QUANDO GLI SCRITTORI RUSSI GUARDAVANO ALL'EUROPA

QUANDO GLI SCRITTORI RUSSI GUARDAVANO ALL'EUROPA QUANDO GLI SCRITTORI RUSSI GUARDAVANO ALL'EUROPA A barca dell'amore si è spezzata contro l'esistenza di ogni giorno» dice Majakowskj nella lettera-testamento dell'aprile 1930. la l'amore Lmancato non riguarda solo una donna, coinvolge la rivoluzione, se aggiunge, rivolgendosi agli scrittori impegnati nella stessa battaglia ideologica: «Compagni, sul serio, non si può far nulla». Nelle parole, e nel gesto, del poeta esplode un'antinomia che attraversa il Novecento russo, si rivela una difficile identità di cultura. A illuminare i nodi poco esplorati dalla nostra critica, giungono i lucidi saggi di Vittorio Strada. Nel volume «Simbolo e storia» ha raccolto una serie di interventi che s,i incastonano a mosaico, componendo un affascinante disegno: da un lato affiorano gli elementi di disagio e di complessità presenti dalla seconda metà dell'800 e più negli anni '90, dall'altro si delineano le tensioni alle quali il processo approda con la rivoluzione e poi nella cristallizzazione staliniana. Il «ciclo di Pietroburgo» da fine '700 al 1917 rivela i desideri di legare la cultura russa a quella europea e insieme di riunire una nazionalità frammentata, di accogliervi suggestioni orientali. La letteratura si sente, già nell'800, chiamata a un destino «metanazionale» «imperiale». . In tale prospettiva l'anima letteraria opera, attraverso scrittori di temperamento e intenti diversi, ben definiti individualmente, in modo paradossalmente unitario: la coscienza storica della società, il recupero del passato impongono una tradizione, mentre le aspirazioni tendono a privilegiare gli ideali, a ipotizzare le palingenesi, l'utopia. Superare «il retaggio del populismo» e contrastare la «decadenza» porta alle posizioni simboliste proposte da Merezkovskij e poi svolte in differenti correnti nel comune denominatore dell'antinaturalismo e dell'antipositivismo. Si possono così comprendere alcuni accostamenti europei, le affinità elettive tra Wagner e Dostojewskij, l'interesse per Nietzsche, gli entusiasmi per Rimbaud. Tentazione immanente è la «fusione di vita e poesia» e un poeta come Dobroljubov s'ispira proprio a Rimbaud nell'essere viandante e veggente e nel costruire l'esistenza con la poesia e come una poesia. Con una precisione che non si ravvisa in nessun'altra area, matura all'interno delle riflessioni dei letterati russi l'idea che rivoluzione poetica e rivoluzione politica coincidano. Il futurismo è il motore di questa trasformazione, e sembra per un momento saldare le opposizioni. Con il passaggio da Pietroburgo a Mosca e con l'inizio del «ciclo moscovita», ci si ritrova di frónte a un enigma, a un punto tragico che la parabola di Majakovskj incontra in modo emblematico. La rivoluzione non ha bisogno della voce dei poeti e degli scrittori, pretende semplicemente che i .'etterati illustrino la realtà socialista e spieghino per immagini i segreti del materialismo dialettico, consumando ogni sentimento borghese, anche ogni sentimentalismo populista. Quando ogni opposizione è indebolita per l'affermarsi del potere autocratico, è Stalin stesso a mettere in evidenza, discutendo in una cerchia di intellettuali a casa di Gor'kij, che «l'artista deve mostrare veridicamente la vita, e allora in essa egli non potrà non rilevare e non mostrare ciò che la conduce verso il socialismo». In questa tautologia che diviene il nucleo del «realismo socialista» di Gor'kij e dell'estetica da controriforma di Zdanov sembra di riascoltare un dialogo antico tra Robespierre e David. L'utopia svuota l'arte di quell'amore che solo sa conferirle senso. Ma quest'amore per gli scrittori russi, anche se attraverso una produzione sommersa o in esilio, non si è interrotto, come prova l'esperienza di Pasternak. Oggi che gli scarna bi con l'Europa sembrano attivarsi di nuovo còme, all'epoca di Pietroburgo, il pensiero critico di Vittorio Strada ci prepara ad accoglierne la fecondità. Giuliana Morandini Vittorio Strada Simbolo e storia Aspetti e problemi del 900 russo Marsilio, pp. 254, L. 26.000.

Persone citate: Giuliana Morandini, Merezkovskij, Nietzsche, Pasternak, Rimbaud, Stalin, Vittorio Strada

Luoghi citati: Europa, Mosca, Pietroburgo