» e «paradossale» il fatto che la scarcerazione riguardi nella maggior parte dei casi imputati non in attesa di giudizio ma persone sulle quali ì giudici, sia pure nella prima delle tre fasi, abbiano già pronunciato una sentenza di condanna. Il problema, grave per le sue ripercussioni sul dilagare della delinquenza, già in passato si era posto più volte. Tanto che il Parlamento aveva varato in due riprese altrettanti provvedimenti per limitare il fenomeno. Portando prima da 12 a 18 mesi il limite massimo di carcerazione preventiva fra un grado e l'altro di giudizio (legge 743 del 1986) e approvando poi, in previsione del nuovo rito penale, alcune modifiche per rendere più difficile l'arresto degli imputati (legge 330 del 1988). Misure rivelatesi inutili perché l'amministrazione della giustizia, sempre più ingolfata, non è riuscita a reggere il passo nemmeno alle nuove condizioni. Tanto che, secondo le cifre fornite dal ministero, i detenuti scarcerati per decorrenza termini, che nel semestre precedente erano stati 2992, sono passati a 3216: un incremento del 7,48 per cento. Il caos giudiziario che si registra nelle grandi città e l'influenza che esso esercita sul fenomeno è messo in rilievo dal dato che sono proprio il Centro e il Nord, con aumenti percentuali del 41,08 e del 2,29 per cento rispettivamente, le aree geografiche dove più massicce sono le scarcerazioni per decorrenza dei termini della custodia cautelare. Roma, in particolare, con i suoi 871 detenuti tornati in libertà tra il primo luglio e il 31 dicembre 1988 (rispetto ai 608 del semestre precedente) assorbe oltre il 90 per cento del totale dell'Italia centrale. Assieme a)la capitale ci sono però anche Torino con 527 imputati scarcerati (da gennaio a giugno 1988 erano stati 473) e Milano con 330 (317). Un notevole decremento si è registrato invece al Sud e nelle Isole con l'I 1,96 e il 2,68% in meno. Ma al di là delle cifre quello che preoccupa maggiormente è che assieme a migliaia di ladri, truffatori e ricettatori anche criminali più pericolosi abbiano potuto lasciare il carcere per colpevoli ritardi o inefficienze nell'amministrazione della giustizia. In libertà sono così tornati C7 mafiosi, 441 rapinatori, 57 imputati di omicidio, 14 sequestratori di persona, 501 spacciatori di droga.

Persone citate: Belardinelli, Croce Simonetta

Luoghi citati: Calabria, Campania, Italia, Milano, Roma, Sicilia, Torino