MOLOTOV E RIBBENTROP UN ABBRACCIO MORTALE

MOLOTOV E RIBBENTROP UN ABBRACCIO MORTALE MOLOTOV E RIBBENTROP UN ABBRACCIO MORTALE Quel patto ha cinquantanni: la parola ai testimoni IL patto dì non aggressione russo-tedesco del 23 agosto 1939, è uno dei fatti più straordinari della storia del secolo. Senza quell'improvviso e sorprendente accordo fra due nazioni così radicalmente nemiche sul piano ideologico e politico, nessuno può dire se Hitler avrebbe rinunciato ad aggredire la Polonia il 10 settembre 1939 e a scatenare la Seconda guerra mondiale. Ma di sicuro il patto influì in modo determinante sullo svolgimento del conflitto, consentendo alla Germania nazista di conquistare l'Europa e di dominarla per quattro anni. Fu il patto firmato dal ministro degli Esteri sovietico Molotov e da quello tedesco von Ribbentrop a dare via libera alla serie di blitz in Polonia, in Norvegia, in Francia e nei Balcani che stupirono il mondo per la rapidità con cui venivano sbaragliati, uno dopo l'altro, gli eserciti che si opponevano alla macchina militare del Terzo Reich. Con le spalle sicure all'Est, dove l'Unione Sovietica nell'imminenza del conflitto era apparsa fino all'ultimo incerta fra un'alleanza con gli anglofrancesi e una minacciosa neutralità, Hitler realizzava la situazione ideale sognata da tutti gli strateghi imperiali germanici: evitare la guerra su due fronti. Come si sa, il patto russo-tedesco ebbe anche drammatiche ripercussioni sul movimento comunista mondiale del tempo, ponendo problemi terribili ai militanti di ogni Paese. Ma malgrado tutto, gli storici finiranno in generale per giustificare l'incredibile decisione di Stalin di accordarsi con Hitler. Il patto gli fece guadagnare due anni preziosi in cui potè organizzare la riscossa, potenziando la produzione dell'industria degli armamenti sovietica fino a rovesciare le sorti della guerra, al prezzo di venti milioni di morti, dopo le pesanti sconfitte iniziali. La storia di come nacque e come funzionò il patto di non aggressione fra la Germania e l'Unione Sovietica viene ora raccontata da due giornalisti inglesi, Anthony Read e David Fisher, che hanno raccolto una documentazione impressionante per quantità e approfondimento della ricerca. Con il titolo «L'abbraccio mortale» il loro libro di quasi 800 pagine ha l'andatura svelta di una cronaca piena di fatti e personaggi in grandissima parte poco conosciuti o del tutto inediti. Con il pregio delle letture che a ogni capitolo rinnovano l'interesse, la storia dei circa ventidue mesi in cui fu in vigore il patto Ribbentrop-Molotov, è come un film in cui gli avvenimenti vengono ripresi quasi giorno per giorno a stacchi continuamente alternati. Che cosa facevano a Berlino, mentre a Mosca si domandavano quali fossero i piani tedeschi? Quali idee animavano i governanti finlandesi a Helsinki nell'opporsi a un ragionevole accordo con Mosca sulla correzione del confine in Carelia? Come nacquero al Cremlino le pretese sulla Bessarabia romena, mentre Hitler temeva di perdere il petrolio della Romania? E così via. Moltissime testimonianze, specialmente tedesche, sono raccolte dalla viva voce di sopravvissuti, in particolare quelli che allora erano dei giovani diplomatici, altre sono state recuperate negli archivi, altre ancora vengono da fonti finora riservate. Di grande importanza, per esempio, nel rivelare fatti ancora ignorati deve essere stato l'apporto di Hans von Herwart, un giovane segretario dell'ambasciata tedesca a Mosca che riuscì a salvarsi pur avendo complottato contro Hitler nel 1944 e dopo la guerra fu ambasciatore a Londra e a Roma. Ciò che non finisce di stupire dopo tanto che se ne parla, è co.me i regimi totalitari di Hitler e di Stalin fossero totalmente indifferenti all'opinione pubblica. Non gliene importava niente. Sembra assurda la descrizione di quello che si leggeva sui giornali all'annuncio del patto, la «Deutsche Allgemeine Zeitung» o la «Pravda» si comportarono allo stesso modo. Fino al giorno prima si erano insultati attaccandosi come bolscevichi e fascisti, il giorno dopo sia a Mosca sia a Berlino il patto viene presentato come «una naturale alleanza». Alcuni giornali tedeschi più sfrontati parlano addirittura di una «lunga tradizionale amicizia» fra i due popoli. Il 22 giugno 1941 si chiude il capitolo del patto. Circa tre milioni di soldati tedeschi partono per l'operazione Barbarossa, l'invasione dell'Unione Sovietica, che coglie Stalin ancora impreparato nonostante le precise informazioni che gli venivano da tutte le parti sull'attacco, compresi il giorno e l'ora. «Non ce lo siamo meritato», dirà Molotov. Per tenere buoni i tedeschi, oltre a fornirgli grandi quantità di materie prime, avevano perfino consegnato dei comunisti tedeschi fuggiti in Russia all'avvento del nazismo. Sull'oscura e controversa vicenda «L'abbraccio mortale» di Read e Fisher getta una luce che, se non la rende meno pazzesca, la fa almeno conoscere meglio. Franco Pierini Antony Read e David Fisher L'abbraccio mortale Hitler e Stalin. 1939-41 Rizzoli, pp. 798, L. 55.000 Molotov ( a sinistra) e Ribbentrop si incontrarono il 23 agosto '39 perfirmare il patto di non aggressione tra V Urss di Stalin e la Germania di Hitler