Oltre i limiti di M. M.

Oltre i limiti Come è la situazione in Piemonte Oltre i limiti Partanogli addetti TORINO. E' vero che ora il Piemonte sta per annegare nei propri rifiuti? L'abbiamo chiesto ai rappresentanti delle maggiori ditte di trattamento, ai tecnici e anche a quelle che i rifiuti li producono, e la risposta è stata sempre affermativa. Più delle risposte, ampiamente prevedibili, risultano interessanti le valutazioni degli industriali, che sembrano decisi a risolvere il problema anche mettendo in disparte il mondo politico e trattando direttamente con l'opinione pubblica. Alla Servizi Industriali, là massima ditta italiana del settore, questo primo semestre dell'89 ha fatto segnare una caduta dell'attività lavorativa pari al 22 per cento. All'origine della flessione, prima il controverso smaltimento dei fusti Zanoobia, poi la famigerata nuvola. Solo da poche settimane l'impianto ha ripreso a girare a pieno ritmo. «Già di per sé questo non è un periodo felice — spiega Stefania De Pandis, che dirige il laboratorio dell'azienda — perché i produttori non programmano bene le consegne. In generale, lo fanno quando gli stoccaggi sono zeppi, o prima di chiudere per ferie, come ora. Inoltre il materiale che prima prendeva strane destinazioni ora finisce qui». 4 Chi ci rimette, di questi tempi, sono i piccoli produttori che possono vedersi respinte le proprie partite di reflui ammoniacali e rischiano la saturazione e la chiusura a termini di legge. Franco Pavone, funzionario del laboratorio di Sanità Pubblica di Grugliasco, conosce molto bene la situazione, anche perché la sua struttura è ancora l'unica pienamente operativa in provincia di Torino. «Non dimentichiamo — dice — che molte sedicenti eco-industrie, giusto un nome e un camion, hanno chiuso alla prima verifica, abbandonando migliaia di bidoni stoccati. Comunque, le grandi aziende produttrici in genere si attrezzano da sole al trattamento». Così la Fiat, ad esempio, che possiede una struttura complessa oltre la Stura. Pietro Pomodoro, «direttore del settore Ambiente alla Fiat Engineering, non nutre molta fiducia negli interventi statali, e nemmeno nei grandi impianti di' trattamento regionale, le famose piattaforme consortili: «L'industria deve essere messa in grado di trattarsi da sé i propri rifiuti, magari con dei finanziamenti ad hoc». Un po' come sta succedendo negli Usa, dove Bush ha varato un piano ambizioso per aiutare l'ecologia del rifiuto a diventare un business. Manlio Pacitti, direttore dell'Ecolinea di Leinì, non vede prossima una soluzione: «Centocinquanta nuovi impianti entro tre anni? Non so come il governo possa pensare di calarli nelle realtà locali: non ce l'ha fatto quando si trattava di uno solo». Wander Tumiatti, proprietario della Sea Marconi, che si occupa anche di decontaminazioni industrali, non usa mezze misure. Fu proprio lui a far nascere lo scandalo delle crociere dei rifiuti, indagando su un'azienda che si era offerta di smaltire in un proprio impianto nigeriano, peraltro inesistente come poi si appurò, i rifiuti tossici raccolti dalla Sea. «Il limite critico? Lo abbiamo superato da qualche anno, adesso i rifiuti li respiriamo, li mangiamo, ce li beviamo tutti i giorni, e il governo lo sa!». [m. m.]

Persone citate: Bush, Franco Pavone, Manlio Pacitti, Marconi, Pietro Pomodoro, Stefania De Pandis, Tumiatti, Wander

Luoghi citati: Grugliasco, Piemonte, Torino, Usa