«Sono felice con mio papà»

«Sono felice con mio papà» Gerì e la figlia a passeggio, mano nella mano, protetti dai parenti «Sono felice con mio papà» La madre: «Soraya, devi dire il vero» SAVONA. «Chalet» di «Cà di Bega» a Mioglia, sulle alture di Savona. E' qui che Ettore Gerì ha passato la sua prima notte in libertà dopo un anno e mezzo di carcere ed è ritornato a dormire «mano nella mano», con Soraya, la figlia che ha avuto da Gigliola Guerinoni, l'ex convivente condannata per l'omicidio di Cesare Brin. La porta della villetta, di proprietà di Egidio Sabatini e Graziella Cadenasso, parenti di Gigliola Guerinoni (Soraya vi ha vissuto da quando i genitori sono finiti in carcere), dopo il ritorno di Ettore Gerì, rimane sbarrata. Ettore Gerì e Soraya hanno raggiunto «Cà di Bega» alle 17 di sabato. Dal carcere di Marassi (Genova) ad Albissola Capo hanno viaggiato insieme ài difensori dell'uomo. Racconta l'avvocato Emi Roseo, 27 anni alla sua prima esperienza in corte di assise: «Il più loquace, è stato Ettore Gerì. Finito l'incubo di molti anni di carcere e di una lunga separazione dalla figlia, non ha cessato un momento di parlare con Soraya. Lei, invece, è rimasta con il capo sulla spalla del padre per tutto il viaggio». Ad Albisola, padre e figlia sono saliti sull'auto di Graziella Cadenasso e hanno raggiunto Mioglia. Erano passate da poco le 17. Poi, la porta dello «chalet» si è rinchiusa alle spalle di Soraya «piena di gioia per papà e di sof- ferenza per la mamma condannata ingiustamente e che sarà assolta in appello». Padre e figlia rimarranno a Mioglia per poco. Ettore Geri ha già deciso che si trasferiranno in Riviera: forse a Pietra Ligure. Ieri mattina ha fatto una breve passeggiata con Soraya, protetti dallo sguardo vigile di Graziella Cadenasso, pronta a segnare presenze estranee. Con i difensori, Geri ha parlato del processo di appello. Già, l'appello: un nuovo incubo per Ettore Geri (il p.m. Russo ha già presentato ricorso) e una speranza per Gigliola Guerinoni che dal carcere di Imperia ha lanciato un messaggio: «Soraya, ora, dovrà dire tutta la verità». Quale «verità» se la gallerista ha sempre sostenuto che la notte del delitto Soraya non entrò nella sua abitazione di via I Portici 18, a Cairo Montenotte, dove venne assassinato Cesare Brin? La «verità» detta al giudice Maurizio Picozzi durante l'istruttoria (accusava i genitori dell'assassinio di Cesare Brin) ed espulsa dal pro¬ cesso da un'ordinanza della corte, o un'altra «verità» di cui la ragazza è stata testimone o ha appreso dai genitori? La sentenza di condanna della gallerista ha escluso anche l'aggravante di «avere soppresso la vittima nel sonno». E' presumibile quindi che la corte abbia ritenuto, in netto contrasto con l'ordinanza del giudice istruttore Maurizio Picozzi, che Gigliola Guerinoni abbia assassinato il suo amante dopo un alterco per ragioni sentimentali e economiche. Ma come spiegare, allora, il silenzio che ha preceduto il gemito della vittima, sentito da tre testimoni prima dei colpi sordi e della voce maschile che urlava: «Ti ammazzo, ti ammazzo»?. Non sono i soli interrogativi la cui risposta è attesa dalla motivazione della sentenza definita «sconcertante» dalla maggior parte dei difensori e anche dall'accusa. L'unico a non pronunciare giudizi è il giudice Picozzi il cui teorema accusatorio è stato accettato soltanto in parte sia per Giglio¬ la Guerinoni che per gli altri imputati minori. Fra le carte processuali si trovano due pagine, a firma del sostituto procuratore Tiziana Parenti, indirizzate al giudice istruttore in cui si legge: «Non si ritiene doversi procedere contro Soraya Geri perché, quando ha portato il martello nella camera da letto, Cesare Brin era già morto». Facile dedurre che era stata chiesta anche l'incrimazione di Soraya. La ragazza non era «imputabile» perché non aveva ancora 14 anni ma, se la risposta del giudice Parenti fosse stata positiva avrebbe dovuto intervenire la procura dei minori. Una posizione difficile che potrebbe spiegare la confessione, in corte di assise, di Ettore Geri: «Quando sono salito in camera da letto, ho trovato Cesare Brin ai piedi di Gigliola. Era già morto. Ne sono certo: il cadavere era freddo». Poi ha aggiunto: «Scusami Gigliola lo devo fare per Soraya». Bruno Balbo Gigliola Guerinoni Ettore Gerì davanti al carcere con la figlia Soraya

Luoghi citati: Albissola Capo, Cairo Montenotte, Genova, Imperia, Mioglia, Pietra Ligure, Savona