Due verità per i quadri di Maccari scomparsi di Mino Maccari
Due verità per i quadri di Maccari scomparsi La nuora e la nipote accusano la moglie e i figli del pittore: «Hanno sottratto numerose opere di glande valore» Due verità per i quadri di Maccari scomparsi 77 legale di famiglia: tutto in regola, non è un nuovo caso Guttuso ROMA. Litigi, avvocati e dolore in casa Maccari a un mese appena dalla morte del pittore. I giornali annunciano addirittura «un altro caso Guttuso». Cosa sta succedendo? «Maccari mori verso sera del 17 giugno. La mattina dopo arrivarono gli ufficiali giudiziari a mettere i sigilli a una stanza della villetta al Cinquale dove si tenevano certi quadri Era già tutto preparato». La richiesta del sequestro cautelativo parte da nuora e nipote del pittore: Leandra e Leina, vedova e figlia dell'ultimogenito di Maccari, Duccio, morto in guerra. Alle due donne (Leandra vive a Siena e non si è mai risposata, Leina ha da poco divorziato da Salvatore Bruno, funzionario Rai, e vive a Roma! ha sempre provveduto Maccari. Adesso le due donne, assistite da avvocati, accusano il resto della famiglia (la vedova novantenne, Anny Sartori con i figli Marco che vive al Cinquale, Giuseppe che vive e lavora in teatro a Roma, Brunetta maritata a Lione, tutti oramai sulla cinquantina) di aver «fatto sparire» non si sa quante opere, anche sloriche, di Mino Maccari più quattro importanti dipinti di Giorgio Morandi, alcuni Rosai, dipinti napoletani del Settecento. «Tolti i sigilli», affermerebbero, «si trovò la stanza del Cinquale semivuota. E dei dipinti appesi ai muri romani di via di Villa Emiliani, nessuna traccia». Dov'è dunque finita parte dell'eredità? Il pittore avrebbe inoltre «regalato» nei suoi ultimi anni almeno duecento quadri a una cara amica, la cinquantenne ex modella Giuliana Panzetti. Affidate a un mercante fiorentino, queste duecento tele starebbero per invadere il mercato, con evidente degrado delle quotazioni. La famiglia fa sapere che si tratta di inesattezze giornalistiche; che c'è sempre stata piena disponibilità, come dispone la legge, nei confronti di Lean- dra Maccari. D'altra parte, sempre per legge, metà del patrimonio (vi sarebbe anche circa un miliardo in denaro) spetta soltanto alla vedova: in precarie condizioni di salute e che va dunque protetta da gesti clamorosi e atti legali. «Macché stanza blindata», dice a Firenze Piero Pananti che fu uno dei pochi mercanti «al servizio» di Maccari, editore dei «Quaderni Maccari» dove da anni si pubblicano le opere riconosciute autentiche. «Ci fu un furto di quadri E misero una porta blindata e inferriata alla finestra di una stanza da letto al Cinquale, da servire quando l'autunno rientravano tutti a Roma. E poi, cosa ci poteva essere là dentro? Chiunque, sempre, poteva calare da Maccari a "prendere": come faceva a regalare a tutti e a mettere da parte? Di Rosai poi c'era solo uno scherzoso "monumento" dipinto per l'amico Macca- ri. E i napoletani erano un solo quadretto, comperato al Forte da uno che aveva bisogno. la verità è che Maccari non ha mai saputo fare affari: dipinti che costavano solo 2 milioni sul mercato. Ma glieli portavano via a 3-400 mila». In cosa consiste, e che valore ha insomma questa «eredità» sospettata di Mino Maccari? E questo chiasso, farà bene ad un «mercatino» modesto com'è già in realtà il suo? Tanto chiasso per forzare un accordo, dunque, e alzare le quote reciproche? La famiglia tace ma: «Anni fa» racconta qualcuno «sparirono in casa certe tirature di incisioni. Che poi si ritrovarono in vendita a Roma. I misteri in casa Maccari non sono nuovi. Ma lui preferì non andare fino in fondo. Curioso: questo omino allegro e arrendevole a tutti, disordinato ed espansivo, romantico e anarchico. E tutto invece ruotava attorno a lui. Teneva in ordine tutti, tutti in rispetto. Adesso...». Claudio Savonuzzi Un carboncino di Mino Maccari, opera degli Anni Cinquanta
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