LA LUNGA MARCIA

LA LUNGA MARCIA LA LUNGA MARCIA Si celebrano i trecento anni dal «Glorioso Rimpatrio» PRAGINS, sulla costa svizzera del lago di Ginevra, notte del 26 agósto 1689: qualche centinaio di valdesi del Piemonte e ugonotti francesi attraversano il Lemano e sbarcano a Yvoire, in Savoia. Sono tutti uomini, in gran parte giovani, bene armati ed equipaggiati. Li guida un pastore quarantenne, Henry Arnaud, abile organizzatore e fine diplomatico, che ha ottenuto da Guglielmo di Grange, «statholder» di Olanda e re d'Inghilterra, denaro, armi e soprattutto appoggio all'impresa. A marce forzate il piccolo esercito attraversa la Savoia, senza che le locali milizie popolari riescano ad ostacolarne il cammino verso sud: la valle dell'Arve viene risalita fino a Sallanches, poi i valdesi deviano verso Megève. Nella neve e sotto la pioggia raggiungono i 2300 metri del Col du Bonhomme che li porta in vai d'Isère. Al colle del Moncenisio, oltre il quale si entra in terra di Francia, arrivano nel settimo giorno dalla partenza. Provati dalla marcia e dagli scontri con le truppe del Re Sole, il 3 settembre gli uomini di Arnaud sono a Salbertrand, il cui ponte è difeso dai francesi. Nella notte la battaglia è violenta, molti sono i caduti da entrambe le parti, ma alla fine la via verso le Valli è nuovamente riaperta: il 5 i valdesi sono sul colle del Pis e il 7 di fronte al tempio di Prali si celebra il culto. Il primo da tre anni in queste Vanì, da quando l'estensione al Ducato di Savoia dèlia Revoca dell'Editto di Nantes ha privato anche i valdesi del diritto di culto. E' il gennaio del 1686: tra i valdesi prevale la scelta di opporsi con le armi all'editto di Vittorio Amedeo, ma presto la resistenza è spenta nel sangue, le prigioni riempite, i bambini strappati alle famiglie e «cattolizzati». Alla fine dell'anno, gli ambasciatori- svizzeri ottengono dal Duca che ai valdesi, in cambio dell'esilio, sia data la libertà. Le Valli, tanto tenacemente difese, devono essere abbandonate. I pochi superstiti — non più di 3000 dei 15.000 che le popolavano — vengono accolti con calore dai Cantoni protestanti e avviati verso.Assia, Wurtemberg e Brandeburgo. Il desiderio di tornare nelle terre dei padri è però forte e i tentativi di rientrarvi presto organizzati: falliranno i primi due, avrà più successo il terzo grazie anche alla favorevole situazione internazionale. Nel chiedere aiuto a Guglielmo d'Orange i valdesi sanno di trovare in lui non solò un correligionario e uh amico, ma anche il principale antagonista di Luigi XIV. In Europa si sta combattendo la guerra detta della Lega di Augusta, che onpone la Francia alla quasi totalità degli stati europei. In questo contesto la riconquista delle Valli assume un ruolo strategico. La spedizione nasce dal combinarsi di queste speranze e volontà, che però si realizzeranno solo in parte. Giunti alle Valli per i valdesi è dura guerriglia fino all'invernò quando, rimasti in poche centinaia, si asserragliano sopra la Balsiglia. Seguono le indicazioni date dal vecchio condottiero della guerra dèi banditi, Josué Janavel, che non potendo partecipare alla spedizione, ha scritto le sue «Istruzioni». Si attende la primavera e, con essa, l'arrivo, dei rinforzi che invece non giungeranno. Ma quando la situazione sarà divenuta disperata e il Catinai penserà di averli ormai in pugno, una provvidenziale nebbia consente ai valdesi di sfuggire l'accerchiamento e salvarsi. Quattro giorni dopo il Duca di Savoia, che da tempo meditava di rompere l'alleanza col Re Sole, offre una tregua. Solo nel 1694 si avrà la reintegrazione ufficiale dei valdesi nei loro diritti, ma è già in questo momento che' si apre una nuova fase della loro storia valdesi e si concludono quelle vicende note, già agli inizi del Settecento, col nome di «Glorieuse Rentrée», poi tradotto in «Glorioso Rimpatrio», di cui quest'anno si celebra il tricentenario. Daniele Jalla (S V IJL Z E R A Lago di Ginevra j BOBBIO PELLICE v i. Sopra: i Valdesi attraversano il lago di Ginevra. Sotto: la Balsiglia, dove trovano rifugio nell'inverno del 1698. Dilato: il «Glorioso rimpatrio».

Persone citate: Bonhomme, Daniele Jalla, Guglielmo D'orange, Guglielmo Di Grange, Henry Arnaud, Luigi Xiv, Re Sole, Savoia, Vittorio Amedeo