E LA PITTURA CREO' LA FOTOGRAFIA

E LA PITTURA CREO' LA FOTOGRAFIA E LA PITTURA CREO' LA FOTOGRAFIA UANTI padri ha la fo4H & tografia? Stiamo celefij SA brando adesso i suoi ' B 150 anni, ma si può !■ " li ;1 scegliere. C'è l'ingle* ; \"M'se Wedgwood (sì, Wa H quello delle ceramiW Sf che) che nel 1802 ot- mrNY tiene una «immaginei;, ma non può svi^Flupparla né fissarla. C'è il francese Niepce che nel 1826 sperimenta un processo a base di asfalto, ma richiede ore ed ore di esposizione. C'è finalmente Daguerre che nel 1835 produce una «foto»: ma l'esemplare è ogni volta unico. Lo stesso anno l'inglese Fox Talbot ottiene un «negativo», cioè la matrice, la moltiplicabilità dell'immagine. Così, tra tante date, e nomi, e perfezionamenti, l'anniversario prescelto diventa quello del 1839: quando l'astronomo Arago illustra all'Accademia francese delie Scienze i processi chimici del concittadino Daguerre. I 150 anni che celebriamo dovunque, secondo meriti e mezzi, sono una data simbolica. Se i padri erano tanti si chiede Pater Galassi, conservatore fotografico al Mom di New York in un saggio che si intitola «Prima della fotografia» (Bollati Boringhieri, pp. 193, L. 50.000) non vorrà forse dire che la paternità fotografica è «collettiva», senza responsabilità primarie? La foto era nell'aria, matura per nascere. E non fu quindi solo un problema di chimica: secoli d'uso pittorico della «camera oscura» avevano re¬ so familiare il lavoro su immagini che si componevano al fondo di una cassetta che aveva un forellino da una parte e una lastra di vetro smerigliato dall'altra. Paesaggisti e vedutisti ottenevano già dalla loro scatoletta una immagine «piatta» di quel mondo a tre dimensioni che avevano preso di mira. «La foto», dice Galassi, «nasce da codesta esigenza di tradurre in immagine la realtà»; e si disse subito, difatti, che ogni artifizio di stile veniva finalmente abolito a profitto della verità. In realtà il giocattolo si sarebbe trasformato ben presto e con scarsa riflessióne, in un'altra pittura forse ancora più retorica e inerte. Dopo le gloriose avventure dei primi autori, ecco la foto fornire ai pittori modelle a buon mercato, ai commercianti di stampe fogli da poco prezzo, ai pornografi alibi scientifici. Supposto specchio della realtà rinuncia ad ogni ambizione di stile: così a metà secolo inquadrature e variabili ottiche che i fotògrafi nemmeno sospettano esistono invece proprio nella pittura. Quanto ci vorrà ancora perché un fotografo solo uniti il taglio, il flash di un Degas? Eppure, afferma Galassi, è dalla esperienza sintattica accumulata nei secoli dalla pittura che è nata la fotografia; e ai padri chimici della sua formulazione vanno così aggiunti (non è una scoperta) gli occhi di tanti pittori: in. particolare i paesaggisti del XVIII secolo. Si dimentica, curiosamente, dei pazienti pittori di nature morte: quieti fotografi di una realtà resa immobile. Hanno una storia che inizia a fine '500 e arriva ai giorni nostri; e fotografi illustri ci han dato ad esempio «nature morte industriali» di eccezionale poeticità. E i «ritrattisti» sempre del '500, allora? Come non ritrovarne l'eleganza astratta e manierata nei ritratti di Cartier Bresson, di Kertesz? O magari nelle immagini «primitive» di Nadar? E perché poi la «rivoluzione prospettica» di metà '400 dovrebbe essere separata dalla storia della fotografia, quando è per esempio da lei che nase la oscura «cassetta» delle oscure immagini? Nulla in comune invece, secondo Galassi, tra l'occhio di un Paolo Uccello e quello del già citato Degas: la foto nascerebbe anzi da questa trasformazione. Galassi scopre, inoltre, che la foto nasce nella storia dell'arte (alla quale appartiene) al momento di una diffusa «banalizzazione» della pratica pittorica. Non è nuovo. «Aprono una finestra» scrive già nel 1859 Charles Baudelaire dei pittori di paesaggio, «e tutto lo spazio compreso nel riquadro, alberi, cielo e case, assume per loro il valore di un poema già scritto». Era certo vero per molta pittura. E' ancora vero per molta fotografia. Cos'è allora.una foto? E come davvero è nata la fotografia? Si attende risposta. Claudio Savonuzzi tv Ss?** William Hetuy FoxTalbot: "Porta aperta», !S-t3

Luoghi citati: New York