I giudici: l'Anonima cambia di Vincenzo Tessandori

I giudici: l'Anonima cambia I giudici: l'Anonima cambia «I latitanti compilano le liste delle persone da rapire poi i nuclei della banda colpiscono e trattano il riscatto» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Dice, a mezza voce, Piero Luigi Vigna: «Il problema fondamentale sono i latitanti, bisogna partire da questa riflessione. Hanno tempo a disposizione, è facile, per loro, pensare ai sequestri^ Procuratore aggiunto della Repubblica a Firenze, non ha dubbi che l'ordine di impedire il pagamento del riscatto per Dante Berardinelli sia stato opportuno perché, ha detto, «è l'ora di finirla, per questa gente, di arraffare denaro e fare quello che vuole». Le bande, riflette, per lo più son formate da persone spesso fuori dalla galera per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva o grazie ad assoluzioni per insufficienza di prove. Come Giovanni Antonio Floris, come Croce Simonetta, come i fratelli Olzai, coinvolti nella sparatoria di Piano Romano. Quasi fosse una holding, la chiamano «l'Anonima toscana», una società criminale attiva soprattutto nel ramo sequestri di persona a scopo di estorsione: prima reinvestiva i guadagni neh"acquisto di terreni o immobili, ora il business è la droga perché anche la società agricolo pastorale, per questa particolare società criminale, si è modificata. La matrice è sarda, osserva Vigna, «anche se in alcuni gruppi figurano siciliani». Il territorio a rischio è estero, dall'Emilia alla Maremma Toscolaziale. Il crimine è pianificato, «si è evoluto», e già in passato Croce Simonetta avrebbe stilato un elenco di persone da rapire. Il primo nome della lista era quello dell'industriale Lenzi, di Quarrata e quando venne scoperto, il progetto era «in una avanzata fase». In quell'elenco figuravano, poi, il nome di un possidente dell'Aretino e dell'attrice Laura Antonelli. Ma quante sono le bande di «cacciatori di uomini»? «Difficile fare un numero», risponde Francesco Fleury, sostituto procuratore generale, per anni impegnato nella lotta ai sequestri. «E' difficile ma teoricaments sono parecchie: occorre tener conto dell'immigrazione, che non si è bloccata. Intere zone, nel Senese o nel Grossetano, sono 'sarde'. Per le strade si sente parlare soltanto sardo, nei bar ci sono solo sardi, qualche paese ha anche cambiato nome, come Asciano che ormai chiamano 'Asciami'. E purtroppo sappiamo che con la gente onestissima arrivano anche i delinquenti. Insomma, una famiglia può avere allo stesse tempo un parente magistrato e un altro bandito». Siamo al ventottesimo sequestro di persona, in Toscana, e finora soltanto i rapitori di Romolo Banchini, preso nel 1976, sono rimasti sconosciuti. All'inizio, in quello che ormai chiamano il «periodo arcaico», la ferocia dei rapitori non aveva conosciuto limiti: di Alfonso De Saions, sedicente barone nato in Argentina, portato via dalla sua villa nel Chianti il 3 luglio 1975, primo dei sequestrtai, non si è più saputo nulla e di Marzio Ostini, catturato nel gennaio '77, si seppe che lo avevano dato in pasto ai porci. Le bande vennero smascherate, qualcuno si è pentito o, forse più esattamente, ha collaborato. I gruppi si univano per compiere un sequestro e, finita l'impresa, i componenti si lasciavano magari per andarsi a riunire con altri, per compiere nuovi sequestri. Tutto era frutto dell'improvvisazione e, più o meno, tutti si conoscevano. Da qualche tempo le cose sono cambiate e cambiate in peggio, osserva Fleury. Nel sequestro di Esteranne Ricca, presa in una strada della Maremma l'8 gennaio dello scorso anno, «ci accorgemmo che i ruoli erano diventati rigidi, insomma esisteva una sorta di compartimentazione: fra quelli che si erano occupati del prelievo dell'ostaggio soltanto uno conosceva coloro che trattavano. Quando intervenimmo, al momento del pagamento del riscatto, Antonio Deliperi, accettò di collaborare, ma dovette limitarsi a un appello in televi¬ sione perché non aveva altro modo di arrivare al resto della banda che, peraltro, non conosceva». Anche quella volta era stata scelta la linea dura. Più volte il riscatto fu bloccato ma la famiglia riuscì ugualmente a mandare un emissario in Sardegna e pagare, sottobanco, circa 2 miliardi e mezzo. «Fu una cosa non lineare», commenta, amaro, il dott. Fleury. «Anche questo tipo di criminalità ha compiuto un salto di qualità», dice il magistrato. «Fino al sequestro dei fratelli Kronzuker, fino all'estate dell'Ottanta, la struttura delle bande era semplice, ora appare assai complessa, più niente sembra frutto dell'improvvisazione. Certe cose rimangono, è vero, come l'itinerario imposto agli emissari della famiglia per la consegna del riscatto. Ma mentre un tempo l'unico scopo dei lunghi e complessi viaggi era quello di controllare che nessuno seguisse l'auto col denaro, oggi si è andati oltre. Alla famiglia Berardinelli avevano imposto di prendere l'autostrada e andare fino in Calabria, forse con l'idea di gettare sulla 'ndrangheta la responsabilità anche di questo sequestro». Ora però li conoscono tutti: quelli della sparatoria e i cinque che corcano. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Argentina, Asciano, Calabria, Emilia, Firenze, Quarrata, Sardegna, Toscana