DAL BIG BANG AI PUNTI NERI di Stefano Bartezzaghi

DAL BIG BANG AI PUNTI NERI DAL BIG BANG AI PUNTI NERI Giochiamo con i lettori: parole rovesciate, errori di stampa, neologismi Ecco come la cosmologia viene trasformata in cosmesi ; A chiusura estiva si avvicina, e allora rimetto un po' in ordine la posta degli ultimi mesi: trovo lettere che non ho mai citato, perché intanto era cambiato l'argomento, ma che meritano una menzione. Una delle più antiche risale a questa primavera, quando si parlava del gioco dei contrari, o «as'dàd». Ugo Perugini (Milano) mi scriveva a proposito di Silvio Pellico, che aveva trovato dei suoi «ad'dàd», su cui faceva garbata ironia: «... si chiama "amico" un uomo qualunque da cui si speri qualche lucro...», e poi: «Chi si sarebbe mai immaginato che per esempio la parola "padre", che vuole dire procreatore di figli, dovesse un giorno significare un uomo che ha fatto voto di castità? Che "virtuosa" dovesse significare una cantatrice di teatro? Che "talento" (nome originariamente di moneta) venisse per l'associazione delle idee di valore a prendersi invece d'ingegno e di sapere?». Almeno «padre» e «virtuosa» li passerei al dizionario degli «ad'dàd». Un argomento che ha scatenato una sollevazione popolare, deve essere desiderio di rivalsa, è quello delle gaffes giornalistiche. Non allego certo l'intera lista di documentatissime castronerie che i perfidi lettori mi hanno fornito. Mi limito a considerare che gli errori giornalistici possono essere di varie specie. Vi sono errori tecnici: un giornalista si occupa di un argomento in termini divulgativi, e mài soddisfa i cultori specializzati. Storceranno il naso anche in assenza di grossi errori di fatto (io conosco gli enigmisti, e so che non si può parlare di enigmistica sui giornali non specializzati senza provocare lamentele e bizantini distinguo), si esilarano quando tali errori, invece, ci sono. Guglielmo Bracco (Torino), che è medico, mi segnala una grossa sciocchezza commettuta ripetutamente dalla maggior parte dei quotidiani, che parlano (specie dopo Cernobil) di «trapianto di midollo spinale»: che è un'operazione che non Si fa mai. Si fa invece il trapianto di midollo osseo, ed è tutt'altra cosa. Non è un errore da poco. Altri errori rilevanti sono quelli morfologico-grammaticali, usi disinvolti di neologismi e parole straniere. A Daniela Re (Torino) ha dato fastidio sentire, in un telegiornale, un servizio sulla «giunta pentapartita». Ma come, non si dovrebbe dire «pentapartitica»? Vedete che l'indignazione, per quanto scherzosa, non è feconda. Con un po' di riflessione, si potrebbe concludere che «pentapartito» (come aggettivo), subisce l'attrazione degli aggettivi «bipartito», «tripartito», giungendo a significare: «giunta comunale divisa in cinque parti», come le torte. Non so, cara Daniela Re, se, messa così la faccenda, l'aggettivo le appaia più adeguato alla realtà. Poi ci sono gli errori di stampa, e qui si arriva al delirio. Teodoro Matteis (Avellino) mi assicura di avere letto su un giornale, l'anno scorso, la citazione del famoso libro di Stephen Hawking: «Dal Big Bang ài punti neri» (nel titolo originale, è ovviamente questione di «buchi neri»): dalla cosmologia alla cosmesi. Peccato che Matteis non sia riuscito a trovare i dati esatti della citazione (e così accade anche per la.sua segnalazione di un secondo articolo, in cui si parlava della querelle tra Silvio Berlusconi e le autorità televisive francesi, ai tempi della Cinq. Secondo il giornalista a un certo punto Berlusconi avrebbe giocato le sue carte migliori e cioè, dal testo dell'articolo, «tirato fuori i suoi hatù»). Il discorso sugli usi giornalistici di parole straniere e neologismi è stato da molti collegato al discorso sul linguaggio dell'informatica. Ricordate quei termini come «inputare», «resettare», «formattare»? Molte prese di posizioni di parte di lettori esperti. I più rigettano «printare», che sostituirebbe inutilmente il va- lidissimo «stampare». Su questo punto vedo che abbiamo l'approvazione di Umberto Eco, e allora ci andiamo tranquilli. Giulio Rutello (Ciriè, To: spero di avere bene interpretato la firma) mi invia un intero dizionario di questi termini, compilato da lui con l'aiuto di alcuni colleghi, e da lui intitolato «Dizionario dei bai-pass» (dizionario dei termini sui quali è me¬ glio lasciar correre). Il dizionario segnala-per ogni termine la frequenza di uso e l'ambito di appartenenza (se è riferito ai «sistemi minori», i personal computer, o ai «sistemi superiori», i grossi elaboratori). Trovo moltissimi termini che non conoscevo, come «printerina», «oldare» e un per me assai affascinante «schillare». «Skill» è, in inglese, l'abilità e la preparazione. Mi immagino dialoghi piccanti: «se credi che siamo un branco di incapaci', allora schìllaci tu, che sei tanto bravo...». Un'ultima lettera è quella di Piergiuseppe Menietti (Torino), che mi propone un paio di giochi di cui ho già sentito parlare, o almeno mi sembrai Un gioco è quello di leggere a rovescio i numeri da un display di calcolatrice. Leggendo al contrario 0.7738135, si trova SEI BELLO, e Menietti si inventa una storia con una procace impiegata, il cui interlocutore, immodesto, può replicare: 0.507 (a rovescio: LO SO). Con questo sistema, Menietti scrive madrigali, pastorali e carmi coniugali. Un altro gioco che mi suggerisce è quello di lavorare sulle sigle delle targhe automobilistiche, considerandole come sillabe. Ma la cosa che mi ha incuriosito di più della sua lettera, confesso, è che Menietti si presenta come venditore di turaccioli, e abita in via Boucheron (a un lombardo, Boucheron fa venire in mente «busciòn», turacciolo. Del resto, io ho abitato in via Prestinai! — in lombardo: panettieri —, che faceva angolo con via Michetti. Succede). Scrivete a Tuttolibri, redazione Giochi, via Marenco 32; 10126 Torino. Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Avellino, Ciriè, Milano, Torino