Il razzismo «regala» business

Il razzismo «regala» business Preoccupanti segnali in città e in provincia nel ricevere la nuova immigrazione Il razzismo «regala» business Affittacamere e investimenti finanziari Il razzismo sta cambiando. Diventa più sottile, ma non meno incisivo. Gli immigrati non sono più contestati, allontanati, si preferisce trasformarli in un «investimento finanziario». Appartamenti fatiscenti vengono affittati a cifre esorbitanti — camere di circa 12 mq nel centro storico costano 300 mila lire al mese —, lavori che nessun italiano accetterebbe mai vanno invece a ruba. E' anche una guerra dei poveri. Infatti non manca chi, nonostante abbia conosciuto nei decenni passati prima l'emigrazione, poi le difficoltà dell'inserimento in una Torino ricca di promesse, adesso sfrutta il fenomeno, riesce ad arricchirsi. E Fredo Olivero, dell'Ufficio stranieri del Comune, traccia il quadro della situazione. Parla soprattutto di una realtà che si è trasformata con il passare degli anni, delle difficoltà a combattere ogni forma di discriminazione. «Non bisogna oltretutto dimenticare — spiega — che chi arriva qui ha alle spalle un universo fatto esclusivamente da miseria e fame. L'obiettivo comune non è quello di portare via lavoro ai giovani, soltanto quello di poter mangiare. E non si sta parlando soltanto dei nordafricani. Disoccupati e dimessi dagli ex ospedali psichiatrici subiscono spesso un identico trattamento». Ma i problemi non finiscono qui. La maggioranza silenziosa, quella che non ha nulla che ve- dere con lo sfruttamento e i meccanismi di una vera e propria macchina miliardaria, deve affrontare due pericolosi aspetti di una stessa realtà: nordafricani ormai legati allo spaccio della droga e il fenomeno della prostituzione. Le retate e i controlli di polizia e carabinieri nella zona dei Murazzi sono ormai all'ordine del giorno, stessa cosa alla Pellerina. «Tutto però è in mano ad organizzazioni criminali locali, anche questo è un frutto del razzismo», ribatte Olivero. «E' semplicemente manovalanza assoldata a basso prezzo. Non comporta rischi di nessun genere offrendo come contropartita guadagni altissimi. Vengono reclutati i disperati, coloro che non hanno più nulla da perdere. E proprio la prostituzione dà un'idea immediatamente chiara di ciò che sta succedendo non solo qui a Torino, ma anche in tutta Italia». Infatti le donne arrivano quasi sempre da Lagos, in Nigeria. Il loro punto d'arrivo è Napoli o Roma, vanno sempre agli stessi indirizzi, le medesime pensioni, i «contatti» sono uguali. Si fermeranno poco tempo, si sposteranno continuamente da una città all'altra. Pendolari dell'amore a poco prezzo torneranno a casa dopo 6 mesi: i rischi sono troppi e troppo alti per resiste- re di più. «Eppure questa incredibile catena non si riesce a fermare. E' difficile immaginare .che non esistano vere e prorie centrali di reclutamento di queste ragazze. La maggior parte di loro non ha cultura, raramente sa qualche parola di italiano o di inglese. Ottengono il permesso con la motivazione "turismo" senza considerare che devono dimostrare di avere anche una notevole copertura finanziària». Il razzismo però si combatte. Tutti i giorni. E non manca chi si ribella o cerca di ricordare l'insegnamento di quanto accadde negli Anni 60 quando il miraggio di un'occupazione stabile portò al Nord migliaia di immigranti destinati, nella loro ricerca di una casa, a trovarsi di fronte alla scritta «Non si affitta ai meridionali». Un cartello che oggi invece è diventato il titolo di un libro, un racconto scritto da un operaio della Teksid, Santi Maimone. Sono esperienze di vita e fantasie; i sogni di quegli anni, gli stéssi che valgono ancora oggi. «Tutto comunque rimane legato a tre parole chiave», dice Olivero. «Casa, lavoro e salute possono creare una miscela esplosiva, pronta a creare nuove e ben più gravi difficoltà. Il rischio c'è, inutile nasconderlo. Ma non biosgna cadere in giudizi affrettati o in sterili piagnistei. Piuttosto è importante creare le basi culturali perché possa avvenire veramente l'integrazione che tutti a parole vogliono. Il problema non è sicuramente più legato soltanto alle grandi metropoli, riguarda ormai anche la provincia, i piccoli centri delle cintura. Gli ultimi episodi di cronaca lo confermano». / Non ci sono comunque soltanto dati negativi. Sono, infatti, sempre di più gli immigrati extraeuropei che riescono a trovare un lavoro dipendente stabile con una piccola, ma sensibile riduzione, di quelli che si dedicano alla vendita di cianfrusaglie e accendini. Paolo Negro Povere stanze e cortili fatiscenti del centro storico per gli immigrati nordafricani

Persone citate: Fredo Olivero, Maimone, Olivero, Paolo Negro

Luoghi citati: Italia, Lagos, Napoli, Nigeria, Roma, Torino