I tagli? Vanno in ferie di Stefano Lepri

I tagli? Vanno in ferie Manovra economica: Carli fa il duro, Andreotti rinvia I tagli? Vanno in ferie Prime divergenze fra i ministri, a settembre le decisioni impopolari Meno gravi le previsioni '90, da recuperare «solo» 17 mila miliardi ROMA. Guido Carli è molto duro, la manovra economica forse meno. Il ministro del Tesoro, ex governatore della Banca d'Italia, ex presidente della Confindustria, promette «una estate di fuoco»; ai suoi colleghi di governo, ai quali chiederà forti tagli di spese per il '90, vuole togliere dalla testa che «la loro funzione sia quella di offrire di più ai cittadini». Ma, nelle cifre approvate ieri mattina dal Consiglio dei ministri, l'indicazione dei tagli alle spese e delle nuove entrate da trovare per il '90 si è ridotta. Il nuovo governo conferma che intende «rafforzare» le proposte ricevute in eredità dal governo precedente. Il «piano Amato» prevedeva 17.000 miliardi tra tagli e nuove tasse nel '90; nei giorni scorsi sembrava che il «rafforzamento» consistesse nell'arrivare a 21-22.000 miliardi; ora si scopre che la cifra resta di 17.000 miliardi, ma va intesa, nelle parole di Carli, come «un minimo». Giulio Andreotti preferisce non legarsi mani e piedi a cifre che potrebbero cambiare del tutto dopo qualche mese, come già è avvenute m passato. Paolo Cirino Pomicino, ministro del Bilancio, apiega che il «rafforzamento» della manovra consisterà nell'impedire che, questa volta, le cifre peggiorino in corso d'anno spingendo all'affanno di manovre-bis e correzioni di rotta. Peraltro negli ultimi giorni è accaduto l'opposto: i conti di previsione per il '90 hanno subito un repentino miglioramento. Un miracolo secondo i maligni, un approfondimento dei calcoli secondo le fonti ufficiali ha sgonfiato il «fabbisogno tendenziale di cassa» (la previsione della Ragioneria generale sul deficit). Una settimana fa sfiorava all'incirca i 155.000 miliardi; si è ridotto prima a 152.000 e poi a 150.400 ieri mattina. Miracolo o no, si è provvidenzialmente attenuata la vampa dei fuochi estivi annunciati dal ministro del Tesoro. Visto che restava fermo a 133.100 miliardi il stetto» di deficit da indicare come obiettivo del governo, è diminuito di circa cinquemila miliardi l'ammontare della manovra (ossia dei tagli alle spese e delle nuove tasse) da decidere con la legge finanziaria '90. 117.000 miliardi «come minimo» restano una cifra ragguardevole, che non esimerà da decisioni impopolari. Tuttavia il bilancio di previsione '90 approvato ieri, proprio perché meno preoccupante di quanto si temeva, consolida l'intenzione di Andreotti di rinviare a settembre le decisioni principali. «Il governo dice che agosto è riservato alle ferie», commenta con un po' di ironia il presidente della commissione Bilancio del Senato, Nino Andreatta, dopo aver ascoltato i tre ministri economici Guido Carli, Paolo Cirino Pomicino e Rino Formica. Anche il blocco delle tpriffr pubbliche, che sembrava una delle decisioni possibili prima di Ferragosto, non ci sarà. Di fatto, per ancora qualche tempo le tariffe (autostrade, aerei, telefoni, ecc.) ìesteranno ferme, per non alimentare l'inflazione; più in là, annuncia CiriPomicino, si andrà a una «yi aduazione degli aumenti» (che non dovranno superare un complessivo 3,5%). Ma ancora nell'audizione di ieri pomeriggio al Senato Carli ha parlato dell'«eccesso di domanda» per consumi, che avrebbe consigliato provvedimenti già in agosto. Dalla Banca d'Italia continuano a provenire segnali di allarme. Andreatta, che è un sostenitore della linea Carli, raccomanda almeno che «i provvedimenti di accompagnamento della legge finanziaria '90» (ossia i tagli eie tasse) abbiano effetto da ben prima del 1° gennaio '90, in modo da frenare il deficit in modo più energico. Anche il ori si schiera sulla linea Carli, mvitando il governo a una maggiore «determinazione». Un altro punto di dissenso tra i ministri economici sarebbe emerso nell'audizione di ieri, secondo quanto riferisce il senatore Filippo Cavazzuti (che regge il Tesoro nel «governoombra» comunista): per Formica le nuove entrate fiscali necessarie nel 1990 ammonterebbero a 4000 miliardi, per Carli a molti di più. Stefano Lepri Gutdo Carli. L'ex Governatore della Banca d'Italia, dal suo incarico di ministro del Tesoro ha promesso ai suoi colleghi «un'estate di fuoco»

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