PRETE '900

PRETE '900 PRETE '900 nconrocon«compagno»:apucato il diario La cattura del «duce», le misteriose borse e le fucilazioni Appena usciti Paul Faure Alessandro Magno Salerno, pp. 477, L. 42.000 Un personaggio a 360 gradi. Sullo sfondo di amici e nemici, guerre e paci, il confronto tra Occidente e Oriente al culmine della civiltà ellenica. Con molti «primi piani» sull'educazione e sul carattere di Alessandro. Anthony Pagden La caduta dell'uomo naturale Bnaudi. pp. 299, L 36.000 La «scoperta della diversità». Ovvero: che cosa significa per a cultura europea la conoscenza del Continente americano tra Cinque e Seicento; chi (o «che cosa») sono valutati gli abitanti delle nuove terre. Giudizi e pregiudizi sugli indiani dAmerica, dispute accademiche da cui — progressivamente — germoglia a moderna antropologia. Edward P. Thompson Whigs e cacciatori Ponte alle grazie, pp. 319, L. 35.000 Da una legge per punire in modo esemplare i cacciatori di frodo, parte l'indagine dello storico-detective. Quali realtà si ceano dietro al «Black Act» del 1723? E' solo un provvedimento anti-bracconieri? O nasconde una repressione politica e quel culto della proprietà privata che segna l'Inghilterra del 700? Christian Meier Politica e grazia l Mulino, pp.9I.L. 10.000 Oggi questi due termini sembrano del tutto inconciliabili. E un libro che accosti fin dal titolo «politica» e «grazia» ha tutta l'aria di un paradosso. Invece è soltanto un viaggio della Grecia classica, un'età dell'oro, piena di serenità non solo nell'arte e nella vita culturale ma anche nella gestione dello Stato. Luciano Canfora Le vie del classicismo Loterzo, pp.319. L 33.000 «Uso e abuso della storia» si potrebbe anche intitolare questo saggio, radiografia del rapporto tra «contemporaneo» e «antico» dall'Ottocento a questo secondo dopoguerra. Una radiografia che smaschera una cultura accademica che non si è vergognata di mettere la storia al servizio del potere. Bernard Droz e Anthony Rowley Storia del XX secolo Il declino delle potenze europee Sansoni, pp. 286, L. 32.000 Dalle cronache alla storia, dalle polemiche alla sintesi critica. Il ventesimo secolo ha ormai gli anni contati, e non fa più scandalo raccontare i suoi «trascorEdel LazmiglavoSnamItalichirche gici DiariMus16.0partdi Cprimfinolonnpunno Bill»dellCipaesda astancitala sinimnellmiofattvato O specchio: difficile immaginare qualcosa tratsist resso Milano, e distribuisce osì i suoi depositi: un poco a illa Mantero, a Como; gran arte a Musso e poi a Dongo; na piccola parte a Domaso; n'altra al Ponte del Passo; n'altra ancora, più consisten, a Villa di Chiavenna (fronera svizzera)». Valori portati da chi? Da Mussolini in fuga, dal pretto Gatti, da ministri e gerarhi, dagli ufficiali tedeschi...». E dov'è finito tutto questo denaro? Quello di Garbagnate e Villa Mantero non lo so. Il restante scluso quello di Villa di Chiaenna) è stato consegnato alla ede del partito comunista itaano di Como». Il valore totale? Urb«Scdergliora affiun italdi lc'erretttre meE aLimpLazvengnacomlottsosgiudi «origogmachere»un sollonnieri..SUrbcarstola rifreFinalista Premio E Luciano SMatita rossa e bllo stato della italiana nell'espietato ma scherzoso cosu 110 scrittocontemporanBOMPIAPREMIOCAMPIGiorgio L rbano Lazzaro si interrompe. cusi un attimo, vado a prenre la nota». Torna con un foio e comincia a elencare: «C'e il fondo riservato della RSI fidato al prefetto Luigi Gatti: n miliardo di lire in banconote aliane ed estere; più due zaini lingotti e monete d'oro. Poi era un necessaire della Clatta Petacci con gioielli. Inole 35 chili d'oro trovati nel fiue Mera, gettati dai tedeschi... ancora...». L'elenco si snoda, la storia si mpenna in contabilità. Urbano azzaro ripete che c'era un inntario con l'intesa di conseare parte dei valori al partito munista perché «in quella tta era l'unico che ci aveva stenuto». «Ed è la verità» agunge oggi, pur dichiarandosi idee non comuniste, di rientazione cattolica». E' orglioso del suo diario. Affera: «E' la base, un documento e gli storici devono consulta». Adesso che farà? «Preparo n dossier sulla morte di Muslini, il tesoro di Dongo, il connello polacco Carol Urbaec, la morte del capitano Ne..». Sono trascorsi molti anni, ma rbano Lazzaro non può stacrsi dal «compagno Bill». La oria per lui passa sempre sul riva del lago, in un mattino eddo di aprile. Ernesto Gagliano E. S. GERMANO ^ VERCELLESE / uno degli ultimi testimoni di un cupo momento di storia: fu lui ad arrestare Benito Mussolini a Dorigo, in quel pomeriggio piovoso 27 aprile 1945. Ora Urbano aro, 65 anni, vive con la faia a