«A Milano l'Expo 2000»

«A Milano l'Expo 2000» L'ex ministro socialista rilancia il progetto che ha contribuito a far cadere la giunta di Venezia «A Milano l'Expo 2000» Tognoli: e nel '96 le Olimpiadi MILANO. «La nostra non è propriamente una città d'arte, così come in genere lo sono quelle che ospitano l'Esposizione universale», dice Carlo Tognoli, «ma se sapremo mettere in rilievo non solo le caratteristiche di modernità ma anche quelle storiche, qualche possibilità concreta c'è di riuscire a vedere qui, nel 2000, la più grande rassegna del mondo». Parlamentare socialista, ministro per le Aree urbane nei governi Goria e De Mita, sindaco di Milano dal '76 all'86 — quando il psi arrivò alla percentuale massima del 19,8% — Tognoli accennò a quest'eventualità dopo le polemiche sul concerto dei Pink Floyd nella città lagunare. «Tenuto conto che a Venezia si litiga, c che i no prevalgono sui sì, mi pare opportuno trovare il modo perché il nostro Paese non perda quell'occasione», spiega. Inaugurata il 1° Maggio 1851 a Londra — la regina Vittoria scrisse nel suo diario: «E' uno dei giorni più grandi e gloriosi della mia vita» — l'Esposizione universale è stata testimone delle meraviglie, delle curiosità, dei miraggi e delle conquiste del proprio tempo. Tognoli collega il discorso sull'Expo 2000 a un'altra sua idea: le Olimpiadi. «Dovremmo darci da fare per averle a Milano, nel '96. Le infrastrutture realizzate per i Giochi potrebbero venire utilizzate anche\>er l'esposizione. Due manifesta- zioni non costituirebbero una doppia spesa, ma anzi un risparmio. Sarebbe un rilancio straordinario anche per Torino, Genova, il Veneto, per l'intero territorio padano». Grandi progetti Tognoli li elabora da tempo; quello denominato «Mi-To», dei primi Anni 80, prevedeva una forma di collegamento organico, stretto, quotidiano, fra Milano e Torino. «Un'ipotesi — ricorda — era una ferrovia veloce che unisse le due città, parallela all'autostrada. La società cui questa fa capo ha di recente ultimato un piano di fattibilità. Altra proposta, una rete di connessione via cavo fra i capoluoghi e all'interno di ciascuno. Servirebbe ad esempio per corsi scolastici, di formazione anche professionale, scambi di informazione, videoconferenze, commerci pure a livello di singoli utenti. Lo spazio c'è: basta pensare che hanno fortuna persino certe aste di televisioni private». Se non proprio arenato, il programma sembra quantomeno in gravi difficoltà. «Mancò, allora — dice Tognoli — l'interessamento degli organi centrali. Ci furono reazioni negative delle regioni interessate, che, almeno in un primo tempo, mi sospettarono di volere un'unica megalopoli, Milano e Torino insieme. Invece Mi-To parlava di integrazione: che secondo me rimane il mezzo per evitare la concentrazione. In più, ci furono le proteste di alcune città che si sentivano tagliate fuori. Reagì invece positivamente De Michelis, il quale pensò anche a Venezia, auspicando che venisse associata al progetto». «Non esistono da noi, e per fortuna — prosegue — le metropoli di tipo americano, con 6, o 7, o 10 e più milioni di abitanti. Abbiamo due grandi città, Roma e Milano, il numero dei cui abitanti praticamente si equivale, considerando per la prima i residenti nel Comune e per la seconda anche quelli del circondario, con il quale non c'è soluzione di continuità. Ce ne sono poi una dozzina di medie, con popolazione fra le 300 mila unità e 1 milione. Una distribuzione equilibrata, anche se non tutte le città sono egualmente infrastrutturate e attrezzate». Il sovraccarico di traffico, con le relative conseguenze di inquinamento, colpisce principalmente il Nord; le carenze di strutture danneggiano soprattutto il Sud. «Ma non dobbiamo pensare che il problema si sia posto solo nel nostro tempo. Già nel '700 si ha notizia, a Milano, di congestioni nella circolazione delle carrozze». Per combattere l'inquinamento, Ruffolo e Tognoli proposero tra l'altro nell'88 di attuare le direttive Cee per i grandi impianti di combustione e di modificare quelli adibiti al riscaldamento nelle case private. «Ma tali provvedimenti devono essere applicati dai Comuni — puntualizza Tognoli —; il compito del governo sta nell'indicare linee generali e predisporre leggi». Il clima ventoso dissipa in parte i veleni, e questa è forse ina delle ragioni principali per cui, nel Sud (così come nelle città di mare in genere) l'anidride solforosa e gli ossidi di azoto non raggiungono livelli preoccupanti. «Là i problemi si chiamano reti idriche incomplete o insufficienti, con quartieri interi che soffrono la sete, persino a Reggio Calabria, dove, pure, scende copiosa l'acqua dell'Aspromonte. A volte mancano persino le fognature, oltre che le scuole e i centri sociali. E i servizi pubblici di trasporto sono come minimo inadeguati». Ornella Rota Carlo Tognoli. «Enormi vantaggi anche per Torino, Genova e il Veneto