E LA GANG DEI FRATI RICEVETTE L'ASSOLUZIONE di Marcello Sorgi
E LA GANG DEI FRATI RICEVETTE L'ASSOLUZIONE E LA GANG DEI FRATI RICEVETTE L'ASSOLUZIONE ~|B ROMA |wa I ELLA Sicilia contadiV&bL I na dopoguerra, la I w I storia di una 8an8 di I wk I frati con il mitra sotI Wk\ to il saio sembra soli mal spesa fra romanzo e | BB memorie manzonia- 1 B ne' Fosse so'° un rac" JL Vi conto, sarebbe facile trovare l'eco delle paure di don. Abbondio fra i cappuccini di un convento al centro di un giro di estorsioni, ricatti minacciosi e fatti di sangue. Invece è cronaca degli Anni Cinquanta, con un seguito giudiziario che dura oltre un decennio e divide l'opinione pubblica e la cultura giuridica e politica italiane, «Clericali» contro «anticlericali»; il principe dei penalisti di allora Francesco Carnelutti contro il presidente della Camera (poi Presidente della Repubblica) Giovanni Leone; la coraggiosa vedova di una vittima che accusa e poi viene costretta, sotto pressione, a tirarsi da parte. Tutto, sullo sfondo di un interrogativo: può un religioso assolto dai propri superiori, in nome della giustizia divina, essere processato in terra in nome delle leggi degli uomini? La risposta sarebbe scontata. Eppure, per darla, la giustizia italiana impiega sette anni e cinque diverse fasi processuali, in un tormento di condanne e assoluzioni alternate. Giorgio Frasca Polara, giornalista e autore de «La terribile istoria dèi frati di Mazzarino», edito da Sellerio (pp. 122, lire 10.000), lo ripercorre sul filo di un disincanto tutto siciliano, si direbbe sciasciano, dato lo stile letterario del racconto. Apre il sipario su Mazzarino, un paese contadino dell'interno dell'isola, pieno di antiche stratificazioni nobiliari, segni di dominazioni e decadenze. Poi descrive la vita dei cappuccini, sospesa fra preghiere e meditazioni e obliqua gestione di un giro mafioso di estorsioni. La prima, da fratello a fratello, sorprende un monaco venuto a festeggiare l'anniversario del suo ordinamento. La seconda tocca al ricco farmacista Colajanni, «ateo inveterato». La terza, fatale, al «devotissimo» possidente cavaliere Cannada. Il quale, proprio in forza della sua fede, rifiuta il ricatto, s'affida alla Provvidenza e finisce ammazzato dai complici dei frati. Nel processo che segue si affaccia tutta l'Italia dell'epoca. Il potere notabilare, quel mix impalpabile di grandi giuristi e personaggi a cavallo fra diritto e politica, è schierato sul banco dei difensori dei cappuccini. Il peso della Curia, formalmente estranea e però presente, si fa sentire con una fortissima campagna di opinione e un opusco- I lo stampato in decine di migliaia di copie per dimostrare, già prima della sentenza, l'innocenza dei frati. La Corte d'Assise, presieduta da un nobile cattolico, è sotto pressione e a tratti in evidente imbarazzo. La pubblica accusa, per l'improvviso ritiro della parte civile (la vedova del cavaliere Cannada), perde l'appoggio di quella privata. Come andrà a finire, nello scontro fra tante e diverse gerarchie, è facile immaginarlo. Quel che non ci si aspetta, a sentenza di assoluzione emanatale al contrario il colpo di scena dell'intervento di Leone e l'improvviso (e in qualche modo conseguente) capovolgimento della vicenda. La sentenza definitiva si avrà solo nel 1967. Dei quattro frati coinvolti all'inizio nel processo, solo due, padre Agrippino e padre Venanzio, vengono condannati. Dovrebbero scontare tre anni e mezzo; grazie a un condono escono dopo due. Venanzio se ne va in convento a Siracusa, dove morirà poco tempo dopo. Agrippino rimane a Modica, nel paese dov'era stato in carcere, e poi finisce in una missione in Brasile. A Mazzarino, oggi, sono rimasti tre frati: Deodato, Vitale e Costantino. Dei loro più famosi confratelli non sanno quasi nulla, non li hanno conosciuti, ne hanno solo sentito parlare. Se a Giorgio Frasca Polara non fosse venuta l'idea del libro, tutto sarebbe stato dimenticato. Si dirà: storie d'altri tempi. E' vero. Ma nell'Italia di oggi, in cui monsignor Marcinkus può sfidare con la sua immunità i mandati di cattura ordinari, siamo proprio sicuri che la giustizia terrena, davanti a un prete peccatore, non freni ancora? Marcello Sorgi Negli Anni Cinquanta alcuni frati cappuccini di Mazzarino furono accusali di estorsione
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