Rio de Janeiro (dove rava come dirigente della m Progetti), ma è tornato in a per un piccolo intervento urgico e per varare un libro è un resoconto di quei tragiorni: «Il compagno Bill rio dell'uomo che catturò solini» (Sei, pp. 175, L. 00). Una sequenza di azioni igiane nella zona del Lago omo, episodi raccontati in ma persona con stile scarno, all'incontro con l'autocoa di tedeschi e fascisti che a verso la Svizzera. UrbaLazzaro era il «compagno , vicecommissario politico a 52a Brigata Garibaldi. accoglie in una villetta di e che si affaccia sulla strassolata. Ha una voce un po' ca, ma la memoria nitida; personaggi, giorni, ore con curezza di chi quegli avveenti li ha rigirati mille volte a mente. Dice: «Questo è il diario integrale: ciò che ho , visto, sentito. L'ho rica dalle mie annotazioni quo¬ tidiane di allora». E si lamenta perché in un altro libro del 1962 («Dongo, ultima, azione», Mondadori), firmato con il «compagno Pedro», ossia Pier Luigi Bellini delle Stelle, il suo materiale è stato manipolato: «Lui ha capovolto certe situazioni facendosi protagonista, si è preso i miei pensieri e le mie decisioni». Adesso queste pagine raccontano la verità del «compagno Bill». Ecco l'autocolonna J ferma presso Dongo, le trattative con i tedeschi che vogliono proseguire, le ispezioni ai veicoli, il grido del partigiano Giuseppe Negri: «Bill, gh'è chi el crapùn!». Lui sale sul camion e scopre un individuo con il cappotto e l'elmetto tedeschi. Lo chiama «Camerata!», poi «Cavalier Benito Mussolini!» e l'altro ha un sussulto. «L'uomo che ha fatto tremare il mondo... è li accosciato ai miei piedi, pallido, quasi senza vita...». Bill gli domanda: «Perché lei si trovava sul camion con i tedeschi?». Risponde: «Non lo so, mi hanno messo lì. Forse mi hanno tradito all'ultima ora». Lo portano in municipio, ha con sé una borsa di cuoio che depone su una cassetta di legno, alla sua destra. Poi arrivano i gerarchi Barracu, Pavolini, Casalinovo, Utimpergher, Paolo Porta e altri. Prenderanno anche Claretta Petacci, «una signora con pelliccia e turbante», e il fratello Marcello che dapprima viene scambiato per Vittorio Mussolini. Il diario non descrive le esecuzioni, ma vi affiora la diffidenza del «compagno. Bill» verso un nuovo arrivato, il colonnello Valerio, «rabbioso e fanatico», che vuole la consegna dei prigionieri per portarli via. Spiega Urbano Lazzaro: «Agivano senza mettermi al corrente dei loro progetti: eppure ero il vicecommissario della 52a. Sono convinto che il comando generale del CVL non ha mai dato ordine al colonnello Valerio di fucilare Mussolini, i gerarchi e la Petacci...». A che cosa attribuisce l'iniziativa di Valerio? «Fu una decisione personale e partitica». Incalza: «Il colonnello Valerio, quello che ho visto io a Dongo, non era il ragionier Walter Audisio, bensì Luigi Longo...». E fu lui a eseguire la fucilazione? «No, per quanto riguarda i giustiziati di Dongo la fece eseguire da un plotone comandato da Riccardo (Alfredo Mordini)». E Mussolini e la Petacci? «La vicenda è andata diversamente da come la si racconta. E' stato in un certo senso un incidente. Stavano trasferendo Mussolini da Bonzanigo ad Azzano per fucilarlo poi a Piazzale Loreto. Ma la Petacci si agita e grida: "Ben, ti vogliono uccide¬ re!. Cè un tafferuglio, partono due colpi, Mussolini resta gravemente ferito. La Petacci si getta su di lui: "Non potete ammazzarci così!". Valerio ordina a Moretti, cioè Pietro, di finirlo. E Moretti spara una raffica con il Mas francese. Anche la Petacci morirà lì, sulla strada, uccisa da un Thompson» Ma lei come fa a essere certo di queste cose? «Non posso rivelarlo per ora...». Che cosa conteneva la borsa che aveva Mussolini al municipio di Dongo? «C'erano quattro cartelle. Documenti che riguardavano il possibile espatrio di Mussolini in Svizzera; lettere e autografi di Hitler; atti del processo di Verona, con interrogatori e domande di grazia (e la scritta del duce: "non ricevute dal destinatario"). Infine rapporti di un agente su atti di pederastia di Umberto di Savoia». E denaro? «C'erano 160 sterline d'oro e un milione e 700 mila lire in assegni». La storia di altre misteriose borse si ingarbuglia, difficile seguirne il filo; una di esse «conteneva il carteggio Mussolini-Churchill, ma è scomparsa». Il tesoro di Dongo è costituito da queste borse? «No. Il cosiddetto tesoro di Dongo è costituito da un fiume di denaro, preziosi e documenti che comincia a Garbagnate, pcVpuuutt«fc• «M(evsli «compagno Bill» a una sua verità sulla fine Mussolini: fu ucciso entre lo trasferivano , a Bonzanigo ad Azzano